Il possibile azzeramento del «gruppo grandi opere» in seno ai Cinque stelle del Veneto sta mandando in fibrillazione il movimento che il 27 di questo mese ha in calendario una importante riunione su base regionale in cui si dovrebbe discutere di questioni organizzative. Almeno queste sono le indiscrezioni che filtrano da una parte degli attivisti che nel Trevigiano, nel Bassanese e nel Veneziano non hanno preso bene la cosa; tanto che sono cominciati a volare gli stracci. Anzi la cosa viene considerata una manovra intesa in qualche modo a mettere la sordina ad uno dei pochi ambiti in cui il M5S è riuscito ad essere spina nel fianco nei confronti dell'establishment politico ed imprenditoriale, accusato di usare le grandi infrastrutture come occasione di cattiva gestione del territorio condita da appetiti affaristici.
Più nel dettaglio a scatenare l'ira di parecchi attivisti è stata una e-mail datata 18 ottobre 2013 indirizzata ai supporter veneti nella quale si parla di «sciogliemnto del gruppo grandi opere». Tale scelta si renderebbe necessaria, si legge nel documento per «per dare al gruppo una connotazione più attinente alle esigenze operative presenti e future, anche in ottica "regionale" e non più focalizzata puntualmente su singole tematiche, ma analizzando il quadro nel dettaglio della sua complessità e delle sue interrelazioni».
Ora nel documento si parla di ripensamento e riorganizzazione del gruppo e non di cancellazione tout court. I dissenzienti però, paventano la volontà più o meno sottaciuta di inertizzare in qualche modo gli strali che dal gruppo grandi opere in passato erano partiti all'indirizzo di commesse molto chiacchierate come la Valsugana bis, la Pedemontana, i progetti di finanza nella sanità. Il che ha mandato in escandescenza gli attivisti più impegnati sul campo, i quali addirittura temono una manovra concepita dagli aficionados di David Borelli (vicinissimo a Gianroberto Casaleggio, de facto il numero due del M5S dopo Beppe Grillo) tesa a mettere le mani sul gruppo di lavoro che in questi mesi ha portato gli attacchi più duri al cosiddetto sistema veneto nel quale figurano Pdl, Pd e Lega: alla grossa una manovra tesa a centralizzare la gestione del dissenso accolta malissimo da chi invece da anni si batte sul territorio.
Al contempo alcune prossimità di Casaleggio con l'entourage del governatore leghista Luca Zaia non sono passate inosservate alla base dei Cinque Stelle. Come non mancano le critiche allo stesso Borelli che «dopo l'esperienza fallimentare come consigliere a Treviso» visto il pessimo risultato alle comunali di primavera, terminata l'esperienza in comune sarebbe stato chiamato come uomo di fiducia di Casaleggio per le questioni del Veneto. Un imprimatur che non sarebbe stato ben digerito dalla base.
Per di più le stesse tensioni, anche se di intensità minore, si starebbero creando per le nomine di alcuni soggetti incaricati dai parlamentari a seguire tematiche specifiche. Non sono pochi gli attivisti che contestano scelte considerate in qualche modo calate dall'alto e non discusse nei gruppi territoriali. Soprattutto ci si chiede se ci siano emolumenti di sorta e se questi siano stati discussi in rete. E non mancano nemmeno i dissapori per il mancato avvio della piattaforma elettronica che avrebbe dovuto mettere in contatto attivisti ed eletti in seno al M5s sia a livello nazionale che veneto. Alcune indiscrezioni parlano di un gruppo di informatici veneziani che avrebbero già pronta una piattaforma realizzata autonomamente. Una opzione mal vista dagli aficionados di Casaleggio.
Marco Milioni
fonte: www.lasberla.net
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