«Poco traffico, Brebemi pensa di restituire la concessione pubblica nelle mani dello Stato». È questo uno dei passaggi salienti di un breve servizio pubblicato il 25 ottobre su Libero a pagina 21. Lo stesso approfondisce così la materia del rapporto tra investimento pubblico e privato: «Inaugurata il 23 luglio scorso, la prima autostrada italiana costruita (sulla carta) con capitale “privato” si è rivelata un flop e chi l'ha costruita ora corre ai ripari. Sono ore frenetiche e Brebemi, come spiega a Libero una fonte vicina al dossier, sta valutando diverse possibilità. Il ventaglio è ampio e una delle carte prevede, come accennato, l'uscita dal casello. Un'uscita dagli effetti complessi. Il progetto è stato finanziato dalle banche e anche con denaro pubblico, visto che 830 milioni di euro sono stati messi sul piatto dalla Cassa depositi e prestiti, il fondo sovrano italiano controllato dal Tesoro. Quando la Cdp si è seduta al tavolo, ha portato in dote pure una garanzia pubblica, dunque più ampia del suo investimento. Senza dimenticare che attraverso la sua controllata Sace, la stessa Cassa copre con un'assicurazione i 700 milioni di finanziamento Bei (Banca europea degli investimenti)».
Il pezzo termina con una chiusa che lascia sul tappetto molti interrogativi: «Paga pantalone, insomma. Quanto? I conti non sono facili. Sta di fatto che, nell'ipotesi di addio di Brebemi, le banche finanziatrici si rifarebbero sulla galassia pubblica per circa 2 miliardi. La questione, raccontano i ben informati, non è sfuggita al premier Matteo Renzi. Il quale avrebbe mostrato un certo disappunto: non tanto per i quattrini in ballo, quanto per ragioni di «immagine» verso l'estero. Renzi, infatti, teme che il flop dell'operazione Brebemi e Cdp possa rappresentare un deterrente per gli investimenti stranieri sui quali il governo punta per rilanciare l'economia».
Ora la domande nasce spontanea. Si tratta dello stesso futuro che attende la Pedemontana Veneta? In merito il commissario alla Spv Silvano Vernizzi ha sempre fornito ampie rassicurazioni, ma sul versante opposto non possono essere sottaciute le critiche alla partita finanziaria in capo alla Spresiano Montecchio Maggiore espresse a più riprese dai comitati che si battono contro l'autostrada.
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