mercoledì 25 novembre 2015

Ambiente, nel Veneto i controlli della Forestale a rischio

Poche ore fa la Polizia Stradale di Verona ha svelato l'ennesimo scandalo rifiuti del Veneto. Tra le ditte coinvolte ce n'è anche una calabrese, ma per gli inquirenti allo stato è prematuro parlare di infiltrazioni mafiose. Certo è che nella regione che fu della serenissima il comparto ambientale, anche in ragione di una imprenditrìa non di rado refrattaria in materia di ecologia, è periodicamente oggetto di scandali e inchieste di rango nazionale. E ad aggravare il tutto ci sono le rivelazioni del sindacato Ugl-Cfs il quale spiega che nel Veneto, i nuclei della polizia ambientale del Corpo forestale dello Stato (i Nipaf) sono letteralmente ridotti al collasso, in alcune sedi provinciali il personale è prossimo alle zero unità. Questo in buona sintesi spiega Fabio Napoli, segretario veneto del settore che in seno ad Ugl tutela i lavoratori del Corpo Forestale dello Stato. «Dire che siamo preoccupati è dire poco» spiega il sindacalista il quale si augura una maggiore presa di coscienza in materia ecologica da parte della opinione pubblica.

Allora Napoli il Veneto, lo confermano pure le cronache delle ultime ore, è al centro di grandi problemi ambientali. La cosa è stata segnalata da più parti a partire dalla commissione Ecomafie. In che cosa consiste in questo ambito il lavoro della Forestale? Quali sono le varie competenze del corpo?
«Le competenze del corpo forestale sono tante, a partire da quelle indicate nella legge 36 del 6 febbraio 2004. Per quanto riguarda l’attività del Corpo Forestale dello Stato nel Veneto possiamo dire che questa, come nel resto del Paese si esplica sostanzialmente nel controllo del territorio (antibracconaggio, abusivismo edilizio, contravvenzioni funghi, tutela della biofauna boschiva). Poi ovviaamnete c'è il controllo sulle grandi questioni ambientali incluso lo smaltimento illecito dei rifiuti. In moltissime occasione i nostri uomini riscontrano attività delittuose volte a smaltire illecitamente rifiuti pericolosi mescolandoli a terre, o a residui di lavorazione dell’attività di cava. Tutto questo materiale può quindi essere utilizzato nei terrapieni, si veda per esempio il caso della Valdastico sud e degli svincoli di Padova. Questo sistema permette un doppio guadagno, la ditta che deve fare il lavoro di riempimento con materiale di scavo risparmia sul materiale ficcandoci dentro i rifiuti. Allo stesso tempo, guadagna dallo smaltimento».

C'è altro?
«Molto importante è anche l’attività legate ai controlli agroalimentari. Nel Veneto è stato istituito un gruppo di controllo per le verifiche di  settore con apprezzabili risultati. Per quanto riguarda l’abusivismo edilizio nel capoluogo berico come è noto è stata importante l’attività svolta dal Nipaf di Vicenza relativa al “Piruea Cotorossi”, che ha visto sequestrata una parte dell’area in cui è prevista la nuova cittadella giudiziaria».


Quando si parla di lotta agli illeciti si parla anche di Nipaf. Una sigla che pochi conoscono. Che cosa è il Nipaf, quanto importante è la sua azione? Nel Veneto quale dovrebbe essere provincia per provincia la sua pianta organica e quale è invece, sempre provincia per provincia la situazione reale?
«Nipaf è un acronimo per Nuclei Investigativi di Polizia Ambientale e Forestale. Tali nuclei sono istituiti in ogni provincia e svolgono le loro funzioni su tutto il territorio; possono inoltre raccordarsi con le strutture territoriali come i comandi stazione. I Nipaf effettuano attività investigativa di alto profilo in particolare su fenomeni di rilievo in materia di criminalità ambientale. Questi nuclei oltretutto sono in contatto costante con le procure della repubblica. La dotazione organica dei Nipaf è prevista in tre elementi oltre il responsabile per ciascuna provincia, tuttavia in molte provincie si lavora in sott’organico».

Solo tre uomini? Non è un po' poco?
«Sullo sfondo c’è il grande problema di organico nel Corpo Forestale dello Stato, un corpo la cui funzione forse viene forse meglio percepita al Nord. Ad ogni modo in un paese come l’Italia dove il territorio viene molto consumato, sarebbe opportuno avere a disposizione un organico molto superiore rispetto alla dotazione attuale».

Quali sono le altre difficoltà in cui versa il corpo nel Veneto? Perché in molti considerano una seria lotta all'inquinamento e ai reati un tabù? Quanto pesa in tal senso l'azione di lobby della grande industria? Le leggi sono migliorabili?
«Innanzitutto purtroppo manca una definizione giuridica di ambiente, con un coacervo di enti con competenze spesso eccessivamente frazionate, che  rendono difficile per agli agenti polizia giudiziaria, ma anche per i cittadini la comprensione e l’applicazione o il riscontro del quadro normativo».

E poi?
«A complicare la situazione aggiungiamo che oggi siamo tra i paesi che hanno un maggiore corpus normativo in materia ambientale. Gli appartenenti al Corpo forestale debbono far fronte ad una serie impressionate tra norme penali, civili, amministrative, disciplina nazionale e locale. Occorre stare al passo anche sui libri e non è facile quando il personale è tirato all'osso. Quanto alle lobby ci preoccupa il fatto che spesso troppi interessi particolari finiscono addirittura codificati nella legge. Non va bene. Ci sono però anche alcuni cambiamenti positivi come i tempi di prescrizione raddoppiati. Come previsto dalla legge 68 del 22 maggio 2015 in materia di delitti ambientali».

Tutto bello quindi?
«Oh certamente sì... Se non fosse che lo stesso governo che ha varato questo efficiente quadro normativo è lo stesso che vuole eliminare il Corpo forestale dello Stato: l'unica forza di polizia specializzata nella repressione dei reati ambientali. È come ridare vigore ad un gioco con regole più idonee, ma lasciando a casa i giocatori più attrezzati. Nel qual caso la forestale».

Da mesi si parla di una riforma del corpo che verrebbe in qualche modo agglomerato all'Arma dei carabinieri. Non sono mancate le voci di chi teme che i motivi veri alla base della riforma siano ben altri. Quali potrebbero essere?
«La legge delega 124/2015 di riforma della pubblica amministrazione prevede l’assorbimento del Corpo Forestale dello Stato, forza di polizia ad ordinamento civile specializzata nei reati ambientali in altra forza di Polizia, preferibilmente sembra che vogliano optare verso l’Arma dei carabinieri, una a competenza generale. Non c'è nessun pregiudizio nei confronti dei Carabinieri, quale istituzione candidata ad “ospitarci”, tuttavia va evidenziato che per il Governo Renzi l'eventuale accorpamento, per motivi di semplificazione della pubblica amministrazione,  riguarda esclusivamente il Corpo forestale dello Stato con i suoi quasi due secoli di storia; ma guarda caso la stessa cosa non riguarda i 2.495 forestali delle regioni autonome (Sicilia, Valle D’Aosta, Friuli, Trentino) che, paradossalmente, da un emendamento nella legge delega escono pure rafforzati».

In che quadro avviene tutto ciò?
«Noi giungeremo quindi ”abolizione” del Corpo forestale, nonostante siano già state eliminate le 2.800 unità delle polizie provinciali. a questo punto una domanda nasce spontanea».

Quale?
«Chi ci sarà a presidio del territorio, del patrimonio ittico-venatorio? Chi farà opera di contrasto in tema di illeciti ambinetali? Chi presidierà interi territori di montagna senza che divengano sguarniti e senza riferimento per il cittadino? Il cielo non voglia che la tutela amnientale in una con il draconiano depotenziamento della Frestale possa costituire un sacrificio sull’altare della crisi economica ed occupazionale per favorire la cosiddetta crescita. L’attività di Polizia giudiziaria portata avanti dal Corpo forestale dello Stato, proprio grazie alla sua autonomia e alla competenze professionali dei Nipaf e dei Comandi Stazione, corre un rischio. Quello di essere militarizzata anche perché la forestale in moltissime occasioni è stato l'organo di controllo, prevenzione e repressione che ha fatto emergere clamorosi casi di malaffare». 

Quanti sono i forestali nel Veneto. Quanti in Italia. E perché spesso l'opinione pubblica li confonde con quelli della Sicilia?
«Il Corpo forestale dello Stato in tutte le regioni d’Italia è presente all’8 aprile 2015 con 7134 elementi a fronte dei 9358 previsti sulla pianta nazionale, mentre in Veneto  il ci sono in servizio 371 elementi a fronte di una pianta organica di 510 unità. La carenza d’organico riguarda infatti soprattutto le regioni del Nord».

E al sud?
«Solo in Sicilia ci sono 28.000 forestali regionali che non hanno nulla a che vedere con il nostro corpo. I forestali siciliani costano 480 milioni l’anno. Che cosa posso dire? Se un governo alla fine tiene in piedi i privilegi della cosiddeta casta mentre sventola come risultato della spending review l'annientamento del nostro corpo vuol dire che si è perso completamente il senso del rapporto tra risorse in campo e il perseguimento degli scopi che tali risorse dovrebbe garantire».

Marco Milioni

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