Non si arrende don Floriano Abrahamowicz: costretto a smantellare il box costruito nel suo giardino e trasformato in una piccola cappella, episodio finito davanti al giudice per abuso edilizio, ha pensato di ricreare lo stesso ambiente a pochi metri di distanza, in un piccolo magazzino di via Levade a Paese. Don Floriano, passato alla cronaca per il requiem celebrato nel 2013 in memoria del criminale nazista Erich Priebke e per alcune considerazioni sull'olocausto che hanno sollevato non poco scalpore, non è un tipo che demorde facilmente. Sacerdote lefebvriano, difende strenuamente il suo culto anche a costo d'inventarsi situazioni sempre diverse pur di celebrare le messe seguite, ogni domenica, da qualche decina di persone.
Adesso la sua cappella privata è diventata quel magazzino di via Levade. E, ovviamente, il via vai non è passato inosservato. I residenti però non sono insorti per questo, ma per il fatto che don Abrahamowicz abbia deciso di creare un luogo di culto in un magazzino, apparentemente, senza alcun permesso. E qualcuno ha pensato bene di segnalare la cosa in Comune, anche perché il cambio di destinazione d'uso per piccole strutture analoghe alla cappella da poco realizzata, è stato praticamente sempre negato a tutti.
Una lettera è già stata spedita in Comune sottolineando anche i pericoli per la sicurezza, ma ancora senza alcuna risposta. «Non solo ha messo delle panche per i fedeli - dicono i residenti ma ha anche rivestito quel magazzino con dei pannelli in legno. Fino a pochi mesi fa invece era tutto completamente ricoperto di lamiere. Sinceramente non troviamo giusto che lui abbia potuto fare quello che ha voluto senza che nessuno gli abbia detto niente. Un magazzino di certo non ha la destinazione d'uso per diventare luogo di culto. E là dentro ci celebra anche messe cui partecipano una ventina di persone. La gente ci va come se fosse una parrocchia qualsiasi». La via, insomma, è in rivolta. La patata bollente adesso è tra le mani del sindaco Francesco Pietrobon: come minimo i residenti si aspettano un'ispezione da parte della polizia locale per capire come stanno le cose.
Paolo Calia
da Il Gazzettino edizione di Treviso; 15 agosto 2016 pagina V
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