(m.m.) Ieri a Sovizzo nella sala civica della Filanda Massimo Follesa, portavoce del Covepa, un coordinamento ecologista che da anni si batte contro la Superstrada pedemontana veneta o Spv, ha fatto un lungo excursus dedicato alle criticità dell'opera. La serata (in foto una parte della platea) è stata organizzata dalla associazione civica l'Arca con il supporto del comitato civico Ascoltiamo. I temi trattati sono stati molti, tra questi quello della impasse in cui si è venuto a trovare il cantiere rispetto al tunnel Alto Vicentino e valle dell'Agno. Si è parlato perà anche di un altro argomento «rovente». Quello del nodo del casello di Alte Ceccato. L'interconnessione tra Spv, Tav e autostrada A4 (le prime due sono ancora sulla carta) sta facendo perdere il sonno alla Regione Veneto, soprattutto per le incognite sulla Spv. E tant'è che a margine dell'incontro il portavoce si è lasciato andare ad alcune battute molto critiche verso palazzo Balbi. «Visto il cui de sac nel quale si è ficcata la Pedemontana con la vicenda del tunnel Castelgomberto Cornedo Malo, visto che la viabilità complementare che lungo tutto il tracciato dal Vicentino al Trevigiano è parte del progetto non è nemmeno stata finanziata se non per pochi tratti, dovremo stare con le antenne rizzate. Soprattutto nessuno si azzardi a usare la scusa del traffico generato dalla Spv, che sarà completamente aperta dio solo sa quando, come giustificazione per il caos creato in questi anni dalla variante alla viabilità interna di Alte che ha solo spostato il traffico un po' più lontano dall'incrocio tra la SS11 e la 248 quello noto come la rotatoria del cavallo: perché basta uno sguardo a quella bretella, che venne inaugurata in pompa magna con tanto di politici in ghingheri, per accorgersi che negli orari di punta è intasata come non mai. La vera rogna - rimarca Follesa - è che gli eventuali lavori del casello si sommeranno sicuramente al caos già esistente obbligando nuovamente le auto, solo il cielo sa per per quanti anni ancora, a ricominciare a circolare ad Alte: bel guadagno. A Roma questo modo di procedere senza ottenere alcun risultato, anzi rimettendoci, viene descritto con una espressione molto salace: ovvero il guadagno di Maria Cazzetti». Peraltro durante il suo intervento Follesa è stato ascoltato molto attentamente da diversi attivisti della galassia indipendentista dell'Ovest vicentino giunti per conoscere «con più dovizia di dettaglio le traversie di un'opera» che stando al Covepa oltre che «ad essere inutile e a essere costata un sproposito in termini ambientali e economici, oggi arranca pure visibilmente».
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venerdì 31 gennaio 2020
A Sovizzo un incontro dedicato alla Spv
(m.m.) Ieri a Sovizzo nella sala civica della Filanda Massimo Follesa, portavoce del Covepa, un coordinamento ecologista che da anni si batte contro la Superstrada pedemontana veneta o Spv, ha fatto un lungo excursus dedicato alle criticità dell'opera. La serata (in foto una parte della platea) è stata organizzata dalla associazione civica l'Arca con il supporto del comitato civico Ascoltiamo. I temi trattati sono stati molti, tra questi quello della impasse in cui si è venuto a trovare il cantiere rispetto al tunnel Alto Vicentino e valle dell'Agno. Si è parlato perà anche di un altro argomento «rovente». Quello del nodo del casello di Alte Ceccato. L'interconnessione tra Spv, Tav e autostrada A4 (le prime due sono ancora sulla carta) sta facendo perdere il sonno alla Regione Veneto, soprattutto per le incognite sulla Spv. E tant'è che a margine dell'incontro il portavoce si è lasciato andare ad alcune battute molto critiche verso palazzo Balbi. «Visto il cui de sac nel quale si è ficcata la Pedemontana con la vicenda del tunnel Castelgomberto Cornedo Malo, visto che la viabilità complementare che lungo tutto il tracciato dal Vicentino al Trevigiano è parte del progetto non è nemmeno stata finanziata se non per pochi tratti, dovremo stare con le antenne rizzate. Soprattutto nessuno si azzardi a usare la scusa del traffico generato dalla Spv, che sarà completamente aperta dio solo sa quando, come giustificazione per il caos creato in questi anni dalla variante alla viabilità interna di Alte che ha solo spostato il traffico un po' più lontano dall'incrocio tra la SS11 e la 248 quello noto come la rotatoria del cavallo: perché basta uno sguardo a quella bretella, che venne inaugurata in pompa magna con tanto di politici in ghingheri, per accorgersi che negli orari di punta è intasata come non mai. La vera rogna - rimarca Follesa - è che gli eventuali lavori del casello si sommeranno sicuramente al caos già esistente obbligando nuovamente le auto, solo il cielo sa per per quanti anni ancora, a ricominciare a circolare ad Alte: bel guadagno. A Roma questo modo di procedere senza ottenere alcun risultato, anzi rimettendoci, viene descritto con una espressione molto salace: ovvero il guadagno di Maria Cazzetti». Peraltro durante il suo intervento Follesa è stato ascoltato molto attentamente da diversi attivisti della galassia indipendentista dell'Ovest vicentino giunti per conoscere «con più dovizia di dettaglio le traversie di un'opera» che stando al Covepa oltre che «ad essere inutile e a essere costata un sproposito in termini ambientali e economici, oggi arranca pure visibilmente».
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