«Completamento infrastrutture: i grandi raccordi a nord dell'Allemagna e della Valdastico che và altresì raccordata a sud... L'alta velocità... fra Torino e Trieste... la Pedemontana Veneta... La Romea commerciale, ma direi una Romea che colleghi fino a Roma... il Veneto come un'area metropolitana fatta di centri e poli in rete... Venezia deve completare il Mose, senza più ritardi... finanziare le energie alternative con l'uso di biomasse... aumentare l’indice di edificabilità... Olimpiadi 2020, dovremmo comunque vada la scadenza, fare nel 2020 le Venetiadi, una scadenza ed un impegno per far decollare il Veneto...». Queste poche righe, in cui si parla anche della Romea commerciale nota anche come Orte Mestre, sembrerebbero uscire dalla bocca di qualche fan azzurro in piena era era Galan o dalla bocca di qualche supporter della democratica Alessandra Moretti, già deputata, già eurodeputata oggi capogruppo del Pd in Regione Veneto.
E invece no. Si tratta di un estratto dal programma elettorale di Massimo Colomban, imprenditore col cuore liberale e di centrodestra che nel 2010 si candidava (poi trombato) alle elezioni regionali assieme a quel centtrodestra fatto da azzurri e Lega che avrebbe portato allo scranno di governatore il leghista Luca Zaia (che da anni di Colomban è amico) e a quello di assessore ai trasporti quel Renato Chisso del Pdl poi finito nell'affaire Mose assieme all'ex governatore azzurro Giancarlo Galan.
Ora magari sarà una quisquilia, ma la domanda, anzi battutaccia, che a mezza bocca già sta girando in provincia di Treviso suona più o meno così. “Colomban è in queste ore assessore in pectore alle partecipate al comune di Roma, la cui assemblea a maggioranza M5S ha appena bocciato sonoramente le olimpiadi. Il sindaco Virginia Raggi sa dei trascorsi filo decoubertiniani di Colomban? Per caso sfumate le olimpiadi Roma si consolerà con le Venetiadi del 2020? Magari organizzate a Torpignattara o nel vicino comune di Ladispoli?”
Battute a parte Colomban può intanto contare su un lusinghiero imprimatur nientepopodimeno che da parte del premier Matteo Renzi, così rivela Il Messaggero. Il quotidiano della famiglia Caltagirone che per motivi più che arcinoti, ben narrati da Il Fatto, in queste settimane coi grillini non è affatto tenero. Stranamente però Colomban sfugge dal radar della testata capitolina. C'entra qualcosa il buon feeling tra Colomban e le grandi opere?
In realtà le liason tra un pezzo del M5S e la galassia Colomban (tra cui alcuni aficionados di Zaia), almeno ai più attenti, è cosa nota.
Nel 2013 alla fine di maggio si accendono per la prima i riflettori su Confapri, una delle creature di Colomban. Nel novembre dello stesso anno una pattuglia di Confapri incontra alcuni esponenti di punta del M5S veneto e la cosa fa venire il mal di pancia ad un pezzo della base. Anche perché Colomban da sempre è un fautore della Pedemontana Veneta, una infrastruttura che oggi rischia l'osso del collo, mentre i grillini, almeno in grandissima parte, la osteggiano duramente. E ancora nel 2013 le frizioni in seno al M5S Veneto a causa della ingombrante presenza di Colomban e del suo think tank deflagrano sui media nazionali.
Rimane da capire se Beppe Grillo, fondatore dei Cinque stelle sia a conoscenza della cosa. C'è però un aspetto da tenere a mente.
La Stampa di oggi spiega come sia la Casaleggio associati a selezionare i curriculum per i posti chiave o per alcuni posti chiave in giunta. Ed è proprio in questa prospettiva che andrebbe letta la chiamata di Colomban. In seno alla Casaleggio infatti una delle vere eminenze grigie, specie per le questioni del Nordest, non è Davide Casaleggio, figlio del fondatore della società di consulenza Gianroberto, bensì Filippo Pittarello. Padovano, vicino al plenipotenziario del M5S nel Veneto, l'eurodeputato David Borrelli, Pittarello è stato ribattezzato su Il Corriere del Veneto «il terzo occhio di Grillo». Proprio Il Corriere del Veneto definisce la sua famiglia di vecchie simpatie berlusconiane: un antico amore per il centrodestra veneto che accomuna i Pittarello e Colomban. C'è poi una ultima curiosità in salsa veneta. Negli elenchi degli appartenenti al think tank Confapri c'è un nome, quello dell'avvocato Massimo Malvestio, amico e consigliori giuridico proprio di Zaia; ma anche legale di fiducia di Vicnenzo Consoli, l'ex ad e poi dg di Veneto Banca finito nel gorgo dello scandalo delle popolari Venete.
Marco Milioni
Che vergogna
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