Ipocriti, o cialtroni. Comunque incapaci di dare una risposta seria al problema degli sbarchi. Mettiamo in fila qualche dato, per capirci. Arrivi massicci, Lampedusa in testa, avvengono da anni: per non andare tanto indietro, furono 37 mila nel 2008; poi l'accordo con Gheddafi li fece diminuire drasticamente. Ora che quell'intesa è stata stracciata, nei primi due mesi sono giunte 6.200 persone. Se anche si mantenesse questa media per tutto l'anno (ipotesi non verosimile), si arriverebbe poco sopra l'identica cifra di tre anni fa: numero alto in assoluto, ma irrisorio rispetto agli irregolari presenti nel nostro Paese, stimati in 200 mila nuove unità ogni dodici mesi. Niente comunque, di fronte all'esperienza di una Germania che nella prima metà degli anni Novanta, durante la guerra in Bosnia, pur impegnata nell'integrazione dei lander dell'ex Ddr, accolse 500 mila rifugiati.
La situazione estrema creatasi a Lampedusa è tutt'altro che una sorpresa: il ministro dell'Interno in persona l'aveva preannunciata da un paio di mesi, nulla è stato fatto per attrezzarsi. Le promesse del Cavalier GPM (Ghe Pensi Mi) sono ancora tutte da verificare: serviranno al massimo a svuotare l'isola fino alla prossima emergenza. Perché dietro le dichiarazioni roboanti una cosa è chiarissima: le tendopoli saranno una soluzione di facciata, lasciandole prive di ogni controllo in modo che i loro ospiti possano squagliarsela alla chetichella. Anzi, a frotte, come accaduto a Manduria. Insomma, la classica soluzione all'italiana: facciamo la faccia feroce, ma strizzando l'occhio con il tacito invito a fare i furbi. E che dire dei solenni proclami? Ma quali rimpatri di massa, se i questori spiegano che nelle condizioni attuali si riuscirebbe a eseguirne bene che vada cinque al giorno? Intanto, a proposito di rimpatri, mentre accusiamo l'Europa accumuliamo l'ennesima inadempienza: non abbiamo ancora ratificato la direttiva UE in materia.
Non sappiamo, o fingiamo di non sapere, che le migliaia di immigrati in arrivo non vengono solo dalla Tunisia o dalla Libia, tanto meno per fare i furbi: è una legione di disperati provenienti dai Paesi dell'Africa sub sahariana, devastati da guerre e repressioni scatenate da regimi dittatoriali e corrotti, finanziati per il proprio tornaconto dal civilissimo Occidente. Mandiamo aiuti concreti perché restino a casa loro, è il ritornello reiterato giorni fa dal ministro Tremonti; ma poteva risparmiarsela, visto che negli anni della sua gestione i fondi destinati alla cooperazione allo sviluppo sono scesi da 600 a 170 milioni di euro: meno di un settimo dell'obiettivo dello 0,7% del Pil solennemente sottoscritto dall'Italia negli ultimi G8, L'Aquila compresa. Tutte queste cose la Lega le sa bene, visto che sta al governo: il che le impone di gestire il problema per quello che è, non per i dividendi elettorali che le può portare. Senza giocare sui termini, profughi o clandestini: chiamandoli, e considerandoli, semplicemente persone.
Francesco Jori
da Il Giornale di Vicenza del giorno 4 aprile 2011; pagina prima
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