Babbo Natale a scuola, mamma diffidata.
Sull'oscuramento del Natale all'istituto comprensivo 7 è polemica. I malumori per i mancati festeggiamenti - decisione adottata in segno di protesta contro il governo Monti dagli insegnanti della scuola dell'infanzia San Francesco e delle elementari De Amicis, Pertile, Pasini e Rodari - se sulle prime si sono tradotti in critiche più o meno velate, adesso prendono sostanza e diventano gesti eclatanti.
Come quello di una mamma di un alunno della materna che ha pensato di rimediare al “licenziamento” dell'anziano che gratuitamente si fingeva Babbo Natale indossando lei stessa il costume rosso e mostrandosi così a scuola. Immediata e inevitabile la diffida della preside Anna Vasina che mette in guardia dalla “violazione dello spazio scolastico con comparse e mascherate in tempi e luoghi non consentiti”, diffidando la genitrice “per motivi di ordine pubblico e sicurezza dall'entrare nella scuola San Francesco e dal passeggiare nei locali della stessa travestita da Babbo Natale”.
Alle elementari Pertile ieri mattina più di qualcuno ha comunicato il proprio dissenso per i festeggiamenti cancellati. «Mio figlio - racconta una mamma - va alle recite dei suoi amichetti e si chiede perchè nella sua scuola non è stato organizzato nulla. Ci sono classi completamente spoglie, dove non c'è nemmeno un addobbo che ricordi che siamo in periodo natalizio. È una situazione spiacevole e ci chiediamo perchè sacrificare proprio il Natale quando si poteva tagliare sulle gite o altre attività».
LA LETTERA. «È stata una decisione sofferta», sostengono gli insegnanti dell'ic 7 che in una lettera aperta inviata alle famiglie puntano il dito contro tagli, aumento del numero di alunni per classe, mancato rinnovo del contratto fermo al 2009, risorse decurtate fino al 2015 per effetto della spending review, legge Aprea che «rischia di scardinare la democrazia a scuola».
«Questi interventi - spiegano - sono il frutto di una decisione molto sofferta. Gli scatti di anzianità bloccati da Tremonti per i dipendenti della scuola tornano, ma a pagarli saranno gli stessi lavoratori che dovranno rinunciare al salario accessorio, visto che per il 2011 il ripristino sarà sostenuto con un prelievo dal fondo d'istituto per il miglioramento dell'offerta formativa di 394 milioni di euro, e si continuerà fino a totale estinzione del fondo entro il 2014, con un taglio di 350 milioni di euro l'anno. Questo fondo riconosce tutte le attività forfettariamente: nel nostro settore non sono previste ore straordinarie che normalmente si svolgono per esplicare tutti gli impegni e che molti insegnanti svolgono quotidianamente».
IL PERSONALE. I docenti dell'ic7 spiegano che «prendere costantemente di mira la scuola pubblica e il lavoro del personale scolastico per scopi di bilancio, significa mettere in discussione l'intero sistema formativo italiano. Purtroppo le scelte operate negli ultimi anni sono dettate non da giustificazioni didattiche e pedagogiche, ma solo da necessità di risparmio.
Sembra che il nostro Paese non creda nel valore della formazione quale elemento decisivo e strategico per lo sviluppo delle persone e della società, ma annoveri le risorse da destinare all'istruzione e alla ricerca tra gli sprechi e le spese improduttive. Nonostante questo continue circolari e norme ci richiedono professionalità, disponibilità, aggiornamento per far fronte ad una società in continua evoluzione e ai bisogni emergenti degli alunni di oggi». La protesta, confermata, si traduce nella cancellazione di iniziative come «a scuola senza cartelle», che ogni anno veniva proposta alle classe delle elementari e di tutte le feste di plesso e manifestazioni che riguardino il Natale «per mettere in evidenza come il lavoro dei docenti non possa essere ridotto alle sole ore di lezione frontale, ma abbracci l'intero funzionamento della scuola. Con queste iniziative intendiamo quindi non solo tutelare i nostri diritti e la nostra dignità di lavoratori, ma anche richiamare l'attenzione sul drammatico impoverimento del ruolo formativo ed educativo di quel bene comune che è l'istruzione pubblica statale, uno dei pilastri del nostro vivere e crescere sociale».
Anna Madron da Il Giornale di Vicenza, pagina 29
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