È molto bizzarra o non lo è affatto, dipende dai punti di vista, la coltre di silenzio sul caso servizi segreti, BpVi, Banca Nuova, deflagrato a seguito di due servizi de La Verità e da Il Sole 24 ore. Una coltre squarciata da pochi articoli tra cui uno pubblicato ieri da Il Fatto in pagina 9.
Dallo stesso servizio si apprende che su ordine della procura di Roma vi sarebbero state perquisizioni nelle sedi de Il Sole con l'ipotesi di reato di rivelazione di documentazione coperta dal segreto di Stato. In questo contesto appare singolare la mancata levata di scudi da parte della categoria dei giornalisti: anzitutto alla luce del principio che il diritto all'informazione e alla libertà di espressione, sono due beni giuridicamente preminenti anche rispetto alla sicurezza dello Stato. Si tratta di una cosa ovvia, già ribadita più volte dalla Corte europea dei diritti dell'uomo secondo la quale «la libertà di stampa in quanto essa assicura il doppio diritto a realizzare la libertà di espressione del reporter e quello della collettività di ricevere informazioni di interesse generale».
E rimanendo in tema di banche merita una lettura tutta d'un fiato un servizio pubblicato oggi a pagina 19 su La Nuova Venezia a firma di Renzo Mazzaro. Il quale nell'ambito dell'affaire Banca Etruria -Veneto Banca disvela un lungo fil rouge che va dell'ex ad di Veneto Banca Vincenzo Consoli fino all'ex legale di quest'ultimo, ovvero l'avvocato Massimo Malvestio, da tempo uno dei consigliori del governatore leghista del Veneto Luca Zaia. Tuttavia nel servizio di Mazzaro compaiono tra gli altri anche i nomi dell'ex presidente di VeBa Flavio Trinca, degli ex gemelli della finanza veneta Andrea De Vido ed Enrico Marchi, dell'imprenditore vicentino Claudio Biasia.
Più nel dettaglio Mazzaro focalizza la sua attenzione sul soccorso di alcuni imprenditori del Nordest sotto forma di acquisiti di azioni di Etruria in qualche modo garantiti da Veneto Banca. In un audit MEnzionato da Mazzaro si legge per di più che meno evidente appare la correlazione con l'operazione di acquisto da mezzo milione di euro perfezionata da Malvestio. Il quale alla Nuova spiega di avere usato soldi suoi. Sarebbe interessante capire se Magistratura e commissione di inchiesta parlamentare sulle banche vorranno accendere i loro riflettori sull'ennesimo cono d'ombra made in Veneto.
Marco Milioni
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