(i.t.) È il 12 marzo di due anni fa quando Bruno Mastrotto fornisce agli inquirenti la sua versione sui famosi 300 mila euro che consegnò al consulente fiscale Marcello Sedda per corrompere i vertici delle Entrate di Arzignano e Venezia in relazione all'accertamento fiscale. «Non avrei voluto farlo, ma Sedda - spiega agli inquirenti - mi aveva detto che mi sarebbe certamente convenuto pagare atteso che, viceversa, ci sarebbero state conseguenze negative per altre società del gruppo, oltre al fatto che non si sarebbe definito l´accertamento in adesione in corso. Ma io mi sentii “ricattato”». Da allora ne è stata lavorata di pelle negli stabilimenti che riforniscono il mercato mondiale. Bruno e il fratello Santo, che mezzo secolo fa hanno getto le basi del gruppo, nonostante le sofferenze di questi due anni, non hanno perso la voglia di intraprendere. Chiara Mastrotto, la determinata avvocata figlia di Bruno, rappresenta ad un tempo la continuità - con i valori positivi di una grande famiglia d´imprenditori che ha forgiato il colosso -, ma anche la discontinuità per gli errori commessi nei rapporti col Fisco. Il gruppo Mastrotto ha voltato pagina, nel frattempo si è internazionalizzato, senza perdere rapporto con vocazioni e radici vicentine.
da Il Giornale di Vicenza del 6 marzo 2012; pagina 28
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