(m.m.) In queste ore il quotidiano Repubblica.it racconta di una levata di scudi di Confindustria che vuole infarcire di eccezioni il decreto del governo che impone lo stop della gran parte delle fabbriche. Mentre il Paese tira la cinghia, mentre i gestori di bar e di altre attività simili chiudono senza fiatare, mentre moltissime imprese in modo responsabile bloccano la produzione senza batter ciglio per cercare di contenere la diffusione del contagio, dal cilindro italiano salta fuori la solita conigliata di furbetti che chiedono eccezioni, distinguo, occhi di riguardo (basti pensare alle richieste delle concerie nel Vicentino... il pellame per borsette e scarpe alla moda è notoriamente una produzione strategica come il cibo). Questi furbetti sono i nuovi untori. Quando l'emergenza sarà passata una cittadinanza degna di questo nome dovrà ricordarsi uno per uno i nomi di questi signori e dei politici che li hanno sorretti. Quando avremo il tempo di piangere il sacrificio dei medici, degli infermieri, del personale sanitario, delle forze dell'ordine, dei lavoratori dei settori chiave che hanno perso la loro battaglia con un nemico invisibile, allora sarà giunto il momento di rendere la pariglia al nemico visibile: quello che ha anteposto il suo al bene della collettività, quello che si è mostrato così ingordo da avere reso indissolubile il binomio prendere e intraprendere. Queste persone vanno squalificate dall'esistenza civile, un popolo che si definisce tale non ha bisogno di queste protuberanze ingorde. Gli untori vanno trattati per ciò che sono...
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