(m.m) Per chi pensava che la querelle seguita alla celebrazione della Epifania delle terre a Castelgomberto nel Vicentino fosse svaporata si dovrà ricredere. La messa in favore dell'ambiente fa registrare un nuovo capitolo. Pochi minuti fa Massimo Follesa, coordinatore del Covepa ha lanciato un j'accuse micidiale nei confronti di Lorenzo dal Toso (in foto), primo cittadino castrobertense.
Pochi minuti fa infatti Massimo Follesa, portavoce del Covepa, il coordinamento che si batte contro la Pedemontana veneta ha avuto parole di fuoco per il comune della valle dell'Agno, già presa di mira alcuni giorni fa perché ritenuto di essersi messo inopinatamente di traverso alla organizzazione della manifestazione ambientalista del 6 gennaio. Il j'accuse è stato distillato sul blog dell'associazione.
«Sono passate ben due settimane dall'Epifania delle terre - si legge - al primo cittadino di quel comune, tale Lorenzo Dal Toso, avevamo chiesto una netta presa di distanza dai suoi uffici, i quali non solo provocatoriamente, ma anche contro la legge, per concedere il benestare alla celebrazione della messa avevano chiesto copia dell'autorizzazione vescovile. Una richiesta che non aveva nulla a che fare con le competenze della municipalità. Cosa che peraltro assai correttamente è stata rilevata dalle autorità preposte all'ordine pubblico».
E le bordate non finiscono: «Prendiamo atto che la presa di distanza di Dal Toso non c'è stata, il che significa che il sindaco è politicamente complice di un episodio tanto vergognoso quanto ridicolo». Poi c'è un passaggio durissimo in cui si fa una disamina sugli ultimi fatti, anche di cronaca nera, che hanno toccato la valle dell'Agno: «É chiaro che da parte di qualcuno molto in alto scegliere quel luogo simbolo per parlare di Pedemontana, di Miteni, ma anche di infiltrazioni mafiose nella Valle dell'Agno nonché degli incendi, forse in odore di 'ndrangheta, che hanno colpito proprio Castelgomberto, deve essere stato assai imbarazzante».
L'intervento si chiude con un commento al curaro: «Purtroppo se non fossimo a Castelgomberto, dove peraltro una cittadinanza imbelle tollera un sindaco diversamente assolto in una storiaccia giudiziaria dozzinale per abuso d'ufficio, tutto ciò non sarebbe mai accaduto. Cittadini più innamorati della loro comunità, con più attributi e meno efebicamente invaghiti dei loro schei, avrebbero preso a pedate nel di dietro il primo cittadino. E lo avrebbero riconsegnato, seduta stante, al suo negozietto di stracci e mutande dal quale ha iniziato la sua poco utile, alla collettività, carriera politica. Sindaco - si legge ancora nella nota - non le chiederemo più di vergognarsi. Lei non solo non ha la coscienza per farlo, e tanto meno le qualità morali, ma, a questo punto, non ha nemmeno quelle che le consentirebbero di comprenderne la necessità, visto il guazzabuglio che lei, senza battere ciglio, ha permesso fosse combinato da quell'insieme di corridoi ed uffici che lei continua a chiamare amministrazione comunale e invece tratta come il suo zerbino di casa».
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