lunedì 28 giugno 2010

Parco della Pace? No, foglia di fico

Non capisco cosa abbiano da festeggiare Variati, la Bottene e i pacifisti della domenica: hanno combattuto per anni, alcuni soltanto a parole, il Dal Molin a stelle e strisce, e ora si ritrovano con un parco ribattezzato della pace accanto ad una caserma con truppe di guerra (i parà della 173a brigata vanno a crepare in Afghanistan e Irak per “esportare la democrazia”). Il trucco sta nella parola “pace”: 650 mila metri quadri di verde a fare da foglia di fico alla sconfitta del no alla Ederle 2. E tutti ad applaudire. Questi o ci sono o ci fanno.

Achille Variati sindaco del Pd, partito contrario a Vicenza e favorevole a Roma, sicuramente è uno che ci fa. «Una grande vittoria della città che pone le fondamenta per la riconciliazione di Vicenza», ha proclamato con ostentato trionfalismo. Il perché lo ostenti è logico: a lui interessa archiviare per sempre la divisione fra i vicentini sulla base per togliersi di dosso una volta per tutte il marchio di capo-popolo delle pentole e beniamino degli “anti-americani” (che poi non è vero, ma la vulgata è questa). Un marchio che nel mercato politico-elettorale non solo non paga più – Achille deve la sua elezione anche ai voti del Presidio e company – ma che ormai i voti glieli farà perdere. I duri e puri del no sono destinati all’eclissamento per inutilità: qual è, infatti, il senso politico della battaglia contro una base che verrà costruita e che ha avuto pure il contentino di un giardino pubblico come premio di consolazione? Questo Variati l’ha capito già da quando, l’anno scorso, ha scaricato pubblicamente la Bottene e compagni. Oggi, col governo Berlusconi che dà il benestare al finanziamento della tangenziale nord (11,5 milioni di euro) e al famoso parco, lo sganciamento dal movimento ex oceanico dei No Base si compie definitivamente.

Achille deve virare al centro, ai voti moderati, se vuole ottenere la riconferma nel 2013 (sempre che non opti, dato l’alto tasso di imprevedibilità della politica italiana, per un seggio parlamentare). Di qui la corte fatta a Claudio Cicero. Ecco, su questo personaggio non vorremmo spendere molte parole. Ci costringe a farlo la realpolitik variatiana, che vorrebbe addirittura fare del campione dell’aeroporto a tutti i costi (lui che dovrebbe fare compagnia, benché per altri motivi, alle Bottene e agli Albera fra gli sconfitti eccellenti di tutta questa vicenda) il nuovo assessore della squadra di Palazzo Trissino. Ci ritroveremmo in giunta l’ex assessore di Huellweck in quota An che fu responsabile operativo in quella precedente dello sconclusionato e impossibile scambio base militare-scalo civile, un'illusione a cui solo un fanatico come lui, ossessionato dalle visioni di aerei sfreccianti e strade trafficate, poteva credere in perfetta buona fede. Lasciamo pure perdere le sue personali inclinazioni ideologiche (il suo totem è il Duce che inaugura le opere del regime), tanto ora mai di cose di questo tipo non frega più niente a nessuno. È che il pacchetto di voti che rappresenta la sua lista civica fa gola ad un centrosinistra che vedrà evaporare quelli alla sua estrema sinistra. È il mondo impersonato da Cicero che Variati vuole inglobare, gente tendenzialmente di centro o di destra e che ama il “fare” (per il fare). Anche perché il centrodestra ufficiale, sprofondato nelle rivalità e nelle lotte per qualche briciola di potere, è completamente in panne e, molto probabilmente, lo resterà a lungo. Con Cicero sarebbe più facile, per Achille, darsi un'immagine credibile di candidato trasversale, tutto fatti e niente preconcetti, capace di accogliere le istanze di chi non si riconosce del Pd e tanto meno nella “sinistra” (ma esiste ancora, a Vicenza e in Italia? Destra e sinistra sono veramente categorie morte e stramorte).

Chiusa la parentesi Cicero, torniamo alle anime belle che giocheranno nel parco. «Festeggeremo il 12 luglio con Marco Paolini all’interno del parco della pace, ci sembra il modo più giusto per continuare a dire il nostro no alla guerra», ha dichiarato tutta contenta Cinzia Bottene. «Sarà la più grande area verde della città dove famiglie, giovani e anziani, bambini e persone disabili, turisti e sportivi, italiani e stranieri, potranno incontrarsi in serenità ed armonia con la speranza che la storia dell'umanità riuscirà a far cadere altri muri: quelli di tutte le basi militari nel mondo», ha sostenuto idilliaco John Giuliari, assessore con delega sognante alla Pace. La Pace, questo mito che spegne il cervello e ammansisce le pecore. L'errore e l'inganno stanno tutti in questo idolo, il vitello d'oro a cui nessuno osa dire no. L’opposizione alla base americana non avrebbe dovuto confondersi fino a identificarsi col pacifismo tout court, perché il risultato è stato di farla passare come l’ennesima protesta di sinistra velleitaria e demagogica, anziché come rivolta in nome della sovranità nazionale e dell’autodeterminazione locale (nonché contro un modello di sviluppo dominato dall'arroganza padronale degli Stati Uniti). Difatti, adesso basta appiccicare l'etichetta della “pace” ad un parco e le ragioni di quella rivolta saranno dimenticate, e la rivolta stessa non sarà servita a niente. Perché mica ci vorranno far bere sul serio la fiaba per poppanti che un po' di verde farebbe cadere i «muri di tutte le basi militari del mondo», spero. La retorica auto-compiacente sa di beffa, e oltre che far ridere fa anche un po' incazzare.

A questo punto, noi che siamo sempre stati contro il Dal Molin americano, diciamo che è arrivato il “the end”. Mettiamocela via, perché noi vicentini, tutti quanti, compresi, anzi in particolare i contrari che si beano con gli alberelli e i “polmoni verdi”, l’americanizzazione di Vicenza ce la meritiamo. Buona passeggiata nel parco.

Alessio Mannino
link originario: http://www.lasberla.net/index.php/2010/06/parco-della-pace-no-foglia-di-fico/

Nessun commento:

Posta un commento