mercoledì 17 luglio 2019

Che cosa dicono i boschi un anno dopo l'uragano Vaia

(m.m.) Ieri Vicenzatoday.it ha pubblicato un reportage incentrato sulla giornata organizzata dal coordinamento Insilva tra i boschi del Vicentino e quelli del Trentino. L'iniziativa che domenica 14 luglio 2019 ha avuto luogo anche grazie al supporto del Cai di Recoaro, di Legambiente Valle Agno e del rifugio di Campogrosso (che ha ospitato i relatori e gli artisti coinvolti), ha affrontato il tema dei postumi che il Nordest sta ancora affrontando dopo l'uragano Vaia abbattutosi sulle Venezie poco meno di un anno fa.

Il servizio di Vicenzatoday.it (disponibile anche in formato pdf stampabile) costituisce una panoramica a volo d'uccello sull'evento di ieri, ma per coloro che sono interessati ad approfondire il problema da un punto di vista tecnico-scientifico ci sono le audio-interviste realizzate in loco a Paola Favero (scrittrice, già comandante del reparto di biodiversità dei boschi del Cansiglio), Marco Bardiani (entomologo e ricercatore presso il centro nazionale di biodiversità di Bosco Fontana, nella omonima riserva statale in provincia di Mantova), Tommaso Anfodillo (professore di ecologia forestale all'università di Padova), Anselmo Cagnati (già dirigente del servizio meteorologico di Arpav e grande esperto di precipitazioni nevose) e al colonnello Alessandro Bottacci, responsabile dell'Ufficio nazionale per la biodiversità del Corpo forestale dello Stato, oggi Corpo dei carabinieri forestali.

L'iniziativa avrà un seguito per così dire gemello, sempre in provincia di Vicenza il 27 ed il 28 luglio 2019 a Roana e Mezzaselva. Sulla medesima falsa riga c'è poi «Boschidicarta», ovvero «La festa della editoria di montagna», una tre giorni che si terrà il 19, 20 e 21 luglio 2019 a Pieve di Cadore nel Bellunese. 

- LEGGI IL REPORTAGE DI VICENZATODAY.IT
- ASCOLTA L'AUDIO-INTERVISTA A PAOLA FAVERO
- ASCOLTA L'AUDIO-INTERVISTA A MARCO BARDIANI
- ASCOLTA L'AUDIO-INTERVISTA A TOMMASO ANFODILLO
- ASCOLTA L'AUDIO-INTERVISTA A ANSELMO CAGNATI
- ASCOLTA L'AUDIO-INTERVISTA A ALESSANDRO BOTTACCI

giovedì 11 luglio 2019

Scandalo Pedemontana, la bordata degli ambientalisti ai sindacati

(m.m.) È un attacco ad alzo zero nei confronti degli edili di Cgil, Cisl e Uil quello distillato ieri sul blog del Covepa, il coordinamento che da anni si batte contro la Spv, recentemente finita un un maxi scandalo giudiziario per forniture truccate, almeno stando alle accuse mosse dalla procura di Vicenza. La triplice l'altro ieri aveva preso una netta posizione ipotizzando un accordo in cassa integrazione per i dipendenti rimasti senza lavoro dopo il sequestro ordinato dal giudice per le indagini preliminari di Vicenza. Ma gli ambientalisti del Covepa non ci stanno e attaccano: «rispetto per chi rimane senza lavoro. Ma chi rimane a spasso dovrà finire a carico del concessionario incaricato di realizzare l'opera, ossia la Sis».

L'ANTEFATTO
L'antefatto porta la data del 9 luglio, appena due giorni fa. Cgil-Fillea, Cisl-Filca e Uil-Feneal durante un tesissimo briefing nella sede della Cgil commentano il recente blitz della magistratura berica che ha bloccato il cantiere della costruenda Superstrada pedemontana veneta (nota anche come Spv, è la più importante opera stradale in fase di realizzazione in Italia). La notizia e le polemiche che ne sono seguite, hanno fatto clamore, finendo anche sulla stampa nazionale. Il Fatto per esempio ha dedicato all'argomento la prima, la seconda e la terza pagina dell'edizione di ieri. La notizia ha mandato in tilt la giunta regionale del Veneto dal momento che la Regione è il committente dell'opera. Il governatore leghista Luca Zaia, ad eccezione di un paio di frasi di circostanza, non è intervenuto sull'argomento, mentre le opposizioni, tra M5S e centrosinistra cominciano a far sentire la loro voce.

In questo contesto arroventato è toccato ai sindacati mettere le mani avanti spiegando la propria preoccupazione per il posto di lavoro delle maestranze, che a causa del sequestro rischiano di perdere il posto di lavoro. Tuttavia l'ipotesi di ricorrere alla cassa integrazione che a rigor di norma non la prevederebbe perché i fattori della crisi aziendale non sono attribuibili a cause imprevedibili, bens' a condotte imputabili all'azienda stessa, ovvero il concessionario Sis.

L'ACCUSA DEL COVEPA
Ed è partendo da questo presupposto che il Covepa ha distillato una articolata critica che ha preso la forma di un intervento pubblicato ieri sul blog del coordinamento con un titolo che si commenta da sé: «Nemici del popolo in Pedemontana veneta». Poi il testo va oltre: «Non possiamo esimerci dal commentare la recente posizione assunta dalle sigle sindacali Fillea, Filca e Feneal apparsa... sui quotidiani in merito alla richiesta di cassa integrazione dopo il blocco dei lavori al cantiere del tunnel Spv di Malo-Castelgomberto. I giornali riportano una presa di posizione tardiva e come sempre a babbo morto. Oltre tutto si diffondono anche notizie non vere» visto che su alcuni quotidiani si legge che «gli operai Sis hanno ottenuto la cassa integrazione». Il che «non è vero». E non è tutto. «Questa degli edili - si legge nel dispaccio - appare essere come una indebita pressione sugli inquirenti nell'ambito dell'inchiesta sulla Galleria Malo-Castelgomberto, usando e sfruttando gli operai. Per noi resta ferma la dovuta comprensione per chi lotta per il proprio posto di lavoro, ma il Covepa considera inconcepibile che a causa della condotta scriteriata di un concessionario come la Sis che da anni in tema di Spv ne combina di cotte e di crude, qualcuno pensi di scaricare sull'Inps ovvero sulla collettività, le aberrazioni del concessionario e del terzo atto della convenzione» col privato fortissimamente voluta «da Zaia».

SECONDO PASSAGGIO
Tuttavia nella nota del coordinamento ambientalista si porta avanti un altro raginamento col quale si analizza più da vicino la questione della sicurezza. Il passaggio è delicato perché durante il briefing di ieri l'altro Fillea, Filca e Feneal, avevano spergiurato di non avere avuto notizie di gravi irregolarità in materia di fornitura (e di conseguenza di sicurezza) nei cantieri da parte dei lavoratori. Tuttavia il clamore destato dalla pubblicazione di alcuni estratti delle intercettazioni finite nell'inchiesta che descrivono un quadro all'opposto ha mandato su tutte le furie il Covepa: «Appare poi singolare che i sindacati si contraddicano in modo cosi evidente e puerile. Gli edili delle tre sigle sindacali si sperticano nel dire che hanno i lavoratori dalla loro, salvo poi comunicare urbi et orbi che lorsignori mai avevano sentito di lavorazioni eseguite in modo pedestre e di forniture taroccate. Delle due l'una, o valgono poco come sindacalisti o non sono in grado di contrastare il condizionamento dell'azienda .Il lavoro non può venire prima delle vite umane, delle persone e dei luoghi dove risiedono sia che si tratti di utenti della strada, sia che si tratti di lavoratori schiacciati dai detriti, o di cittadini soffocati e terrorizzati dalle esplosioni o da una gestione pericolosa dei cantieri. Se i signori della Triplice tra la malagestio del Ponte Morandi e le vittime del medesimo stanno con la prima noi non lo sappiamo. Ma è ora che chiariscano da che parte stanno. Hanno mai letto il documento di valutazione dei rischi?».

VALUTAZIONE DEL RISCHIO
Si tratta di parole che pesano come pietre perché durante l'incontro del 9 luglio, alla presenza dei giornalisti Fillea, Filca e Feneal non erano stati in grado di rispondere in modo compiuto proprio sui contenuti del documento di valutazione del rischio, come peraltro è riscontrabile dalla registrazione audio dell'incontro, sia per quanto riguarda l'estratto di specie sia per quanto riguarda la versione integrale. Noto come Dvr, questo prospetto che non può prescindere dal luogo di lavoro, ha una particolarità. Per legge viene redatto dal datore di lavoro in concerto con i rappresentanti sindacali delegati per la sicurezza, gli Rls. Si tratta di figure che godono di guarentigie e di potestà ispettive particolari proprio perché il datore di lavoro non sia portato ad esercitare indebite pressioni in materia di sicurezza. La quale in genere, specie nel ramo infrastrutture, riveste un ruolo importantissimo, non solo perla vita degli operai ma pure per gli utenti della strada. I crolli che hanno funestato la storia delle grandi opere, italiane e non solo, sono rimasti negli annali, ma ogni volta che le questioni della sicurezza e delle forniture vengono analizzate da vicino scoppia puntuale la diatriba tra i sostenitori del rigore e quelli che privilegiano la velocità della esecuzione. E c'è di più.

ELEMENTI DI TENSIONE
Durante l'incontro con una lettura che potrebbe essere interpretata in maniera temerariamente vicina alle tesi del concessionario, il segretario della Cisl-Filca Lorenzo D'Amico, ha parlato del crollo che nel 2016 portò alla morte di un operaio proprio nel tunnel di Malo, come del possibile risultato di una «fatalità». Una affermazione non di poco conto visto e considerato che per quell'episodio la procura di Vicenza ha avviato uno specifico fascicolo per omicidio colposo che sta facendo molto discutere anche perché il procedimento, nonostante siano passati ben quattro anni ancora deve arrivare a processo o alla richiesta di archiviazione. Ma l'altro elemento che ha generato una certa qual tensione nel sindacato riguarda la eventualità che rispetto alla inchiesta in corso i sindacati, a fronte di uno specifico esposto in sede penale, si possano dichiarare parte offesa e poi parte civile ove il procedimento finisse a giudizio. Pur dichiarandosi astrattamente favorevoli ad una eventualità del genere i sindacati hanno espresso più di qualche distinguo con il delegato della Uil-Feneal Daniele Magri che alzando la voce ha fatto sapere che alla Feneal «interessa principalmente la tutela del posto di lavoro delle persone che stanno lavorando in Pedemontana».