Gli scarichi del «tubone di Cologna
Veneta», il collettore che raccoglie i reflui conciari della Valchiampo,
saranno oggetto di una accurata analisi presso un laboratorio
indipendente. E se i valori saranno anomali sarà chiesta la chiusura
dell'impianto. Lo annunciano Michele Favaron, uno dei referenti veneti
del «Gruppo d'intervento giuridico», una onlus nazionale attiva sui temi
dell'ambiente e il senatore vicentino Enrico Cappelletti.
I due stamani hanno effettuato un sopralluogo a Cologna Veneta nel Veronese, dove il collettore, da anni al centro di durissime polemiche
per il suo contenuto nocivo, finisce nel fiume Fratta. Da anni infatti
la regione autorizza uno sversamento in deroga ai limiti di legge. Una
circostanza che da anni fa temere un impatto ambientale notevole, specie
sull'agricoltura.
Se al tutto si aggiunge il progetto di prolungamento
del tubo sino alla frazione di Sabbion, sempre a Cologna nel Veronese, e
se si aggiunge l'inquinamento della bassa Veronese, Padovana e
dell'Ovest Vicentino causato dai pfas, si ottiene un quadro che lo
stesso Cappelletti definisce inquietante. «Chiediamo che gli enti
preposti, a partire dalla regione, comincino a fare chiarezza mettendo
in campo indagini mediche ed ambientali serie. Al contempo - precisa
Cappelletti - è bene che l'Ulss 5 ovest Vicentino istituisca il registro
tumori e si adoperi con uno studio ad hoc, verificabile da tutti, circa
la incidenza delle fattispecie cancerogene nella regione di sua
pertinenza». Dal canto suo Favaron precisa che i liquidi raccolti questa
mattina «saranno analizzati da un laboratorio indipendente. Poi in base
alle risultanze informeremo la Forestale, i carabinieri del Noe ed
eventualmente chiederemo all'amministrazione di Cologna, se del caso, di
chiudere l'impianto per esigenze cautelative. Lo prevede la legge».
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