Ora che anche il vescovo di Vicenza, Beniamino Pizziol, ha fatto sentire la sua voce, tuonando contro gli evasori, la rappresentanza degli industriali della concia sta pensando che sia arrivato il momento di fare un passo in avanti. Non si può programmare la produzione e non si può competere con i cinesi se si vive con la paura che arrivino in fabbrica le gazzelle della Guardia di Finanza. Dopo i blitz delle Fiamme Gialle che hanno messo a nudo le irregolarità di ben due rami della stimatissima famiglia Mastrotto, Arzignano teme di diventare nell'immaginario degli italiani la capitale dell'evasione.
E ovviamente non ci sta perché l'industria della concia non è l'ultima della classe, anzi ha mostrato nella Grande Crisi la capacità di ristrutturarsi in corsa e oggi è in testa alle classifiche dell'export dall'Italia proprio verso la Cina. Sostiene Walter Peretti, presidente della locale sezione concia della Confindustria: «Ci vuole una discontinuità. Bisogna creare un diverso clima di rapporto con le autorità preposte ai controlli, come rappresentanza degli industriali dobbiamo fornire la massima collaborazione per dare informazioni ed evitare il ripetersi di casi di mancato rispetto delle regole. Noi lavoriamo per lo sviluppo e per l'occupazione non per certo per fabbricare evasione». Il presidente Peretti sta attento a misurare le parole ma ha chiaro che l'industria conciaria è a un punto di svolta, accanto all'indubbia affidabilità industriale deve rafforzare la propria credibilità civile. Non è un caso che proprio in questi giorni il presidente della Confindustria Vicenza, Roberto Zuccato, abbia ricordato come nello statuto dell'associazione siano previste sanzioni per comportamenti irregolari degli iscritti. Il paragone è forte, ma dal caso Mastrotto si potrebbe arrivare a sostenere una sorta di «metodo Lo Bello», ovvero che gli evasori debbano e possano essere messi fuori dalla Confindustria.
Nessuno ovviamente vuole arrivare ai casi-limite ed è il motivo per cui Peretti ad Arzignano e Zuccato a Vicenza sostengono che non si può star fermi ad aspettare gli eventi. «Sono molto attento a quanto sta maturando tra gli industriali della concia — dichiara Zuccato —. Io credo che da questa situazione si possa uscire solo con una soluzione politica, se volete chiamatelo patto per la trasparenza ma industria e autorità devono parlarsi, devono poter confrontare le loro informazioni». E' chiaro che siamo solo ai primi passi, bisogna individuare gli interlocutori istituzionali e la metodologia del confronto. Un'esperienza sicuramente significativa è quella degli studi di settore che sono governati da un tavolo centrale a cui siedono l'Agenzia delle Entrate e le rappresentanze di artigiani e commercianti. Ma prima di sedersi gli industriali di Arzignano dovranno accettare che ci si muova per abbattere l'evasione e recuperare gettito, non certo per passare pomeriggi assieme. Una soluzione di questo tipo va costruita ed è lo stesso sindaco di Arzignano, Giorgio Gentilin, a perorarla.
«Il rispetto delle regole e il pagamento delle tasse non si discutono. E gli industriali devono capire che con l'individualismo non si va più da nessuna parte. Ci vogliono soluzioni unitarie. Si potrebbe, ad esempio, recuperare la figura del consiglio tributario del Comune prevista dalle norme vigenti». Gentilin spinge per affrontare il tema evasione con un metodo condiviso perché sa che si sta avvicinando un'altra scadenza delicatissima per il futuro di Arzignano e di tutta la valle del Chiampo, tra due anni le discariche che trattano i fanghi diventeranno sature e bisognerà trovare soluzioni innovative. Se i dati sull'export sono ancora favorevoli ai vicentini, l'industria della concia è comunque condannata a ristrutturarsi continuamente e, di conseguenza, accantonare il contenzioso con le Fiamme Gialle è una condicio sine qua non. «Per essere competitivi non abbiamo assolutamente bisogno di giocare sporco — commenta Peretti — chi ha sbagliato pagherà e ricominceremo daccapo a farci valere ovunque per quello che siamo, tra i migliori del mondo nel nostro mestiere». Prima, però, va trovata una soluzione politica che assicuri trasparenza e legalità. Se volessimo essere un pò retorici diremmo che è scoccata l'ora dei coraggiosi.
Dario Di Vico
da Il Corriere della Sera del giorno 1-09-2011; pagina 12
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