(m.m.) Ieri il quotidiano Vicenzapiu.com ha pubblicato un lungo servizio in cui l'ex senatore del Pd Laura Puppato racconta dello sfogo di una sua persona che ha contattato la ex parlamentare del Pd alla quale sarebbero state raccontate le traversie patite da una donna e da suo marito (entrambi affetti da Covid-19) all'Ospedale di Bassano e a quello di Santorso, due nosocomi della provincia di Vicenza. «Mio marito - si legge - è in terapia intensiva a Bassano e prego perché ce la faccia. Il tampone, dopo quattro giorni che lo chiedeva da casa» dove si trovava in auto-isolamento «per aver avuto contatti con gente positiva che ci aveva subito avvertiti, glielo hanno fatto solo dopo che ha raggiunto i 40 di febbre... l'ho caricato in macchina per portarlo in ospedale, stanca di silenzi... lo hanno tenuto per due giorni in una sorta di limbo in attesa dell'esito del tampone, finché non è andato in crisi respiratoria senza che alcun esito arrivasse. Nessuno mi diceva alcunché, silenzio».
Poi un'altro passaggio che riguarda le vicissitudini stavolta patite dalla stessa donna: «Sono giunta al pronto soccorso alle 9 del mattino, per 12 ore non una di meno, sono stata in uno stanzone freddo perché dovevo attendere che finissero il turno delle Tac destinate agli oncologici... alle 16 finalmente la Tac e alle 19 mi comunicano che c’è la polmonite. Faccio notare che dodici ore per una ammalata... evidente... da Covid-19 in uno stanzone freddo con altre persone anziane in attesa di ricovero costituisce una situazione ad alto rischio per tutti. Silenzio. Alle 20 finalmente un letto... Conclusione: a Santorso va chiuso il pronto soccorso perché se si vuole destinare un centro ad una specialistica, oggi per il Coronavirus, va chiuso ogni altro accesso altrimenti si infettano i sani. La cosa è nota e stranota, lo hanno fatto presente anche i medici, ma non lo si fa perché il presidente del Consiglio regionale del Veneto Roberto Ciambetti, l'assessore veneto alla sanità Manuela Lanzarin e il consigliere regionale Nicola Finco» tutti del comprensorio bassanese e tutti leghisti «sono di qui e hanno la pretesa dopo aver mantenuto in vita l'Ulss pedemontana, di fare le nozze coi fichi secchi: così abbiamo una sanità da terzo mondo, l'unica che non ha neppure istituito un numero diretto per i medici di base che devono fare la trafila come un cittadino comune, pur dovendo decidere urgenze e non... Per tornare ai tamponi oggi li fai solo se ti rechi al pronto soccorso con sintomi. Ho cercato il camper-tamponi fuori dai supermercati nei giorni in cui mio marito ha iniziato la quarantena, neanche l'ombra...».
E sullo stesso fronte, il fronte della critiche al sistema sanitario della Regione Veneto capitanata dal presidente della giunta regionale Luca Zaia della Lega, si muove anche il deputato veronese del Pd Alessia Rotta. «Da Zaia solo fake news, mascherine di carta igienica e tamponi a parole... Insinua che il governo nazionale non si stia occupando dei cittadini per nascondere le sue responsabilità». Zaia secondo la Rotta «Alimenta rabbia e malcontento» un comportamento definito «grave e vomitevole». Questo almeno è quanto riportava il quotidiano Vvox.it in un servizio di ieri.
Frattanto si muove Confindustria del Veneto. La quale chiede che le imprese non essenziali riaprano. Si tratta di una richiesta che non è ben vista dai rappresentanti dei lavoratori i quali temono che una politica del genere non faccia altro che facilitare il contagio.
Frattanto si muove Confindustria del Veneto. La quale chiede che le imprese non essenziali riaprano. Si tratta di una richiesta che non è ben vista dai rappresentanti dei lavoratori i quali temono che una politica del genere non faccia altro che facilitare il contagio.
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