Marco Milioni
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venerdì 29 giugno 2018
Liason dangereuse in saor
Marco Milioni
lunedì 25 giugno 2018
Miteni: «Pfas, oltre mille tonnellate utilizzate nel Veneto negli ultimi dieci anni»
sabato 26 maggio 2018
Gli ex M5S vincono il ricorso sul simbolo
«Gli ex M5S vincono il ricorso sul simbolo». E poi: «Pronti a riunirci». È questo il titolo scelto dal Corriere della sera di oggi 26 maggio che in pagina 6 pubblica un approfondimento di Roberto Russo. «I giudici della XI sezione del tribunale civile di Genova», cosí si legge nel servizio, in attesa di un pronunciamento nel merito hanno sancito che «tutti i vecchi iscritti hanno il diritto all'utilizzo del nome e del vessillo originario». Ora al di lá della notizia nuda e cruda bisogna peró capire, tra le tante, se questa novitá avrá ripercussioni concrete sulle querelle relative all'utilizzo del simbolo del M5S che hanno caratterizzato l'ultimo sprazzo delle recenti amministrative in Italia e specie nel Veneto. C'è però un'altra partita di cui non si può tenere conto. Secondo i boatos romani il M5S potrebbe presto finire al governo con la Lega. Cosa che smentirebbe la sua parabola di partito anti-sistema. Già la crina seguita in molte amministrazioni locali, per non parlare l'abiura di importanti battaglie a livello nazionale, sono il segnale che il M5S da tempo ha operato un voltafaccia rispetto alla sua visione circa la necessità di un cambiamento radicale della società italiana e dei rapporti internazionali del Paese, vedi Nato per esempio. I continui viaggi dei sodali dei vari Luigi Di Maio e simili dalle parti dell'Eni, delle parti dell'ambasciata israeliana a Roma e dalle parti dell'ambasciata Usa a Roma la dicono lunga. La dicono lunga su un movimento che nei suoi vertici, in amplissima parte di questi, ha deciso di sfruttare il malcontento di un Paese semplicemente per ambire a quelle cadreghe cui per incacità e mancanza di mezzi non sarebbero mai arrivati se non ci fosse stata questa finestra storica. Ma tant'è il sistema ha bisogno anche degli anti-sistema per connotarsi e darsi una cifra. Domani il M5S governerà col Carroccio. Dopodomani, magari dopo una crisi balneare governerà col Pd. E chi non ci assicura che dopo un periodo di trambusto col M5S che si indebolisce perché si disuniscono le sue anime (una base genuina ma grezza, spesso ignorante; un gruppo di arrampicatori sociali disponibili ad assecondare chiunque e la qualunque pur di arrivare ad uno stipendio; un gruppo di pre-infiltrati dalle lobby manovrati per presidiare alcune posizioni chiave) arriverà un nuovo governone tecnico in salsa simil Monti, capitanato da un Carlo Cottarelli di turno o da un Mario Draghi di turno? «Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi» diceva il principe di Salinas a suo nipote ne Il Gattopardo. Col M5S sulla soglia di palazzo Chigi, la storia si ripeterà.
venerdì 25 maggio 2018
Alilaguna, le liason di Brugnaro e i fratelli Zuin
lunedì 21 maggio 2018
Infrastrutture, le indiscrezioni e la pista veneta
L'ultimo nome che circola è quello di Massimo Malvestio, noto avvocato trevigiano, conosciuto per essere uno degli spin doctor di Zaia, nel suo caso il suo nome sarebbe stato proposto senza che il diretto interessato ne fosse immediatamente messo a conoscenza. Le voci sarebbero già circolate nella base del M5S che non avrebbe gradito i tre nomi perché considerati troppo vicini all'establishment veneto delle infrastrutture. Nella Regione che fu della Serenissima si giocano alcune partite più delicate nel novero delle grandi opere. Basti pensare alla conclusione del Mose, alla bonifica di Marghera, ai canali per le grandi navi e ancora la Pedemontana Veneta, la Valdastico Nord e la Orte Mestre per non parlare della Tav Brescia, Verona Vicenza, Padova. Si tratta di progetti osteggiati dal M5S e che invece la Lega, in una col centrodestra ha sempre caldeggiato. Come è stato più volte spiegato sulla stampa nazionale (dal Fatto e dal Corsera in primis) proprio nel Veneto, in tema di infrastrutture si giocherà una partita cruciale per il Paese, nell'ambito della quale sarà importante capire quanto le lobby che operano alle spalle del comparto infrastrutturale saranno in grado di far sentire il proprio peso sul nascituro governo. Frattanto sul versante della Pedemontana veneta c'è un fronte che rimane aperto. Nel dicembre dello scorso anno Vvox.it pubblicò un approfondimento nel quale si illuminavano alcuni aspetti del finanziamento con cui i privati (una cordata capitanata da Jp Morgan) accordano al concessionario, l'italo-spagnola Sis, un maxi bond in forza del quale lo stesso concessionario conta di completare l'opera affidatale dal concedente pubblico, ovvero la Regione. La questione delicata delineata in quel servizio assumeva una duplice veste. Da una parte c'era il concessionario, che in un report inviato alla borsa irlandese, ovvero agli investitori, spiegava che l'operazione Spv era piena di rischi. Dall'altra lo stesso concessionario precisava però che il rischio d'impresa de facto è scaricato sulla Regione Veneto.
Ora se si pensa a Jp Morgan viene in mente il suo campione italiano ovvero Vittorio Grilli. Il quale oltre a ricoprire un ruolo di primaria importanza nella banca d'affari made in Usa vanta una certa vicinanza con Ilaria Bramezza. Quest'ultima, già enfant prodige alla corte dell'ex ministro Paolo Costa, sarà un caso, è divenuta segretario generale alla programmazione di quella Regione Veneto che poi di riffa o di raffa finisce per fare da mallevadore a quella Sis che a Jp Morgan & Co ha chiesto un finanziamento da paura. Fino ad oggi però questo scenario non ha sollevato chissà quali dubbi nella politica veneta.
domenica 20 maggio 2018
Affaire Montante, le liason con la galassia BpVi
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sabato 28 aprile 2018
Mamme No Pfas: limiti zero nelle reti idriche italiane
Chiara Panarotto
Michela Piccoli