giovedì 17 dicembre 2015

Caro socio ti scrivo, lettera aperta ai veneti

Dice, la trasformazione in spa di Veneto Banca e l'aumento di capitale da un miliardo van fatti perché altrimenti l'istituto salta per aria giacché ha sette miliardi di sofferenze... Ma allora, come diceva il buon Nino Frassica, delle due tre. O la banca è davvero malmessa e allora con un miliardo di aumento di capitale da votare sabato non si fa nulla. Oppure le sofferenze non sono vere, e allora qualcuno sta agitando lo spauracchio per obbligare i soci a ripianare un po' di perdite per poi permettere ai nuovi padroni, abolito il voto capitario, di papparsi il tutto a prezzo di saldo. Oppure ancora, le sofferenze ci sono, la proprietà dopo sabato cambia, ma in seguito la Ue potrebbe dire ok, magicamente, a quegli aiuti di Stato che ci son stati per Mps, per le banche dell'Italia centrale e che invece non ci sono stati, fino a oggi per le popolari venete.

Dice, ma i grandi giornali sono tutti schierati per il sì. Embeh? Di riffa o di raffa sono tutti legati all'establisment finanziario, da quando in qua i tacchini festeggiano il Natale? Dice, ma è la Bce che chiede di trasformare subito Veneto Banca in spa. E perché allora, entro sabato, non lo chiede anche per Popolare Vicenza? Dice, ma lo chiede anche Schiavone, i sindaci del Pd, Luca Zaia, i sindacati, il Marino Smiderle del Corriere Veneto tale Alessandro Baschieri nonché l'Alessandro Baschieri del Giornale di Vicenza ovvero Marino Smiderle. Pure il M5S tentenna mentre i big di Veneto Banca si mormora abbiano pure convinto gli irriducibili dell'Odissea che hanno incontrato poche ore fa... Ma non vi siete resi conto che li hanno pigliati uno a uno per ridurli all'ordine?

Schiavone è stato per anni magistrato a Treviso, possibile che sulle furberie ai piani alti di VeBa non abbia mai sentito nulla? Zaia non amministra una regione che ha un debito contratto col gruppo Intesa (130 milioni) la quale è a capo della cordata che garantisce l'acquisto di azioni di VeBa se sabato gli azionisti non votano l'aumento di capitale? Non è che il governatore ricciolino teme che se sgarra e propugna il no ad una Veba che si trasforma in spa, la banca che lo tiene virtualmente per le palle, "gli chiede alla sua regione" come dicono al Sud, di rientrare dal fido come fa con la piccola impresa di Trebaseleghe o di Loria? Ma il Pd non è quello che ha la coscienza più che sporca su Mps e non si può permettere di fiatare su Bankitalia dove conoscono i trascorsi dei suoi rapporti con una personcina di nome Geronzi? Ma i sindacati non sono quelli che col governo Monti (ex Goldman Sachs) non hanno fiatato nulla quando quell'esecutivo ha dato l'ok al taglio delle pensioni più sanguinoso della storia?

Dice, ma caspita. VeBa va trasformata in spa perché se sabato non lo fanno i soci, lo farà d'imperio la Bce per il tramite di Bankitalia. Ma se il destino è segnato e se ormai tutto è perso perché si chiede ai piccoli soci di dare il colpo di grazia alla bestia morente? Non potrebbero darlo direttamente lorsignori dell'empireo e da uomini assumersi la responsabilità della mattanza sui piccoli risparmaitori? Non è che hanno capito che nel Veneto le mazzate inferte ai piccoli delle popolari darà il via ad un bagno di sangue sociale e per questo invocano la complicità delle vittime? In pratica ti dicono che mettertelo in culo è obbligatorio, epperò pretendono pure il tuo consenso scritto.

Morale della favola. Sabato il sì alla trasformazione in spa è pressoché scontato. Ma siccome a marzo si vota per la trasformazione in spa di BpVi, che è messa peggio di VeBa, e non ha ancora trovato tutti i compratori finali e non ha ancora finito di rifoderare i suoi bilanci col cartongesso, gli utilizzatori finali delle terga dei veneti, chiedono che la cosa passi senza troppo clamore. E nel segreto dei corridoi fabbricano vaselina da reclamizzare con messaggi a quotidiani unificati. Un po' dispiace, perché sabato il Veneto avrebbe potuto mostrare all'Europa intera di avere i coglioni. Gli autonomisti, i leghisti, i federalisti, i venetisti, gli indipendentisti, i gommisti e pure gli scambisti, invocano da anni il referendum per staccarsi dai diktat dell'Italia.

Sabato hanno a disposizione quello per staccarsi dai diktat della ancora più odiata Bce. E al posto di votare no compatti, per cercare una soluzione alternativa, o quanto meno per non accollarsi la responsabilità del baratro, voteranno sì. In ordine sparso, anzi in ordine sperso. Dimostrando così di non meritare un centimetro quadrato di quella terra meravigliosa che è, o era vista la cementificazione finanziata anche da quelle banche sulla via di Francoforte, il Veneto. Cari veneti e venetisti, a meno di un colpo di reni, finirete schiavi del Reno. Ma è giusto così perché «chi percora se fa il lupo se lo magna» dicono gli abruzzesi. Ci avete messo quarant'anni a costruire una fortuna, ce ne metterete venti per sputtanarvela con la finanza internazionale: la slot machine su cui non tramonta mai il sole. Rammolliti dai schei, dai suv, dalle tv al plasma e dai centri commerciali ora vi rassegnate al nulla, pur di non combattere. Sputi cordiali.

Marco Milioni

P.S. Dice un antico adagio degli amerindi: puoi combattere senza vincere, ma non puoi vincere senza combattere...

1 commento:

  1. mitico.E poi dicono che i veneti sono un popolo. Ci meritiamo per quello che non facciamo mai, ribellarci.

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