lunedì 9 maggio 2016

Fiori nelle aiuole per dire no ai pfas

I manifestanti che piantano un centinaio di fiori nelle aiuole antistanti i cancelli della Miteni chiedendo ai dirigenti dell'azienda di innaffiarli con l'acqua di scarico dei cicli dello stabilimento; le maestranze che replicano accogliendo le mamme in bici distribuendo fiori e volantini con scritto «La nostra acqua pulita per le vostre piante, questa fabbrica da cinquant'anni ci dà di che vivere, in salute». 

Giornata dalle due facce, ma senza tensioni, quella di ieri: al centro i Pfas, le sostanze perfluoroalchiliche trovare in falda e per le quali il principale imputato, hanno rimarcato gli organizzatori, «è lo stabilimento di Trissino». La manifestazione, messa in piedi da mamme e cittadini di Montecchio, Brendola, Sovizzo, Altavilla e altri comuni coinvolti dai Pfas è iniziata in piazza Marconi a Montecchio, da dove sono partite circa 500 biciclette per raggiungere il vialone antistante la Miteni a Trissino. Il serpentone nel percorrere i 5 chilometri lungo la provinciale 246 è stato scortato da carabinieri e polizia locale «Dei Castelli»: inevitabile qualche disagio al traffico. A Trissino in segno di solidarietà è sfilato anche un nutrito gruppo di motociclisti.

Mamme e papà con i figli nei seggiolini, soprattutto gente comune, tanti con la pettorina di Legambiente, nel mucchio anche una bandiera No Dal Molin anche se era stata raccomandata l'assenza di simboli. L'altro momento clou della giornata è stato il momento degli interventi. Ad alternarsi al microfono Dario Muraro di Brendola, Piergiorgio Boscagin di Legambiente e portavoce di Acqua Bene Comune e Libera dai Pfas, il coordinamento che raggruppa numerose associazioni, Vincenzo Cordiano, presidente provinciale dell'Associazione Medici per l'ambiente-Isde Italia onlus, e l'avvocato Edoardo Bortolotto che per Medicina Democratica e M5S ha presentato sulla questione Pfas due ricorsi al Tar ed un esposto. Due le richieste che arrivano da Acqua Bene Comune, che ha avviato altrettante petizioni che «in due mesi hanno raggiunto quota 10.000». La prima riguarda una legge ambientale che fissi limiti molto bassi per i Pfas nelle falde ed è rivolta ai Ministeri dell'ambiente e della salute. La seconda, indirizzata alla Regione, è finalizzata ad ottenere che gli acquedotti contaminati siano allacciati a fonti prive di sostanze inquinanti.

da Il Giornale di Vicenza di lunedì 9 maggio 2016; pagina 17

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