A promettere battaglia contro l’imminente sbarco di Leroy Merlin all’ex Foro Boario di corso Australia è il Comitato Cattedrale Davanzo, cioè il gruppo di residenti e piccoli negozianti della zona che si batte per la difesa di un «bene artistico-monumentale vincolato dalla Soprintendenza» qual è l’enorme complesso tra Montà e Chiesanuova, progettato dall’architetto Giuseppe Davanzo e dismesso dall’inizio degli anni Settanta. Secondo i portavoce del Comitato (Erica Guzzonato, Fabio Tonello e Alessandro Angrilli), «è inammissibile che un patrimonio immobiliare che appartiene a tutti i padovani venga svenduto, anzi regalato, a una società privata per realizzare l’ennesimo centro commerciale». Come noto, a fine ottobre scorso, il gigante francese del bricolage (in collaborazione con Zed) si è aggiudicato l’area dell’ex macello per cinquant’anni, promettendo un investimento che sfiora i 33 milioni di euro e impegnandosi a realizzare non solo un nuovo cavalcavia sulla tangenziale, ma anche una nuova viabilità per collegare il retro dell’edificio con via Peano e con il nuovo sottopasso ferroviario tra via Bezzecca e via Montà.
«Basta leggere il piano economico finanziario depositato in Comune da Leroy Merlin - denunciano Guzzonato, Tonello e Angrilli - per rendersi conto che il project financing costituisce un vantaggio soltanto per i privati. Mentre il Comune non ci guadagna nulla. Inoltre, di fronte alla rapidità con cui il progetto ha ottenuto quasi tutti i via libera necessari, ci sorge il sospetto che esista un accordo che coinvolge la maggior parte delle forze politiche cittadine, dato che l’unica che si è apertamente schierata al nostro fianco è Daniela Ruffini (consigliera di Coalizione Civica in quota Rifondazione Comunista)». Ma le accuse del Comitato non finiscono qui: «Non è stata fatta un’analisi sulla viabilità e nemmeno uno studio dell’impatto ambientale. In base ai nostri calcoli, l’apertura del Leroy Merlin aumenterà del 25% la mole di traffico su corso Australia, portando da sei a otto milioni il numero di veicoli che ogni anno percorreranno la strada. E per di più non ci sarebbe nemmeno lo spazio per piantare 120 mila nuovi alberi necessari a mitigare l’impennata di smog».
Nella protesta non poteva mancare infine una stoccata al vicesindaco Arturo Lorenzoni: «Pensavamo che il tavolo di partecipazione di Agenda 21 fosse un organo terzo rispetto sia al Comune che a Leroy Merlin. Invece - osservano Guzzonato, Tonello e Angrilli - man mano che proseguivano gli incontri, ci siamo accorti che si trattava soltanto della longa manus di Lorenzoni». Va ricordato che il Comitato, al momento, non ha presentato alternative al piano da 33 milioni di Leroy Merlin, tanto che la replica del professore di Coalizione Civica non si è fatta attendere: «Nel percorso di Agenda 21 non c’è stata alcuna interferenza da parte mia. E tutte le proposte fatte, per dare anche una valenza sociale e culturale all’intervento di Leroy Merlin, sono state adottate dalla giunta e verranno presto discusse con i privati. Se poi qualcuno è a priori ideologicamente contrario e non rispetta il volere della maggioranza non ci posso far nulla».
Davide D'Attino
da Il Corriere del Veneto del 31 marzo 2018, edizione di Padova; pagina 9
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