A metà novembre una inchiesta giornalistica di Report su Hera, una delle più grandi multiutility italiane, ha illuminato zone d'ombra e insinuato molti dubbi sulla gestione della stessa compagnia, anche in relazione ai numerosi collegamenti con il gotha della politica nazionale, specie di centrosinistra, ma non solo.
La trasmissione condotta da Milena Gabanelli ha puntato così i suoi riflettori sull'affaire Hera Comm Mediterranea, un filone dal quali sono emerse liason dangereuse con la galassia riferibile all'ex parlamentare del Pdl Nicola Cosentino, al centro di una serie di inchieste della magistratura per presunti rapporti con la camorra. Inchieste corredate con tanto di arresti eccellenti.
In secondo luogo, Report ha analizzato la vicenda dell'avvelenamento dei suoli su cui ha sede la Hera a Bologna a Via Berti Pichat. Alcuni passi della trasmissione sono stati impressionanti. I dipendenti per anni hanno lavorato in una sede per la quale esistevano prescrizioni in cui si fissava in due ore giornaliere massime la permanenza consentita, proprio in ragione del rischio patito dalel maestranze, a fronte di una permanenza reale in loco da parte dei dipendenti di otto ore e più.
Sulla bomba chimica in via Berti Pichat a Bologna permangono ombre sui piani di risanamento comunali e sul loro avvio concreto; anche l'Arpa emiliana sembra avere avuto un ruolo pilatesco, così come l'ispettorato del lavoro e la Asl competente.
In questo contesto dopodomani la commissione parlamentare bicamerale sul ciclo dei rifiuti, comunemente conosciuta come commissione ecomafie, avrà all'ordine del giorno due dossier importanti. La situazione delle discariche nel Veneto ed il caso Hera. Proprio Hera tra l'altro sta lentamente penetrando in terra Veneta, anche se fra mille polemiche, come è avvenuto a Padova.
Per di più va ricordato che nel ruolo di direttore generale tra il 2006 ed il 2008 Arpa Emilia annoverava Alessandro Bratti, il quale oggi figura a capo della commissione ecomafie in quota Pd. Un dettaglio che non sarebbe andato giù molto volentieri all'ala civatiana dei democratici, anche perché Bratti è sposato con una top manager del gruppo Hera, la dottoressa Rita Rubinucci, della cui liason sentimentale col marito parla diffusamente La Nuova Ferrara. O che la si veda come semplice inopportunità, o che la si veda come potenziale conflitto di interessi, giacché Bratti è pure membro della commissione ambiente, la circostanza starebbe mandando in fibrillazione una parte dei democratici che siedono in commissione ecomafie, a partire da Laura Puppato; alcuni di questi deputati infatti temono il possibile imbarazzo generato da una situazione del genere in cui di riffa o di raffa Bratti finirebbe o potrebbe finire per indagare anche sul suo operato nonché su quello della consorte.
Tutta da decifrare rimane poi, in questa cornice, la posizione del M5S. Tra Emilia, Veneto e Roma gli spifferi e le voci si inseguono da giorni. Alcuni attivisti ferraresi chiederebbero a gran voce di sollevare il caso Bratti, investendo della cosa il vicepresidente grillino della commissione ecomafie, il romano stefano Vignaroli. A quest'ultimo però sarebbero arrivati anche suggerimenti di natura diversa: ovvero "barattare" la battaglia sulla inopportunità della presenza di Bratti nelle due commissioni, con la assunzione, seppur saltuaria, della presidenza pro tempore della Ecomafie proprio da parte di Vignaroli. Il motivo? Evitare di mettere in imbarazzo i componenti di quest'ultima commissione col rischio di paralizzarne i lavori.
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