lunedì 29 novembre 2010

Perché siamo “sotto attacco”

Le cronache, in particolare quelle relative ai presunti disordini in Finmeccanica ed alle dichiarazioni del ministro Frattini che l'Italia è sotto attacco, portano alla ribalta un lato dell'economia poco commentato sulla stampa: le azioni di penetrazione commerciale e industriale come strumento di politica estera da parte di una nazione, nonché la difesa da esse. Da sempre gli Stati attuano politiche mercantilistiche nelle quali i governi operano d'intesa con le imprese, per strategie di influenza. Negli ultimi anni tale fenomeno è aumentato d'intensità e anche l'Italia sta giocando la sua partita di «geopolitica economica»: in attacco e in difesa.

Da quali attacchi l'Italia deve difendersi? Multipli, ma ora mirati principalmente su Finmeccanica. Dai primi anni '90, la Francia persegue la strategia di bilanciare il riemergere della potenza tedesca cercando di conquistare il dominio del mercato italiano. In particolare, punta a conquistare Finmeccanica perché ciò permetterebbe al sistema industriale francese della difesa di essere il più grande in Europa e di condizionare le relative politiche europee. Quando il governo francese vide che Finmeccanica, dal 2003, si stava trasformando da preda in predatore, con l'acquisizione di una parte dell'industria militare inglese (elicotteri ed elettronica) e, più di recente, con l'acquisto di importanti aziende Usa del settore, tentò di destabilizzarne i vertici e di influenzare più decisamente il nostro governo per bloccare l'emergere di un potenziale italiano perfino superiore a quello francese. Parigi ha inoltre la priorità di imporre la propria tecnologia nucleare nel futuro programma energetico italiano, cosa che è contrastata da precedenti accordi tra le aziende di settore nel gruppo Finmeccanica ed imprese statunitensi, nonché giapponesi.

In sintesi, la Francia di Sarkozy ha un interesse rinnovato nel destabilizzare il vertice di Finmeccanica che si è dimostrato così competitivo. A questo interesse francese si aggiunge quello di imprese americane che non hanno visto di buon occhio l'emergere di una Finmeccanica capace di competere sia nel mercato interno statunitense sia nei mercati terzi con gli americani stessi. Alcuni gruppi statunitensi stanno premendo sul governo di Washington per contenere gli italiani. Altri, va detto, hanno un partenariato vantaggioso con gli italiani e ciò riduce la pressione ostile. Ma l'Amministrazione Obama vede con preoccupazione la relazioni politiche ed industriali dell'Italia con la Russia, con la Libia ed altri Paesi arabi, anche perché vorrebbe che le aziende statunitensi sostituissero quelle italiane in alcune aree chiave. Quanto accennato, tuttavia, appare sufficiente per avvertire i lettori che quando leggono o vedono notizie su Finmeccanica devono pensare a cosa ci sia dietro prima di giudicare.

Carlo Pelanda
da Il Giornale di Vicenza del 29 novembre 2010; pagina 1

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