«A 66 anni dalla fine della guerra, l’Italia è ancora militarmente e politicamente occupata. Tutti i Governi che si sono succeduti, di centro, di destra, di centrodestra e centrosinistra hanno pagato miliardi di lire e poi di euro per sostenere il mantenimento delle basi e dei depositi nucleari americani in Italia e per fare tutte le guerre da loro volute». Questo l'assunto su cui si fonda la manifestazione nazionale che avrà uno dei suoi luoghi di raduno a Vicenza, indetta dal movimento "Per il Bene Comune" (a cui partecipano, fra gli altri, Alternativa di Giulietto Chiesa e Movimento Zero di Massimo Fini legati nell'associazione Uniti&Diversi), nella giornata simbolica del 25 Aprile.
L'appuntamento è all'Alfa Fiera Hotel (Viale dell'Oreficeria 50) dalle 14.30 in poi. Per i vicentini parlerà Cinzia Bottene, consigliere comunale di Vicenza Libera (ma dopo le 18.30 ci sarà la possibilità per tutti di intervenire). Il titolo è indicativo: non sarà la tradizionale, ormai stantìa Festa "della" Liberazione, ma sarà una Festa "per" la Liberazione. Per la liberazione dal dogma dell'alleanza-sudditanza agli Usa. Pariamo subito la prevedibile accusa di anti-americanismo: nessuno ce l'ha col popolo americano. Personalmente, per fare un esempio trovo che pur nel loro modo tipicamente yankee ("fuori dalla mia proprietà") gli anti-statalisti e isolazionisti della bible belt siano di gran lunga preferibili ai colti e supponenti ultra-democratici, di destra e di sinistra, che sia con Bush che con Obama impongono con la forza il vangelo della democrazia universale al mondo intero. Il punto è infatti che l'egemonia mondiale americana non si accontenta più, secondo l'imperialismo classico, di assoggettare terre per colonizzarne le materie prime e per farne mercati per i propri prodotti, ma pretende di "conquistare le menti e i cuori" dei popoli che ahiloro non si sono ancora convertiti al modello di vita occidentale.
Vicenza, con il raddoppio della base militare statunitense, è uno degli epicentri della strategia di dominio globale di Washington. L'anno scorso polemizzai duramente coi No Dal Molin per l'ingiustificato trionfalismo con cui avevano dipinto e dipingono la promessa del sindaco Variati di fare del lato lasciato libero dagli Americani un "Parco della Pace". Fallito l'obbiettivo della protesta - impedire la costruzione della Ederle 2 - mi pareva indecorosamente consolatorio far passare una sconfitta come una vittoria. Oggi, però, c'è chi vorrebbe stendere un'ennesima colata di cemento su quell'area verde strumentalizzando un evento doloroso come l'alluvione vicentino dell'primo novembre scorso, che renderebbe necessaria una mega-sede di protezione civile proprio lì. Tranne Chiara Garbin che è in buona fede, i promotori sono la solita trasversale banda del mattone che imperversa in città: la leghista Dal Lago, Alifuoco (Pd) e il loro giro (a cui si è accodato anche un Germano Raniero ex Presidio: deve avercela proprio a morte, con i suoi ex-compagni). Ecco, piuttosto che darla vinta alle lobby di cui siamo arcistufi, divento all'istante pro-parco.
Alessio Mannino
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