Maggioranza spaccata e votazione rimandata sul nodo del Cis e dei terreni della famiglia del senatore Alberto Filippi. E’ il risultato della seduta fiume del consiglio provinciale sul Ptcp, il piano di assetto territoriale provinciale. Sette consiglieri di maggioranza votano con l’opposizione, dopo tre ore e mezza di attacco frontale di una parte di Lega Pdl contro il presidente del consiglio provinciale Valter Gasparotto (Pdl).
«Lei deve operare secondo coscienza, se avesse una coscienza» arriva a dire il capogruppo del Carroccio Massimo Zerbo. Se alla prossima seduta si ripeterà lo schema, il voto a scrutinio segreto boccerà l’uso commerciale dei terreni. Il casus belli è un emendamento al Ptcp presentato da Massimo Dal Monte (Udc), che accoglie un’osservazione della Confcommercio: «Non è previsto l’insediamento di nuove grandi strutture di vendita e di nuovi parchi commerciali nei comuni che si attestano sulla Sr 11 fra Vicenza e Gambellara» .
Due righe che, se approvate, significherebbero un clamoroso strappo interno a Lega e Pdl sul caso degli 80 mila metri quadri di terreni agricoli a Montebello di proprietà dei Filippi. In origine erano destinati al centro intermodale Cis, ma il nuovo Pati dei comuni vicini prevede si possa costruire un insediamento commerciale. «Chiedo che la votazione avvenga in forma segreta -dice Dal Monte -affinché possiate esprimere il vostro voto secondo coscienza e al di là della bandiera» . Scoppia la bagarre: il presidente Schneck bolla come «irricevibile» la richiesta, sottolineando la necessità di conoscere nomi e cognomi dei votanti per stabilire le responsabilità del consiglio in caso intervenisse la Corte dei Conti (la provincia, infatti, attraverso la società Cis coprirebbe parte del suo passivo se l’operazione centro commerciale andasse in porto). «Non giriamoci intorno, quel terreno è di un senatore leghista -attacca Matteo Quero del Pd -Per evitare pressioni di ogni genere si voti segretamente» .
Per Emilio Franzina di Vicenza Libera «sui giornali si è parlato di un affare da 50 milioni di euro per Filippi, mi metto nei panni di chi, nella maggioranza, vorrebbe votare contro ma teme una possibile ritorsione politica» . Un parere del segretario Angelo Macchia, contrario allo scrutinio segreto, provoca la reazione di Franzina: «Sono solo sofismi, avete paura di votare» grida prima di lasciare l’aula. Alla fine il presidente Valter Gasparotto -attaccato da Zerbo (Lega) e Prezalis (Pdl) e difeso da Abalti (Pdl) -indice una doppia votazione segreta: la prima per decidere se votare a scrutinio segreto l’emendamento, la seconda nel merito dell’emendamento stesso. Qui accade il colpo di scena: mentre la maggioranza esce per far mancare il numero legale, rimangono in aula Abalti, Assirelli, Galleazzo e Selvaggi (del Pdl in quota Berlato) e i tre leghisti Roman, Sbicego e Zanini (della corrente Dal Lago).
Salvato il numero legale, il risultato è di 20 voti a favore del voto a scrutinio segreto sull’emendamento Dal Monte. Lo sgambetto è fatto, ma non arriva alle estreme conseguenze: all’appello sul voto nel merito, i sette «ribelli» escono dall’aula facendo mancare il numero legale. Alla prossima seduta, forse martedì prossimo, si voterà sull’emendamento a scrutinio segreto. E si vedrà quanto è profonda la spaccatura nella maggioranza di Attilio Schneck.
Giulio Todescan
da Il Corriere del Veneto del 6 aprile 2011; pagina 10, edizione di Vicenza
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