«Gli ex M5S vincono il ricorso sul simbolo». E poi: «Pronti a riunirci». È questo il titolo scelto dal Corriere della sera di oggi 26 maggio che in pagina 6 pubblica un approfondimento di Roberto Russo. «I giudici della XI sezione del tribunale civile di Genova», cosí si legge nel servizio, in attesa di un pronunciamento nel merito hanno sancito che «tutti i vecchi iscritti hanno il diritto all'utilizzo del nome e del vessillo originario». Ora al di lá della notizia nuda e cruda bisogna peró capire, tra le tante, se questa novitá avrá ripercussioni concrete sulle querelle relative all'utilizzo del simbolo del M5S che hanno caratterizzato l'ultimo sprazzo delle recenti amministrative in Italia e specie nel Veneto. C'è però un'altra partita di cui non si può tenere conto. Secondo i boatos romani il M5S potrebbe presto finire al governo con la Lega. Cosa che smentirebbe la sua parabola di partito anti-sistema. Già la crina seguita in molte amministrazioni locali, per non parlare l'abiura di importanti battaglie a livello nazionale, sono il segnale che il M5S da tempo ha operato un voltafaccia rispetto alla sua visione circa la necessità di un cambiamento radicale della società italiana e dei rapporti internazionali del Paese, vedi Nato per esempio. I continui viaggi dei sodali dei vari Luigi Di Maio e simili dalle parti dell'Eni, delle parti dell'ambasciata israeliana a Roma e dalle parti dell'ambasciata Usa a Roma la dicono lunga. La dicono lunga su un movimento che nei suoi vertici, in amplissima parte di questi, ha deciso di sfruttare il malcontento di un Paese semplicemente per ambire a quelle cadreghe cui per incacità e mancanza di mezzi non sarebbero mai arrivati se non ci fosse stata questa finestra storica. Ma tant'è il sistema ha bisogno anche degli anti-sistema per connotarsi e darsi una cifra. Domani il M5S governerà col Carroccio. Dopodomani, magari dopo una crisi balneare governerà col Pd. E chi non ci assicura che dopo un periodo di trambusto col M5S che si indebolisce perché si disuniscono le sue anime (una base genuina ma grezza, spesso ignorante; un gruppo di arrampicatori sociali disponibili ad assecondare chiunque e la qualunque pur di arrivare ad uno stipendio; un gruppo di pre-infiltrati dalle lobby manovrati per presidiare alcune posizioni chiave) arriverà un nuovo governone tecnico in salsa simil Monti, capitanato da un Carlo Cottarelli di turno o da un Mario Draghi di turno? «Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi» diceva il principe di Salinas a suo nipote ne Il Gattopardo. Col M5S sulla soglia di palazzo Chigi, la storia si ripeterà.
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