L'episodio (che fece capolino sui media nel maggio del 2019 destando scalpore in valle dell'Agno ma non solo, anche quando i quotidiani diffusero alcuni passi delle intercettazioni che corroborano l'inchiesta), racconta ancora il GdV, sarebbe avvenuto a Trissino alla fine di ottobre di due anni fa. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, la vittima sarebbe stata abusata più volte nel corso di un fine settimana. Il terzetto e la ragazzina si sarebbero ritrovati a casa di Faggion. Quest'ultima, riferisce il quotidiano, «avrebbe fatto leva sull'amicizia che la legava alla minorenne per riuscire a convincerla a partecipare alla serata». I tre imputati avrebbero fatto assumere alla malcapitata dosi massicce di sostanze stupefacenti: hashish e cocaina. Dopodiché sarebbero cominciate le violenze.
Secondo il GdV in base agli elementi messi assieme dagli inquirenti che hanno svolto le indagini, il week-end a base di sesso e droga sarebbe stato organizzato nei minimi dettagli dal terzetto. La ragazzina, stando al racconto che ha fornito sia in audizione protetta sia durante l'incidente probatorio davanti al gip, avrebbe cercato di opporsi all'assunzione delle sostanze stupefacenti e allo stupro, ma ogni tentativo sarebbe stato inutile. Aveva confidato che si sarebbe aspettata che l'amica intervenisse in suo aiuto.
In questo senso il quotidiano di via Fermi aggiunge che invece la Faggion, difesa dall'avvocato Paolo Mele junior, che ieri ha chiesto l'assoluzione per la propria assistita, non soltanto non l'avrebbe aiutata, ma l'avrebbe addirittura trascinata in quell'incubo. Al termine delle indagini la procura aveva chiesto il carcere per i tre imputati, senza ottenerlo. Il giudice, infatti, aveva disposto gli arresti domiciliari. I due nordafricani (uno è collaboratore di un centro medico ed aveva una frequentazione con Faggion, che aveva invece conosciuto la minorenne in una struttura sanitaria difesi dagli avvocati Enrico Maria Fiori e Simone Bergamini, che terranno la propria arringa nella prossima udienza) hanno sempre negato le accuse e protestato la propria innocenza. L'ipotesi investigativa, riporta la testata berica sulla scorta degli accertamenti effettuati dai carabinieri della procura, della stazione di Trissino e del nucleo investigativo (che avevano analizzato anche i telefoni dei protagonisti), è che Faggion abbia raccontato agli amici che la minorenne aveva 19 anni e che l'abbia venduta per la cocaina. Il mattino dopo le violenze, la ragazzina aveva raccontato in lacrime quello che sarebbe successo alla madre, che l'aveva accompagnata dalla psicologa. Poi era scattata la denuncia. Per la procura i tre imputati si sarebbero macchiati di comportamenti gravissimi nei confronti della vittima. Che si costituita parte civile ed è assistita dall'avvocato Sonia Negro. Quest'ultima, sempre durante l'udienza di ieri, ha chiesto una provvisionale a titolo di risarcimento di 50mila euro.
Ad ogni buon conto quando la notizia deflagrò lo scorso anno destò molto scalpore in valle dell'Agno non solo per la gravità delle accuse ma anche per la parentela dell'accusata. La Faggion, è infatti è la figlia di Silvia Dalla Benetta, una cantante lirica molto conosciuta sulla scena veneta e molto conosciuta nella Trissino che conta.
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