«Di questo argomento ho voluto parlare direttamente con Gianroberto Casaleggio, perché avevo il sentore che la posizione No Tav venisse travisata, traducendo la contrarietà agli sprechi con una bocciatura senza appelli dell'alta velocità. Alla fine ci siamo chiariti. Noi vogliamo le infrastrutture e anche loro». Così parlò Massimo Colomban sul Corriere del Veneto del 13 aprile 2013 a pagina 3. Tesi simile ripresa pochi giorni appresso sul portale della stessa testata. Ma siamo sicuri che dalle parti del M5S sappiano bene chi è Colomban? E soprattutto è vero che il M5S sulla Tav la pensi come uno che in fondo in fondo la vuole?
Ad ogni modo Colomban viene così descritto da Nuova Vicenza: «Trevigiano razza Piave ma di mentalità global, convinto liberale con un netto passato a centrodestra ma oggi aperto sostenitore del Movimento 5 Stelle, Massimo Colomban è un personaggio eclettico e proteiforme. Fondatore di un colosso con un fatturato da un miliardo di euro come Permasteelisa (da cui poi è uscito, oggi è in mano ai giapponesi), imprenditore attualmente impegnato nel finanziamento e gestione di una decina di start up in giro per l’Italia, nella sua carriera ha anche ricoperto incarichi di rilievo pubblico: amministratore delegato di Sviluppo Italia Veneto, succursale locale di un’agenzia sorta nei primi anni 2000 sotto il governo Berlusconi, e presidente risanatore di Vegapark, il parco tecnologico a Venezia. In queste settimane il suo nome è tornato alla ribalta proprio per essere uno dei pochi a infrangere il tabù di diffidenza della classe imprenditoriale verso la novità della politica italiana, il fenomeno Grillo... il businessman... nel 2010 si era candidato consigliere regionale con l’Alleanza di Centro a favore del leghista Luca Zaia...».
Il manager è in qualche modo il dominus di un pensatoio made in Nordest, Confapri, popolato, nei suoi gruppi di approfondimento, da soggetti diversissimi. C'è David Borrelli, ex consigliere comunale M5S a Treviso dato per vicinissimo a Casaleggio e mai violentemente ostile al Carroccio. C'è lo stesso Casaleggio. C'è Colomban ovviamente, ma pure Beppe Grillo in persona. Il pensatoio on-line si definisce «Think Tank Group... Gruppo di esperti in strategie e visioni per l’impresa e il lavoro». Tra i membri figura anche il guru del merito Arturo Artom (trascorsi, secondo Europa, a vario titolo tra simpatie rutelliane, berlusconiane, montiane e infine grilline), che più volte Il Fatto quotidiano ha messo alla berlina per i suoi salti della quaglia.
Ma la cosa che fa pensare è che tra il gruppo di pensatori ci sia quel Massimo Malvestio, lontane origini nella galassia dorotea veneta che altri non è che uno dei più fidati consiglieri giuridici del governatore Veneto Luca Zaia. Ora i rapporti tra il M5S e Zaia nel Veneto non sono certo idilliaci. O meglio. Non lo sono tra Zaia e quella parte del M5S che da anni contesta a suon di iniziative sul territorio la costruzione della Pedemontana Veneta (o Spv). Un'opera contestatissima sul cui capo stanno recentemente cadendo molte tegole. Ultima delle quali l'inizio di ben due procedure di indagine da parte della Ue.
Orbene poco prima delle elezioni politiche di marzo i candidati del M5S fecero scintille sulla Spv, annunciando urbi et orbi che una volta giunti tra gli scranni romani avrebbero chiesto al commissario per la Spv, quelle carte (contratti di concessione, piani finanziari, convenzioni) che lo stesso commissario Silvano Venrizzi da anni nega anche a coloro che sono in contenzioso amministrativo proprio sulla Spv.
Da marzo però di quelle carte che dovevano finire sul tavolo della discussione pubblica per effetto dei blitz a cinque stelle a palazzo Madama e a Montecitorio, non s'è più saputo nulla. Tant'è che tra qualche militante veneto del M5S la pulce del dubbio ha cominciato a macinare strada. Zaia è un sostenitore senza se e senza ma della Spv, come lo è il Pdl e il Pd anche se più in sordina. Quando i ricorrenti vinsero il round di primo grado sulla questione Spv Zaia andò su tutte le furie parlando addirittura di «eccesso di democrazia». Parte del M5S Veneto, non certo David Borrelli, gli saltò alla giugulare. Ora si apprende che dentro il think tank in cui non mancano i fautori delle grandi opere, anche se pensate senza sprechi, ci sono Malvestio e Casaleggio (stando a Colomban quantomeno). E qualche militante ha cominciato a temere. A temere che magari a quest'ultimo qualche suggerimento sulla necessità di togliere un pochino di pressione rispetto alle proteste contro la grande arteria sia arrivato. Una arteria, la Spv Montecchio Spresiano, che vale oltre due miliardi di euro in project financing. Somme contestate in termini di costi pendenti in parte sugli enti pubblici e di impatto ambientale.
Ad ogni modo Colomban viene così descritto da Nuova Vicenza: «Trevigiano razza Piave ma di mentalità global, convinto liberale con un netto passato a centrodestra ma oggi aperto sostenitore del Movimento 5 Stelle, Massimo Colomban è un personaggio eclettico e proteiforme. Fondatore di un colosso con un fatturato da un miliardo di euro come Permasteelisa (da cui poi è uscito, oggi è in mano ai giapponesi), imprenditore attualmente impegnato nel finanziamento e gestione di una decina di start up in giro per l’Italia, nella sua carriera ha anche ricoperto incarichi di rilievo pubblico: amministratore delegato di Sviluppo Italia Veneto, succursale locale di un’agenzia sorta nei primi anni 2000 sotto il governo Berlusconi, e presidente risanatore di Vegapark, il parco tecnologico a Venezia. In queste settimane il suo nome è tornato alla ribalta proprio per essere uno dei pochi a infrangere il tabù di diffidenza della classe imprenditoriale verso la novità della politica italiana, il fenomeno Grillo... il businessman... nel 2010 si era candidato consigliere regionale con l’Alleanza di Centro a favore del leghista Luca Zaia...».
Il manager è in qualche modo il dominus di un pensatoio made in Nordest, Confapri, popolato, nei suoi gruppi di approfondimento, da soggetti diversissimi. C'è David Borrelli, ex consigliere comunale M5S a Treviso dato per vicinissimo a Casaleggio e mai violentemente ostile al Carroccio. C'è lo stesso Casaleggio. C'è Colomban ovviamente, ma pure Beppe Grillo in persona. Il pensatoio on-line si definisce «Think Tank Group... Gruppo di esperti in strategie e visioni per l’impresa e il lavoro». Tra i membri figura anche il guru del merito Arturo Artom (trascorsi, secondo Europa, a vario titolo tra simpatie rutelliane, berlusconiane, montiane e infine grilline), che più volte Il Fatto quotidiano ha messo alla berlina per i suoi salti della quaglia.
Ma la cosa che fa pensare è che tra il gruppo di pensatori ci sia quel Massimo Malvestio, lontane origini nella galassia dorotea veneta che altri non è che uno dei più fidati consiglieri giuridici del governatore Veneto Luca Zaia. Ora i rapporti tra il M5S e Zaia nel Veneto non sono certo idilliaci. O meglio. Non lo sono tra Zaia e quella parte del M5S che da anni contesta a suon di iniziative sul territorio la costruzione della Pedemontana Veneta (o Spv). Un'opera contestatissima sul cui capo stanno recentemente cadendo molte tegole. Ultima delle quali l'inizio di ben due procedure di indagine da parte della Ue.
Orbene poco prima delle elezioni politiche di marzo i candidati del M5S fecero scintille sulla Spv, annunciando urbi et orbi che una volta giunti tra gli scranni romani avrebbero chiesto al commissario per la Spv, quelle carte (contratti di concessione, piani finanziari, convenzioni) che lo stesso commissario Silvano Venrizzi da anni nega anche a coloro che sono in contenzioso amministrativo proprio sulla Spv.
Da marzo però di quelle carte che dovevano finire sul tavolo della discussione pubblica per effetto dei blitz a cinque stelle a palazzo Madama e a Montecitorio, non s'è più saputo nulla. Tant'è che tra qualche militante veneto del M5S la pulce del dubbio ha cominciato a macinare strada. Zaia è un sostenitore senza se e senza ma della Spv, come lo è il Pdl e il Pd anche se più in sordina. Quando i ricorrenti vinsero il round di primo grado sulla questione Spv Zaia andò su tutte le furie parlando addirittura di «eccesso di democrazia». Parte del M5S Veneto, non certo David Borrelli, gli saltò alla giugulare. Ora si apprende che dentro il think tank in cui non mancano i fautori delle grandi opere, anche se pensate senza sprechi, ci sono Malvestio e Casaleggio (stando a Colomban quantomeno). E qualche militante ha cominciato a temere. A temere che magari a quest'ultimo qualche suggerimento sulla necessità di togliere un pochino di pressione rispetto alle proteste contro la grande arteria sia arrivato. Una arteria, la Spv Montecchio Spresiano, che vale oltre due miliardi di euro in project financing. Somme contestate in termini di costi pendenti in parte sugli enti pubblici e di impatto ambientale.
Marco Milioni
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