(m.m.) Conti cifrati dei servizi segreti presso il gruppo BpVi-Banca Nuova, consulenti infedeli del governo che accedono ad informazioni riservate per poi spifferarle a potenti gruppi privati, l'integrità del bilancio dello Stato messa in discussione da una operazione sui derivati che, almeno potenzialmente, potrebbe far patire in futuro all'Italia una debacle non troppo dissimile da quella patita anni fa in Grecia. Oggi pomeriggio alle tre il question time a Montecitorio è stato un vero e proprio inferno per il ministro dell'Economia Piercarlo Padoan durante il quale i veri protagonisti o sono stati veneti o hanno parlato di vicende anche Venete.
Il ministro infatti è stato incalzato dal deputato veneziano di Scelta civica Enrico Zanetti per il quale ha chiesto lumi sulla vicenda della«talpa di Ernst & Young» che anche un «è un big di Equitalia». Il nome del consulente finito invischiato in una clamorosa inchiesta della magistratura milanese è Susanna Masi. Il ministro, preso di mira da Zanetti, ha dovuto ammettere che la consulente non aveva comunicato al governo di essere sotto indagine penale.
Un'altra interrogazione dal peso specifico rilevantissimo è quella del deputato monzese Daniele Pesco, del M5S, il quale si è rivolto al governo dopo il clamore suscitato dall'affaire BpVi leaks. A fronte di domande precise, soprattutto quelle che riguardano fondi riservati dei servizi che sarebbero stati indirizzati a favore di soggetti riconducibili al Csm, il ministro ha detto di non essere in grado al momento di rivelare ulteriori dettagli, rinviando altri eventuali approfondimenti al Copasir, l'organo parlamentare di controllo sull'intelligence. Dal testo dell'interrogazione di Pesco, la cosa ha destato stupore presso gi addetti ai lvori, erano stati rimossi alcuni riferimenti propio ai collegamenti tra intelligence e il gruppo BpVi-Banca nuova. A detta del vicepresidente della Camera Roberto giachetti, che conduceva i lavori quale presidente pro tempore, si sarebbe trattato di un errore materiale, ma da questo pomeriggio in Transatlantico, gira la voce che non possa essere escluso a priori l'intervento di qualche manina interessata a depotenziare l'interrogazione.
Non meno duro è stato l'intervento di un altro veneziano, il deputato azzurro Renato Brunetta. Il quale ha incalzato per l'ennesima volta il ministro sul vincolo di riservatezza, che in modo incongruo sostiene il deputato e docente accademico, sarebbe calato su alcuni contratti tra lo stato ed alcuni soggetti finanziari di primaria importanza in materia di derivati. Questi ultimi sono strumenti finanziari molto complessi che sulla carta dovrebbero proteggere i prestiti contratti dall'amministrazione centrale. Se redatti male però, vuoi per incompetenza, vuoi per dolo possono alla lunga rilevarsi un micidiale strumento a doppio taglio per la finanza pubblica, soprattutto quando vengono inopinatamente usati per sottrarre dal conteggio del debito pubblico una parte del debito stesso.
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