Dovrebbero essere i maghi della comunicazione e del marketing e invece finiscono per essere più repellenti di uno spammer accanito. La loro inesistente chiarezza poi fa a cazzotti con quella ricerca di visibilità che le aziende affidano loro; ma nonostante ciò le stesse aziende continuano a circondarsi e a pagare comunicatori tanto inefficienti quanto autoreferenziali. Chi fa il giornalista sa bene che ogni santo giorno si trova la casella di posta elettronica intasata dai comunicati stampa aziendali. Si tratta per vero di aziende che in realtà parlano molto male al mondo esterno perché confondono il linguaggio della comunicazione aziendale con quello del marketing. O meglio lo confondono con i peggiori stilemi del linguaggio del marketing. Sicché si è arrivati al punto che la comunicazione aziendale spesso è così autocentrica da avere perso per strada il suo obiettivo primario, quello di spiegare in modo semplice e nitido il punto di vista del committente. Non che me ne freghi molto, visto che la mia opinione su quel mondo di plastica è ben nota, ma la cosa è talmente smaccata da risultare il sintomo dell'impazzimento di un certo tipo di mondo.
Cito il primo comunicato che mi passa per le mani. Leggere per credere: «Grandi cambiamenti al vertice di due note aziende nel segmento abbigliamento per la sicurezza sul lavoro. Sergio Reniero, già responsabile della divisione Diadora Utility, entra in Calzaturificio Orion Spa, azienda veneta leader nella produzione di calzature in poliuretano-bicomponente e poliuretano-gomma con iniezione diretta per utilizzo civile e industriale. Artefice del grande successo della Diadora Utility, divisione specializzata in scarpe da lavoro, Sergio Reniero è riuscito a trasformare un articolo tecnico in un accessorio fashion. A suo favore la specializzazione post universitaria in marketing applicato al segmento tessile e le successive esperienze lavorative nell’ambito della moda. Tra queste, quella in GB Pedrini, marchio di abbigliamento casual molto noto negli anni ’80. Reniero porterà ora la sua expertise in Calzaturificio Orion Spa, solida realtà che da 30 anni si distingue per la produzione di calzature d’avanguardia e per l’etica civile e ambientale con cui opera. Da sempre Calzaturificio Orion Spa investe importanti risorse in termini di innovazione tecnologica, confort e design, sforzi che hanno permesso di creare calzature sicure e al contempo pregevoli per comfort, leggerezza, durata, finiture e stile. Produce oggi oltre tre milioni e mezzo di paia di calzature l’anno di tipo casual e antinfortunistico. Al trentennale dell’azienda, la partnership strategica Reniero - Calzaturificio Orion Spa fa crescere grandi aspettative».
Ma avete letto? Cominciamo con gli errori di grammatica o sintassi. Ci sono due pensieri sospesi, un articolo determinativo sbagliato, un soggetto non chiaro, mentre la forma lascia molto a desiderare. Non parliamo poi dei termini inglesi usati alla cazzo, cito Crozza ovviamente. E non parliamo delle espressioni del tipo "entra in Orion"o della chiusa del comunicato, che sembra rubata da un temino delle medie più che essere stata pensata durante un brainstorming di superspecialisti della comunicazione. Dal sapore superbamente fantozziano è poi uno dei passaggi più delicati, quello che dovrebbe connotare le caratteristiche dell'azienda committente: «... entra in Calzaturificio Orion Spa, azienda veneta leader nella produzione di calzature in poliuretano-bicomponente e poliuretano-gomma con iniezione diretta per utilizzo civile e industriale». Provate ad immaginare in una circostanza analoga una frase del genere: "Sergio Marchionne entra in Fiat, leader nazionale del settore automotive a combustione endotermica a prevalente alimentazione fossil based". Insomma la "supercazzola" di Amici Miei gli fa una pippa... Ma la cosa più assurda è che "'sto poro signor Reniero" non si capisce che cacchio di carica assumerà o che mansione avrà in questa benedetta Orion. Amministratore delegato? Direttore di settore o di divisione? Capo dell'ufficio ricerca e sviluppo? Collaudatore di tomaie? Supercalzolaio laterale? Rilevatore di puzza di piedi? Usciere? Mancano proprio i fondamentali del mestiere. Chi come, dove, quando e perché... Se non si risponde a questo la notizia, per quanto inutile, dove minchia è (cito Montalbano)? Tant'è che l'estensore del comunicato, al posto di mettere come dio comanda e come la base del mestiere vuole, uno straccio di dichiarazione del protagonista, magari di pura circostanza, ti scrive che ti può procurare un'intervista.
Così, ammesso e non concesso, ci sia un giornalista che in preda ad un delirio di aliena bontà pensa di scrivere comunque un articolo, anche questa flebile speranza si perde nel vuoto, come il peto di un pulcino nella galassia. Ed ora dato il giusto spazio alla pars destruens si lasci spazio alla pars construens. Vediamo di rimettere insieme i cocci e di scrivere un comunicato che abbia un capo, una coda, un senso e vediamo soprattutto di scriverlo in Italiano. Certe cose siccome non le so me le invento comunque va bene lo stesso.
«Sergio Reniero dopo un passato di primo piano alla Diadora è da stamani il nuovo direttore generale della padovana Orion, leader veneto nel settore delle calzature da lavoro. La notizia è stata diramata ieri dai vertici della stessa Orion sul sito aziendale. Reniero, 63 anni, bassanese, sposato con due figli, è molto noto nel settore poiché proprio alla Diadora, storico calzaturificio sportivo del Trevigiano, aveva consolidato il ramo delle calzature da lavoro permettendo poi al prodotto di uscire dalla nicchia per diventare un accessorio casual a tutti gli effetti. Reniero, che nel suo curriculum vanta un master in marketing applicato al settore tessile, ieri ha avuto un primo rapido incontro con i vertici della spa di Bagnoli di Sopra. «La Orion - spiega il manager bassanese - è una realtà aziendale solida, presente sul mercato in una posizione di rilievo, attenta alle tematiche ambientali e sociali . Tre milioni di paia di scarpe prodotte ogni anno costituiscono per di più una cifra di tutto rispetto. Ci sono quindi tutti i presupposti per far bene e per impegnarsi al meglio».
Ecco un articoletto così una ipotetica testata locale è capace che lo copia lo incolla e lo pubblica, non tanto perché contenga chissà che notizia ma perché la stessa è comoda da pubblicare (non è un gran merito per il cronista, sia chiaro) ben redatta e soprattutto è chiara; e magari interessa pure a un non addetto ai lavori. Magari con un bel titoletto sbarazzino diventa pure simpatica: "Un bassanese nella galassia di Orion". Ma dove stiamo andando? Ecco, le cose che ho scritto in questo post qualcuno sarebbe pure capace di trasformarle in una "sessione intensive scheduling" di "corporate communication". Quel qualcuno sarebbe pure capace di chiedere ai quattro frollocconi di manager che vanno a seguirle cinque, sei, magari sette mila euro. Al che qualcuno mi dirà: ma perché non lo fai? La domanda non è peregrina. Accetto consigli "profit oriented". I contadini un tempo si limitavano ad urlare: "scheeeeeeei". Amen.
Marco Milioni
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