giovedì 3 dicembre 2009

Moschee e capponi: il sonno della ragione genera i nostri

Quando la Caritas diocesana, il sindacato, un partito, o la Confindustria organizzano un forum allestito in una struttura privata debbono allertare le autorità? No ovviamente. In Italia c'è libertà di espressione del pensiero. Ed è in forza di tale libertà che agli individui è consentito di pensare usando anche il metro degli imbecilli o dei ladri, magari di entrambi. Basterebbe questo assunto quindi per chiudere il circo delle polemiche scatenate attorno al prossimo forum promosso dall'organizzazione umanitaria Islamic Relief Italia, una sorta di Caritas islamica.

GLI STRALI LEGHISTI. Il Carroccio è partito lancia in resta puntando l'indice contro uno dei relatori invitati per la tre giorni al week-end vicentino: si tratta di Abdel Kafi. Quest'ultimo viene descritto sulla stampa locale dai vertici della Lega in modo inequivocabile: «... cacciato dall'Egitto per le sue idee eversive», in quanto sarebbe un «predicato­re della guerra Santa islamica come "un obbligo imprescindi­bile per tutti i musulmani e le musulmane da espletare in tut­ti i modi, sacrificando la pro­pria vita o con il denaro, la paro­la o il cuore"». Così parlò Alessio Sandoli, segretario cittadino leghista, sul Corriere del Veneto 28 novembre 2009. Peccato che queste affermazioni siano false. Ci ha messo pochi minuti un giornalista serio come Alessio Mannino su Vicenza Più, a sbugiardare Sandoli pargolo, che avendo un babbo giornalista, dovrebbe ben masticare qualcosa su come si acquisiscono le fonti. Ci ha poi pensato la stessa questura vicentina a spiegare che su Kafi non esiste alcun problema. Ma come diceva un vecchio adagio contadino, il grugnito del porco copre anche la voce dell'uomo più savio. E i villi intestinali della storia non sono finiti. Il Carroccio ha pure puntato l'indice contro gli stabili di Vecchia Ferriera nei quali si terrà la manifestazione. Per questi si denunciano irregolarità amministrative e presunti abusi edilizi.

I DIVERSAMENTE ASTUTI.
Così ci vuole poco perché i diversamente astuti del Pd caschino nella arrugginita trappola leghista, per giunta con l'esperto capogruppo democratico in consiglio comunale, tal Federico Formisano, il quale parla di raduno «inopportuno». Formisano viene poi scavalcato a destra dall'assessore all'edilizia privata, il curato aspirante padano ed ecclesiasticamente avvantaggiato Pierangelo Cangini, sempre del Pd che sbraita: la moschea in zona Ponte Alto «è abusiva». Uh a Vicenza il film è cominciato. Per caso il titolo è "La polizia s'incazza"? No, si proietta "L'amministrazione s'accozza".

IL PARADOSSO E LA PAGLIACCIATA.
Ad ogni buon conto i fatti, per chi li conosce e non li ignora, dicono altro. I fatti non descrivono una realtà di vibrante scontro politico tra destra e sinistra, ma di zuffa simile a quella dei capponi di Renzo. Stessa origine, stesse prodezze, stesso destino. Sì perché se gli abusi edilizi esistono da una dozzina d'anni almeno, la Lega si dimentica che sino a 18 mesi fa era stata al governo della città. Dal 2003 al 2008 per la precisione. E che cosa ha fatto per la lotta contro gli illeciti? L'unica consigliera leghista che li denunciava (Franca Equizi) è stata espulsa dal partito. E come mai?

Il peccato originale di quel pezzo di città sta nel fatto che sul piano regolatore vigente sta scritto che lì gli insediamenti possono essere solo produttivi. Ad esempio nel maxi edificio abusivo di Palazzo Oro, assai vicino al luogo islamico incriminato, (edificio abusivo poi de facto graziato da un condono), si scopre un primo altarino. Lì chiese una sanatoria per un abuso edilizio conclamato tal Stefano Stefani. Senatore leghista noto principalmente al pubblico nazionale per la vicenda dei rutti tedeschi. Poco più avanti sempre in zona madrasse si scopre un altro edificio preso di mira dagli uffici tecnici comunali per una storiaccia mai risolta di abusi edilizi. E chi è il proprietario dello stabile che, dio solo sa come, ospita il disco club Totem? Si tratta di una signora, al secolo Margherita Carta Veller, che nel 1998 fu candidata del Carroccio come sindaco. Forse sperava di diventare primo cittadino per obbligare l'amministrazione a sanzionare sé medesima, visto che in dieci anni di centrodestra e 18 mesi di centrosinistra nessuno ci è riuscito?

LA PARABOLA DELL'ASSURDO. Ma tant'è, il bello della parabola vicentina continua. Sempre vicino alla "moschea abusiva" ci sono locali di lap dance e locali per scambisti per i quali sono stati accertati abusi edilizi. In questo caso i big leghisti Manuela Dal Lago e Paolo Franco non invocano l'intervento del ministro dell'interno leghista Bob Maroni. Perché? Temono di trovare qualcuno dei loro aficionados a bordo di sandali tacco 16 impegnato in una battaglia per appendere più in alto un crocifisso tra un poster osè e l'altro? E per rigore amministrativo va aggiunta un'altra cosa. A essere onesti la posizione dei luoghi di preghiera presenti nel quartiere (uno islamico l'altro protestante, animato principalmente da africani) è la meno pesante. Una legge nazionale infatti prevede che siano possibili cambi di destinazione d'uso se le attività insediate fanno riferimento inequivocabile ad associazioni legate alla promozione delle attività filantropiche e sociali. E le comunità religiose rientrano in questo ambito, magari tirando un po' la corda. Vanno ovviamente rispettate le norme sanitarie e quelle di sicurezza, ma gli abusi edilizi non c'entrano a meno che non si modifichi lo stato dei luoghi.

Diversa invece è la situazione di chi al posto di un laboratorio artigianale ci piazza un lap dance o un privé per scambisti, magari gestiti da srl iscritte alla camera di commercio. Che cosa producono? Orgasmi? Corna? Sballi? Ministre? Non so; comunque nulla che abbia qualche attinenza col settore secondario. Insomma, il sonno della ragione genera i nostri.

Marco Milioni
link originale: http://www.lasberla.net/2009/12/moschee-e-capponi

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