(m.m.) Il caso Bachri, deflagrato a fine agosto, diventa ogni giorno più ingarbugliato. Stamani il Giornale di Vicenza sostiene una tesi: la reclusione sarebbe da addebitare ad un tentativo di attentato nel quale il giovane sarebbe stato coinvolto. Il capo d'accusa sarebbe stato comunicato al legale del ragazzo trissininese Karim Bachri, detenuto nel Paese dei cedri... Poche ore dopo, intervistata da Vicenzatoday.it, la madre dà un'altra, distantissima, versione dei fatti rispetto ai quali sottolinea di non conoscere alcunché dei particolari forniti dal quotidiano berico. Di più sempre su Vicenzatoday.it si legge che a smentire la ricostruzione del GdV sarebbe pure l'avvocato libanese che sta seguendo il caso, ovvero Tony Chidiac. Tuttavia c'è un quesito che rimane sospeso a mezz'aria. È possibile che il giovane, consapevolmente o meno, volente o nolente, abbia fatto da antenna di qualcuno che avesse interesse a tenere sott'occhio qualche installazione libanese vicina a Hezbollah? Ed è possibile che la filiera di quel qualcuno sia riconducibile a pezzi della intelligence americana, saudita o israeliana vista la storica diffidenza di questi ambienti verso lo stesso Hezbollah?
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