(m.m.) A fine giugno di cinquant'anni fa su input di John McLaughling, Billy Cobham, Jan Hammer e di altri musicisti straordinari prendeva corpo la «Mahavishnu orchestra». La band nel solco del jazz di Miles Devis decolló verso una elegante e inarrivabile sperimentazione mescolando jazz, rock, progressive rock, folk, musica classica, musica tradizionale indiana, flamenco assieme ai primi vagiti del nascente hard & heavy. La fusion che ne derivó oltre ad avere influenzato musicisti di ogni genere in ogni luogo del mondo (e forse dello spazio) rimane una delle piú vivide testimonianze del modo con cui non solo i linguaggi ma anche le culture possono dialogare virtuosamente senza perdere le proprie radici. Il notevole successo, anche commerciale, di cui godette il gruppo fino allo scioglimento nei primi '80, è la testimonianza di come anche nella industria musicale, spinta da un pubblico tanto vasto quanto qualificato, concetti come rigore, libertà compositiva, potenza espressiva, innovazione, capacità di comprensione del portato antropologico e sociale della musica, comprensione delle radici, fossero un unicum di cui tenere conto. Oggi il panorama è cambiato: e non in meglio. Tuttavia sotto le ceneri...
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