In un periodo di recessione l'economia non ha certo bisogno di fermarsi davanti a nuovi semafori rossi, bensì di trovare una spinta verso la ripresa. E in tal senso può giocare un ruolo chiave la magistratura amministrativa, evitando di bloccare la realizzazione delle grandi opere con un'interpretazione troppo rigida delle norme, per optare a favore di una flessibilità intesa come proficua collaborazione tra enti pubblici, finalizzata a una soluzione extragiudiziaria. In parole povere l'invito è di non ricorrere al giudice per cavilli burocratici capaci di bloccare per mesi un progetto, quando si possono risolvere mettendosi attorno a un tavolo.
È l'auspicio con cui il presidente del Tar Veneto, Bruno Amoroso, ha aperto ieri a Venezia l'anno giudiziario: «Il giudice amministrativo dev'essere consapevole della grave responsabilità che lo vede protagonista del progresso del Paese e compiere un rilevante mutamento del suo approccio tradizionale al contenzioso. Il bene comune è oggi quello della crescita dell'economia e della salvaguardia dello stato sociale e dei livelli occupazionali e noi possiamo svolgere un ruolo costruttivo, rivedendo la scala dei valori. La magistratura non può e non deve effettuare nessuna supplenza a fronte di incoerenze politiche e amministrative - ha incalzato Amoroso - sembra difficile giustificare che la decisione sulle sorti di grandi opere di interesse nazionale possa essere devoluta a un giudice a causa di contrasti tra enti pubblici o tra enti e privati cittadini, in presenza di una vastissima gamma di strumenti di conciliazione in sede extragiudiziaria. È evidente che la disamina di legittimità di competenza del giudice possa comportare compromissione o ritardi nell'esecuzione di importanti progetti. Una volta che grandi amministrazioni abbiano deliberato programmi economicamente significativi per l'economia nazionale non è ammissibile che minori centri di potere possano interferire, spesso con ottuse posizioni, nel processo esecutivo.
È quindi necessaria una più intensa collaborazione tra le amministrazioni, una più convinta condivisione degli scopi. Il Tar potrà mediare tra i bisogni degli amministrati e i centri di potere, pur operando negli stretti limiti della legalità».
Amoroso punta insomma a una «giustizia sensibile», capace di adeguarsi alle esigenze del momento, perchè «siamo tutti nella stessa barca e tutti insieme dobbiamo remare per non interrompere la crescita del Paese». È la stessa ratio alla base della valanga di sospensive alla legge regionale che limitava le aperture domenicali concesse dal Tar alla grande distribuzione, prima di rimandare il giudizio finale alla Consulta. «In tempi di crisi l'imprenditorialità va sostenuta». Assist colto al volo dal governatore Luca Zaia, «buon cliente di Tar e Consiglio di Stato (con 444 e 160 ricorsi, l'80% dei quali vinto), preoccupato per una spending review raffazzonata che ci obbliga a tagliare le spese pubbliche, esponendo la Regione a un mare di ricorsi. Come quelli che fermano le opere pubbliche, tipo la Pedemontana, e allora mi domando perchè il giudice non possa chiedere il danno erariale al cittadino che usa il ricorso per fini strumentali». «Il ruolo del Tar non dev'essere soltanto quello della caccia all'errore delle amministrazioni, che non vanno viste come il nemico contro cui sparare - ha rimarcato Giorgio Orsoni, sindaco di Venezia - la nostra legge è complessa, farraginosa, contraddittoria e l'onere della giurisdizione è dare razionalità ad una normativa che troppo spesso mette le amministrazioni in condizione di difficile gestione delle loro funzioni».
«Dietro ogni ricorso c'è un bisogno concreto», ha sentenziato Amoroso, ma l'aumento dei costi legati alle pratiche - oltre alla carenza cronica di giudici e personale che allunga i tempi - ha fatto crollare quelli presentati dai privati dai 3801 del 2000 ai 1954 del 2012.
«È difficilmente comprensibile quale possa essere una plausibile ragione di gravare di costi accessori i cittadini per accedere a una funzione essenziale, cui già contribuiscono con le tasse», ha sottolineato il presidente del Tar. «L'intento palesamente dichiarato del legislatore è di scremare le pratiche, rendendole non alla portata di tutti - ha rilevato Riccardo Alba, presidente dell'Ordine degli avvocati di Venezia -. Per gli appalti poi, l'aumento è al di fuori di ogni logica economica e denuncia l'intento perverso di disincentivare il ricorso al giudice amministrativo: solo di contributi per un appalto da 300 mila euro se ne versano 4 mila subito e 16 mila se si perde in appello. In campagna elettorale tutti i partiti promettevano di ridurre o eliminare l'Imu, ma non ho sentito nessuno proporre di ridurre i costi della giustizia». «Rischiamo di garantirla solo a chi se la può permettere, a scapito della povera gente - ha osservato Zaia - e non mi piace». Un notevole calo di ricorsi si rileva in tema di strumenti urbanistici e sul «piano casa», soprattutto riguardo la prima abitazione, per «l'orientamento di alcuni Comuni a porre ostacoli all'applicazione della norma regionale».
Michela Nicolussi Moro
da Il Corriere del Veneto del 16 marzo 2013; edizione di Vicenza pagina 3
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