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giovedì 15 novembre 2018
San tomio e Vallugana: rabbia per i disagi causati dai cantieri della Spv
giovedì 8 novembre 2018
M5S e Lega, governo alla corda sui crac delle ex popolari
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mercoledì 31 ottobre 2018
M5S addio: l'intervento di Ivaldo Vernelli
Ivaldo Vernelli
Da oltre 17 mesi non è più stata convocata una assemblea pubblica di confronto tra gli attivisti, i consiglieri comunali e regionali e i parlamentari del M5s del Veneto.
Nel frattempo il M5s ha conosciuto scossoni e stravolgimenti, sconcertanti cambi di linea. Per quanto il consenso sia ampio e fiducioso, cresce la disillusione degli attivisti e appare sempre più fragile la capillare rete di diffusione nei territori.
L’organizzazione su scala locale intermedia è stata consapevolmente contrastata per evitare la formazione di strutture stabili di minoranza interna. Il dissenso è stato stroncato sul nascere. Il controllo dei vertici è ferreo e avviene con poche semplici regole: l’azione del MoVimento su scala comunale è lasciata svilupparsi in piena libertà finché resta irrilevante e non si frappone all’azione coordinata di pochissime persone ai vertici dei gruppi parlamentari e dei consigli regionali; i referenti apicali sono scelti per cooptazione da un gruppo ristretto di persone che fa riferimento alla Casaleggio srl e alla rete dei responsabili per la comunicazione; la linea politica è fissata dall’alto e trasmessa secondo una rigida sequenza di comando; non possono avere alcun ruolo persone esperte e capaci anche solo potenzialmente in grado di frammentare la catena autoreferenziale. Il M5S è quindi una macchina per mantenere viva al massimo grado la pressione di propaganda e per spegnere il libero confronto dialettico: la meritocrazia è misurata sulla lealtà acefala ed è attivamente scoraggiata la selezione delle competenze.
In un momento che possiamo ben percepire come di svolta epocale, oggi sentiamo la necessità di convocare in Veneto una assemblea regionale del MoVimento - aperta a tutti i cittadini - per reagire e contrastare l’orribile mutazione che abbiamo subìto dopo la vittoria nel referendum del 4 dicembre 2016 e dopo il crollo del progetto autoritario sotteso. Abbiamo avuto a portata di mano l’occasione di poter attuare il rinnovamento delle istituzioni, di portare a compimento le battaglie dei comitati per la tutela dei beni comuni, di sconfiggere le lobbies delle infiltrazioni corruttive, la vittoria dei valori di equità, solidarietà e civiltà, la democrazia partecipativa. Le 5 stelle in cui abbiamo creduto (acqua pubblica, rispetto dell’ambiente, reti di comunicazione libere, crescita economica equa e durevole, flussi di energia sostenibili) oggi ci appaiono essere relegati in secondo piano rispetto ad una rischiosa compromissione con un alleato politico che insegue ben altre priorità.
Per gli attivisti del M5s che hanno convocato l’assemblea pubblica di oggi, 28 ottobre 2018, il contratto con la Lega è un errore tragico che porterà alla disgregazione del MoVimento e dell’enorme patrimonio di consenso che abbiamo conquistato in anni di battaglie generose all’opposizione. Peggio ancora, il contratto e i cedimenti cui assistiamo in questi primi mesi di azione del governo, faciliteranno lo slittamento di tanta parte del nostro consenso proprio verso la Lega. Grazie a noi tra breve la Lega sarà la forza maggioritaria nelle Regioni dell’Italia centrale e prenderà il posto del Pd nel sottogoverno locale, così come ha già preso il posto della DC nelle Regioni del Nord. Poco più in là nei mesi, entro il 2019, il nostro cedimento nelle Regioni del Sud dove ora la Lega è inesistente e comprensibilmente osteggiata aprirà delle praterie alla capacità di propaganda di un partito che sa come far lievitare l’inserzione capillare nei territori e nella organizzazione delle forme di comando distribuite. La Lega ha dimostrato nelle Regioni del Nord di essere capace di esercitare una potente egemonia e di assorbire mimeticamente il controllo dei giunti di articolazione dei plessi economico-sociali. Anche rispetto alla nuova frontiera europea che le alleanze internazionali di Salvini hanno aperto siamo miseramente impreparati.
La sfida che vogliamo aprire con l’assemblea autoconvocata risponde alla necessità impellente di cambiare le nostre modalità di azione, riprendere in modo credibile le nostre parole d’ordine e su queste dettare l’agenda politica, contrapporci al modello di società schierata, autoritaria e identitaria, propugnata dalla nuova destra.
Per riuscire in questo intento bisogna:
- staccare al più presto la spina al Governo
- sovvertire i vertici del M5s
- dissolvere l’asfissia del controllo propagandistico dell’apparato di comunicazione creato dalla Casaleggio srl e abbandonare questa società privata al proprio destino aziendale e svincolare le libere decisioni politiche del MoVimento
- smontare il dispositivo plebiscitario mistificato con il voto sulla piattaforma Rousseau che può solo sgorgare come atto fideistico di assenso.
Che cosa ha stravolto e corroso le aspirazioni di tanti di noi che avevano scelto con orgoglio l’adesione del M5s e ora se ne sentono profondamente respinti, con rammarico e asprezza?
Per comprenderlo basta mettere in fila i fatti e raccogliere una banale cronologia dell’ultimo anno.
Ecco di seguito un primo inquadramento, che approfondiremo con l’assemblea e le descisioni che assumeremo in conseguenza.
1. Luigi Di Maio è stato incoronato “capo politico” il 23 settembre 2017, sbaragliando nelle primarie online concorrenti pressoché sconosciuti e rimpiazzando Beppe Grillo nel ruolo cardine di punto di riferimento collettivo;
2. il M5s del Veneto e della Lombardia – con poche e rare eccezioni– ha entusiasticamente sostenuto il plebiscito di Zaia del 22 ottobre 2017 per l’autonomia differenziata del Veneto e ha appoggiato senza remore il referendum di Maroni;
3. il 30 dicembre 2017 dal “Blog delle Stelle” ci viene annunciato un nuovo Statuto, un nuovo Codice Etico, nuove regole per le candidature alle elezioni; perfino i parlamentari uscenti sono presi alla sprovvista; si scoprirà poi che lo Statuto è stato ideato da Davide Casaleggio e dallo Studio Lanzalone per scongiurare gli esiti negativi delle numerose cause avviate da militanti espulsi dal MoVimento. Nasce un nuovo M5S; Luca Lanzalone dal gennaio 2017 era consulente della Giunta Raggi per sbrogliare la controversa vicenda dello Stadio della Roma e dal 27 aprile 2017 era presidente di Acea, la municipalizzata che gestisce la rete idrica di Roma – si dimetterà il 14 giugno 2018 nel contesto delle indagini per corruzione;
4. il 16 e 17 gennaio 2018 si tengono le “parlamentarie” del M5s; vi prendono parte 39.991 iscritti; in tutta Italia sono centinaia gli attivisti che lamentano di essere stati esclusi senza motivazione; la piattaforma Rousseau si rivela del tutto inadeguata; i risultati sono resi pubblici in dettaglio il 3 febbraio 2018; si scoprirà presto che i candidati sono stati attentamente selezionati per assicurare una quasi assoluta conformità con la leadership del capo politico.
5. Il 13 febbraio 2018 l’europarlamentare David Borrelli esce a sorpresa dal M55s ed entra nel Gruppo misto; è uno dei tre soci dell’Associazione Rousseau: il 4 gennaio 2018 in una intervista al “Foglio” aveva dichiarato « Meno ne so e meglio è ». Molta reticenza da parte di tutti, incredibilmente nessuno gli chiede spiegazioni.
6. Le elezioni del 4 marzo 2018 assegnano al M5s il 32,68% dei voti alla Camera e il 32,22% dei voti al Senato. È il tracollo meritato del PD, ma nessuna coalizione dispone della maggioranza degli eletti. Seguiranno oltre due mesi di trattative per riuscire a trovare una composizione. Il M5s prima corteggia la Lega, poi rompe sul rifiuto di lasciare uno spazio a Forza Italia e si aspetta la resa incondizionata di Renzi, poi torna di nuovo verso la Lega. Appare evidente a tutti il desidero spasmodico di occupare il Governo, con chiunque voglia starci, tradendo il principio costitutivo del rigetto di ogni alleanza. Il capo politico e la Caseggio srl non possono lasciarsi sfuggire questa rara, ultima opportunità di lasciarsi alle spalle anni di opposizione.
7. Nel collegio plurinominale di Padova è rieletta la parlamentare uscente Silvia Benedetti; coinvolta nella contestazione del 13 febbraio 2018 rivolta ai parlamentari non in regola con il resoconto delle restituzioni, per Di Maio non fa più parte del MoVimento; aderisce al Gruppo Misto in attesa di un pronunciamento formale di espulsione. Nessuno riapre il dibattito in Veneto sulle mancate rendicontazioni dei consiglieri regionali.
8. Il voto nelle elezioni amministrative del 29 aprile 2018 non è confortante per il M5s; anche il 10 giugno 2018 la delusione è palese. A Siena e a Vicenza il M5s ha negato l’utilizzo del simbolo alle liste locali, favorendo il successo della Lega, forse intenzionalmente.
9. il 18 maggio 2018 l’improvvido e contraddittorio contratto con la Lega è ratificato dal 94% di 44.796 votanti sulla piattaforma Rousseau. Non è stato nemmeno immaginato di esporre sensatamente ragioni di contrarietà o ipotesi alternative.
10. A seguito del veto sul nome di Paolo Savona, il 27 maggio 2018 Giuseppe Conte rinuncia al mandato; Di Battista e Di Maio chiamano alla mobilitazione delle piazze davanti alle Prefetture per giungere all’ “impeachment” del Presidente della Repubblica; lo stesso Grillo si accorge che gli italiani non vogliono saperne di gesti insurrezionali e invita alla moderazione; il 31 maggio Conte è nuovamente incaricato e si presenta al giuramento come Presidente del Consiglio: il 1° giugno nasce il governo Salvini-Di Maio.
11. i primi atti del Governo Conte rivelano la forte capacità di attrazione dei temi cari a Salvini (flat tax, condono fiscale, ostilità verso l’euro e le istituzioni europee, immigrazione, sicurezza e propaganda identitaria, legittima difesa, naja obbligatoria): il suo consenso cresce vertiginosamente nei sondaggi. Il M5s che all’inizio sembra incassare la partita sulla riduzione dei vitalizi, si impantana, resta in grande difficoltà sui principali dossier della campagna elettorale e retrocede fino al voltafaccia (Ilva di Taranto, Tap, Tav, Pedemontana); il crollo del ponte di Genova rivela le ingenuità e l’impreparazione del ministro Toninelli; Laura Castelli, sottosegretario senza deleghe al Ministero dell’Economia, è in evidente frizione con il ministro Tria. Con il Decreto Dignità il ministro del lavoro Di Maio cerca di correggere maldestramente gli effetti negativi del Jobs Act, attacca senza rispetto istituzionale i tecnici dei Ministeri e il presidente dell’Inps Boeri, fatica a difendere il Reddito di Cittadinanza dalla sprezzante insofferenza proclamata incessantemente da Lega e Confindustria, propone una prudente e dubbia riforma del sistema pensionistico. Il 27 settembre annuncia dal balcone di Palazzo Chigi di aver imposto l’aumento del deficit per il 2019 al 2,4% del PIL e di aver otenuto le risorse con cui sarà “abolita la povertà”. Di Maio annuncia in televisione che una “manina” ha manipolato il decreto fiscale allargando l’ampiezza del condono; minaccia il ricorso alla Procura ma poi – di fronte alla reazione spazientita di Salvini – si adagia sulla comoda giustificazione del banale malinteso. Intanto fanno discutere la soluzione prospettata per l’ulteriore salvataggio di Alitalia e l’ipotesi di sanatoria degli abusi edilizi di Ischia infilata nella bozza del “decreto emergenze”. Scomparsa la riforma dei tempi di prescrizione; poche idee confuse contro la corruzione; nessuna idea per rendere più efficace ed equa l’azione della magistratura.
12. il 5 settembre 2018 l’hacker “@r0gue_0” si infiltra nuovamente nei server della Casaleggio srl; con il precedente attacco del 2 agosto 2017 aveva messo in evidenza il rischio di affidare la democrazia diretta a infrastrutture tecnologiche inadeguate (e private); il 21 dicembre 2017 il Garante per la privacy con il provvedimento n. 548 era intervenuto per prescrivere l’adozione di misure di sicurezza a tutela degli utenti della piattaforma Rousseau; il Garante tiene la Casaleggio srl sotto osservazione e si pronuncia ancora il 16 maggio 2018 (provvedimento n. 289) e il 4 ottobre 2018 (provvedimento n. 461);
13. il 6 settembre Jacopo Berti viene eletto nel Collegio dei Probi Viri con 5.522 voti su 15.448. Jacopo Berti domina – per scelta di Casaleggio – il debolissimo gruppo consiliare regionale del M5s del Veneto. Berti appare in evidente difficoltà di fronte allo straripante governatore Zaia e non sa se trattarlo da avversario o da alleato: sull’autonomia si è reso conto di aver dovuto lasciare tutta la strategia propagandistica alla Lega; non tiene più il fronte sulla Pedemontana; non riesce a frenare la ristrutturazione del comparto sanitario a vantaggio dei centri privati e dei super dirigenti allineati con Zaia; il M5s appare irrilevante per la tutela dell’ambiente, la bonifica della contaminazione da Pfas, il risarcimento dei risparmiatori truffati dai fallimenti delle Banche popolari. Il sistema industriale e finanziario è saldamente sotto il controllo del Governatore, che usa sapientemente le leve di investimento per turismo, trasporti e agricoltura, a scapito dell’ambiente. Il mondo universitario si effonde in omaggi e riconoscimenti, la formazione professionale è sotto tutela, come le associazioni sportive e la lobby della caccia. Grande entusiasmo del M5s per le Olimpiadi a Cortina.
14. il 22 settembre Rocco Casalino – grazie alla sapiente regia della trattativa tra Di Maio e Salvini e al ferreo controllo sul gruppo parlamentare è passato senza ostacoli dalla Casaleggio srl al ruolo di portavoce del Presidente del Consiglio (stipendio 169mila euro lordi annui), – attacca e minaccia i tecnici del Mef: «Tutto il 2019 sarà dedicato a far fuori quei pezzi di merda». Il M5s lo difende e reagisce all’indignazione generale e al procedimento istruito dal Consiglio di disciplina dei Giornalisti della Lombardia preannunciando un provvedimento di legge per l’abolizione dell’Ordine dei Giornalisti.
15. il 21 ottobre 2018 durante la prima kermesse governativa di “Italia 5 Stelle” Beppe Grillo cerca di riaccendere lo spirito contestatario del MoVimento con una infelice e spropositata invettiva contro il compassato Mattarella: «Il capo dello Stato ha troppi poteri»! E non si accorge del messaggio totalitario che manda, ben appostato al fianco di un Ministro dell’Interno che attacca i giudici, le Ong, i sindaci non subalterni, i movimenti di progressisti, i difensori dei diritti civili, delle diversità, della solidarietà e della tolleranza. Perfino il premier Conte si è affrettato a mitigarne i toni… Alessandro Di Battista, intanto, si dimostra impaziente di tornare in Italia, in tempo per tentare di ridare slancio alla campagna elettorale per le prossime elezioni europee.
16. Lo spread sui titoli di stato italiani è ben oltre la soglia dei 300 punti base; il 21 ottobre 2018 Moody’s ha declassato il rating dell’Italia quasi al livello spazzatura (BAA3), peggio di Colombia e Bulgaria; il 23 ottobre la Commissione UE ha bocciato la manovra economica dell’Italia, dopo che già il 9 ottobre Banca d’Italia e l’Ufficio Parlamentare del Bilancio avevano smentito la credibilità delle stime di crescita del PIL per il 2019 e respinto la validazione del quadro macroeconomico programmatico nella Nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza. Da almeno tre mesi i grandi capitali si stanno spostando vorticosamente sulle banche estere.
Chi all’interno del M5s vuole discutere e riflettere su queste vicende è un dissidente ed è apertamente minacciato di espulsione. Se non ci sarà vero e aperto confronto, il percorso da intraprendere è segnato.
TESTO INTEGRALE TRATTO DALLA PAGINA FACEBOOK DELL'ATTIVISTA DEL M5S IVALDO VERNELLI PUBBLICATO IL 28 OTTOBRE 2018. LEGGI IL TESTO IN FORMATO PDF.
sabato 20 ottobre 2018
Bretella Del Din, il conto va agli americani
da Il Giornale di Vicenza del 20 ottobre 2018; pagina 15
domenica 14 ottobre 2018
Le contraddizione del M5S in tema di ambiente
sabato 13 ottobre 2018
Check up Pedemontana, Covepa Vs Toninelli: vi siete rimangiati la parola
Chiaramente saranno i mesi a venire a dire una parola definitiva in merito mentre nel frattempo si moltiplicano le incognite sul futuro dell'opera in quanto tale. Da giorni per esempio da ambienti vicini al mondo delle maestranze che operano sui cantieri, specie quello della galleria di Malo, filtrano una serie di indiscrezioni relative ad un utilizzo poco ortodosso di alcuni materiali da costruzione a partire dal calcestruzzo. Si parla di per l'appunto di calcestruzzo non affine a quello previsto dal capitolato. Per questo ambito però dovrebbe esprimersi la direzione dei lavori. L'opera infatti è realizzata col meccanismo del project financing e la direzione dei lavori non è solo una emanazione del concessionario, quindi della parte privata, ma in ragione degli obblighi conferiti dalla legge al concessionario medesimo, il direttore dei lavori ricopre per certi aspetti pure la veste di pubblico di ufficiale.
venerdì 5 ottobre 2018
Sit Aim e Lese, un caso a Tre
LEGGI IL SERVIZIO DI VICENZATODAY.IT IN FORMATO PDF
sabato 1 settembre 2018
Caso Pfas, la Regione doveva intervenire già dal 2005
LEGGI L'INCHIESTA DI MARCO MILIONI
giovedì 30 agosto 2018
Il Caso Bachri si ingarbuglia ancora
mercoledì 29 agosto 2018
Crollo di Genova, le ipotesi della contro-informazione in lingua tedesca
martedì 28 agosto 2018
Autostrade, Il Fatto infilza Zaia
LEGGI GLI APPROFONDIMENTI DE L FATTO
lunedì 30 luglio 2018
Omicidio-suicidio: a Trissino «manca una riflessione collettiva»
LEGGI L'ANALISI DI MARCO MILIONI
GUARDA L'INTERVISTA AL SINDACO DAVIDE FACCIO
GUARDA L'INTERVISTA A MASSIMO FOLLESA
GUARDA L'INTERVISTA RACCOLTA IN PAESE
lunedì 23 luglio 2018
Caso Pfas, Il Noe alla Miteni
(m.m.) Stamani i Carabinieri del Noe di Treviso, (forse accompagnati da una squadra di Arpa, ma la circostanza è da confermare), hanno varcato i cancelli della Miteni di Trissino, da mesi al centro di uno scandalo ambientale di portata nazionale. I militari sono usciti dallo stabilimento alle 11,25 a bordo di due autovetture: la prima con le insegne del corpo e la seconda un'auto bianca con livrea civile. Al momento rimangono da capire i motivi della visita anche perché i militari all'uscita dei cancelli hanno tirato dritto per la loro strada. I carabinieri ambientali del Noe trevigiano per conto della magistratura berica da tempo stanno investigando sulla contaminazione da derivati del fluoro che ha colpito il Veneto centrale e che secondo Arpav è da addebitare proprio a Miteni, la quale peraltro è al centro anche di accertamenti amministrativi.
lunedì 16 luglio 2018
Spv, i comitati scrivono ai ministri
Il testo integrale è stato reso noto oggi da Osvaldo Piccolotto, uno dei volti storici della contestazione alla superstrada che dovrà unire Spresiano nel Trevigiano a Montecchio Maggiore nel Vicentino. Anche se per vero lo stesso testo in gran parte era già stato ampiamente illustrato durante un briefing tra le associazioni e coordinamenti organizzato il 14 luglio a Treviso nella sede locale di Italia Nostra.
Il testo, estremamente critico nei confronti della convenzione che regola i rapporti tra il concessionario dell'opera, ovvero la italo-spagnola Sis e il concedente, ovvero la Regione Veneto, si spinge a chiedere, tra le altre, di verificare «le autorizzazioni e gli adempimenti previsti dalla normativa vigente, anche in sede europea» nonché la corretta «realizzazione dell'opera e i previsti monitoraggi ambientali».
mercoledì 4 luglio 2018
L'eccesso di turismo su Venezia ed altre città del mondo: il documentario
GUARDA L'INTERO VIDEO
LEGGI LA SCHEDA MULTIMEDIALE
martedì 3 luglio 2018
Sul GdV: L'alleanza di governo tra Lega e Cinque Stelle in Veneto diventa un duello: e il Pd chiede più chiarezza
venerdì 29 giugno 2018
Liason dangereuse in saor
Marco Milioni
lunedì 25 giugno 2018
Miteni: «Pfas, oltre mille tonnellate utilizzate nel Veneto negli ultimi dieci anni»
sabato 26 maggio 2018
Gli ex M5S vincono il ricorso sul simbolo
«Gli ex M5S vincono il ricorso sul simbolo». E poi: «Pronti a riunirci». È questo il titolo scelto dal Corriere della sera di oggi 26 maggio che in pagina 6 pubblica un approfondimento di Roberto Russo. «I giudici della XI sezione del tribunale civile di Genova», cosí si legge nel servizio, in attesa di un pronunciamento nel merito hanno sancito che «tutti i vecchi iscritti hanno il diritto all'utilizzo del nome e del vessillo originario». Ora al di lá della notizia nuda e cruda bisogna peró capire, tra le tante, se questa novitá avrá ripercussioni concrete sulle querelle relative all'utilizzo del simbolo del M5S che hanno caratterizzato l'ultimo sprazzo delle recenti amministrative in Italia e specie nel Veneto. C'è però un'altra partita di cui non si può tenere conto. Secondo i boatos romani il M5S potrebbe presto finire al governo con la Lega. Cosa che smentirebbe la sua parabola di partito anti-sistema. Già la crina seguita in molte amministrazioni locali, per non parlare l'abiura di importanti battaglie a livello nazionale, sono il segnale che il M5S da tempo ha operato un voltafaccia rispetto alla sua visione circa la necessità di un cambiamento radicale della società italiana e dei rapporti internazionali del Paese, vedi Nato per esempio. I continui viaggi dei sodali dei vari Luigi Di Maio e simili dalle parti dell'Eni, delle parti dell'ambasciata israeliana a Roma e dalle parti dell'ambasciata Usa a Roma la dicono lunga. La dicono lunga su un movimento che nei suoi vertici, in amplissima parte di questi, ha deciso di sfruttare il malcontento di un Paese semplicemente per ambire a quelle cadreghe cui per incacità e mancanza di mezzi non sarebbero mai arrivati se non ci fosse stata questa finestra storica. Ma tant'è il sistema ha bisogno anche degli anti-sistema per connotarsi e darsi una cifra. Domani il M5S governerà col Carroccio. Dopodomani, magari dopo una crisi balneare governerà col Pd. E chi non ci assicura che dopo un periodo di trambusto col M5S che si indebolisce perché si disuniscono le sue anime (una base genuina ma grezza, spesso ignorante; un gruppo di arrampicatori sociali disponibili ad assecondare chiunque e la qualunque pur di arrivare ad uno stipendio; un gruppo di pre-infiltrati dalle lobby manovrati per presidiare alcune posizioni chiave) arriverà un nuovo governone tecnico in salsa simil Monti, capitanato da un Carlo Cottarelli di turno o da un Mario Draghi di turno? «Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi» diceva il principe di Salinas a suo nipote ne Il Gattopardo. Col M5S sulla soglia di palazzo Chigi, la storia si ripeterà.
venerdì 25 maggio 2018
Alilaguna, le liason di Brugnaro e i fratelli Zuin
lunedì 21 maggio 2018
Infrastrutture, le indiscrezioni e la pista veneta
L'ultimo nome che circola è quello di Massimo Malvestio, noto avvocato trevigiano, conosciuto per essere uno degli spin doctor di Zaia, nel suo caso il suo nome sarebbe stato proposto senza che il diretto interessato ne fosse immediatamente messo a conoscenza. Le voci sarebbero già circolate nella base del M5S che non avrebbe gradito i tre nomi perché considerati troppo vicini all'establishment veneto delle infrastrutture. Nella Regione che fu della Serenissima si giocano alcune partite più delicate nel novero delle grandi opere. Basti pensare alla conclusione del Mose, alla bonifica di Marghera, ai canali per le grandi navi e ancora la Pedemontana Veneta, la Valdastico Nord e la Orte Mestre per non parlare della Tav Brescia, Verona Vicenza, Padova. Si tratta di progetti osteggiati dal M5S e che invece la Lega, in una col centrodestra ha sempre caldeggiato. Come è stato più volte spiegato sulla stampa nazionale (dal Fatto e dal Corsera in primis) proprio nel Veneto, in tema di infrastrutture si giocherà una partita cruciale per il Paese, nell'ambito della quale sarà importante capire quanto le lobby che operano alle spalle del comparto infrastrutturale saranno in grado di far sentire il proprio peso sul nascituro governo. Frattanto sul versante della Pedemontana veneta c'è un fronte che rimane aperto. Nel dicembre dello scorso anno Vvox.it pubblicò un approfondimento nel quale si illuminavano alcuni aspetti del finanziamento con cui i privati (una cordata capitanata da Jp Morgan) accordano al concessionario, l'italo-spagnola Sis, un maxi bond in forza del quale lo stesso concessionario conta di completare l'opera affidatale dal concedente pubblico, ovvero la Regione. La questione delicata delineata in quel servizio assumeva una duplice veste. Da una parte c'era il concessionario, che in un report inviato alla borsa irlandese, ovvero agli investitori, spiegava che l'operazione Spv era piena di rischi. Dall'altra lo stesso concessionario precisava però che il rischio d'impresa de facto è scaricato sulla Regione Veneto.
Ora se si pensa a Jp Morgan viene in mente il suo campione italiano ovvero Vittorio Grilli. Il quale oltre a ricoprire un ruolo di primaria importanza nella banca d'affari made in Usa vanta una certa vicinanza con Ilaria Bramezza. Quest'ultima, già enfant prodige alla corte dell'ex ministro Paolo Costa, sarà un caso, è divenuta segretario generale alla programmazione di quella Regione Veneto che poi di riffa o di raffa finisce per fare da mallevadore a quella Sis che a Jp Morgan & Co ha chiesto un finanziamento da paura. Fino ad oggi però questo scenario non ha sollevato chissà quali dubbi nella politica veneta.
domenica 20 maggio 2018
Affaire Montante, le liason con la galassia BpVi
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sabato 28 aprile 2018
Mamme No Pfas: limiti zero nelle reti idriche italiane
Chiara Panarotto
Michela Piccoli
venerdì 27 aprile 2018
Pfas, Fazio: diatriba sui limiti? Cortina fumogena
mercoledì 25 aprile 2018
I coniglieri comunali
Portello, alcol e tuffi serali nel Piovego: residenti esasperati
da Il Mattino di Padova del 24 aprile 2018; pagina 21
sabato 21 aprile 2018
Miteni critica la manifestazione di domani a Trissino
sabato 31 marzo 2018
Leroy Merlin, i comitati attaccano: «Portiamo il Comune in tribunale»
Davide D'Attino
da Il Corriere del Veneto del 31 marzo 2018, edizione di Padova; pagina 9