(m.m.) Ieri è uscito in edicola il primo numero (così almeno me lo ha spacciato il mio edicolante) de La città di Vicenza. Al di là del titolo del trimestrale (una fantasia da urlo), messo lì a rinforzare il concetto di città, segno che forse chi l'ha usato non ci crede poi così tanto, il punto è un altro. Ma era proprio necessario che l'operazione fosse targata Tviweb? Non basta ciò che fa giorno per giorno l'ottimo ufficio stampa? Sì perché a compulsare la notula informativa del foglio trimestro (gergalmente nota con il nome di gerenza o impressum) si legge proprio questo: anzi di più. La redazione della «Rivista trimestrale di notizie dal Comune» ha la sua redazione presso «Tviweb srl» in via Monte Grappa 10 a Brendola. Ecco, ora vi immaginate se il trimestrale del governo Draghi avesse la redazione al Corriere della Sera? E se il trimestrale del governo Conte avesse avuto la sua redazione al Fatto? E se il Governo Berlusconi avesse scelto Il Giornale? O ancora se il Comune di Vicenza avesse scelto Il Giornale di Vicenza? Al di là delle prese di posizione dei vari comitati di redazione che avrebbero tuonato, forse, contro possibili conflitti di interesse, la questione è anche un'altra. E riguarda la figura provincialotta e mantecata che finisce per fare, come al solito, Vicenza. Il contenuto cartaceo lasciamolo perdere. Parafrasando la recensione del Mereghetti di un B-movie senza speranza, si potrebbe dire che il numero in edicola «dà una generica impressione di movimento». Al navigatissimo Arrigo Abalti, che è l'uomo chiave di Tviweb e che le le corsie della politica (quelle di marcia, quelle di sorpasso, quelle d'emergenza e quelle preferenziali) le conosce tutte, non è venuto un dubbio? Che magari espone la sua creatura a un tonfo di credibilità?
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