venerdì 24 settembre 2010

Basilea3 e le banche padrone

Non è (solo) un gioco di parole. Anche se molti non se ne sono accorti poiché i media non ne hanno parlato più di tanto, domenica scorsa si è svolto un incontro importante tra i governatori della varie Banche Centrali. In particolare, si stanno gettando le basi per lo “storico” accordo Basilea III. Il primo e il secondo accordo - oramai tutti dovrebbero ammetterlo, anche se i guru dell’economia non lo faranno mai - sono stati un fallimento: le libertà delle Banche che hanno portato alla crisi attuale derivano infatti, in buona parte, proprio dalla fatiscenza e dalla mancanza morale ed etica di tali accordi. Ora è il turno del terzo round. Facile riassumere quanto detto, poiché è di una pochezza disarmante (dunque, come accennato nel titolo, una “non notizia”): il punto saliente è l’abbassamento del rapporto tra capitale reale detenuto da una Banca e quello irreale delle sue attività ponderate per il rischio. Ovvero la riserva frazionaria.

Chiariamo subito, poiché la cosa è semplice (ma sconcertante). I più (ancora!) non lo sanno - oppure lo sanno ma la cosa non li indigna più di tanto - ma una Banca è tenuta per legge (...) a detenere una somma minima di denaro contante, o comunque di facile mobilità, rispetto alla somma complessiva che può utilizzare e mettere in circolazione, sotto forma di vari prodotti, tutti immateriali - occhio che questo è il punto cardine - per le proprie varie attività. Ebbene fino a ora tale somma doveva essere pari al 2 per cento. Che significa? Esempio classico: se una Banca vendeva mutui per 100 milioni di euro, doveva averne in tasca, in modo fisico, due. Solo due. Non più di due. Su cento venduti.

In altre parole, siccome la stragrande maggioranza delle transazioni finanziarie avviene sotto forma immateriale, mediante assegni o molto più spesso trasferimenti di cifre da un conto all’altro con un semplice click di un mouse - ovvero numeri scritti, non altro che numeri - la Banca poteva “permettersi” di detenere realmente solo il 2% per cento di moneta di tali operazioni.

Facile intuire il motivo per il quale una situazione del genere può generare insolvenza immediata della Banca stessa: se solo buona parte dei suoi correntisti andassero tutti insieme agli sportelli ritirando i propri soldi in forma contante la banca fallirebbe all’istante. O farebbe una serie di operazioni, avallate dai governi, per evitare proprio tale possibilità (già oggi ci impongono quasi di utilizzare solo assegni, carte di credito, bancomat e transazioni on-line, no?).

Gli accordi di Basilea III prevedono che tale riserva sia spostata verso l’alto, e precisamente al 7 per cento in luogo del 2 per cento come avveniva fino a ora. Il tutto, a scaglioni, per una entrata a regime solo nel 2019. Di qui la notizia vera, che in realtà per i lettori più attenti non lo è: anche con queste nuove regole, le Banche sono autorizzate, vista l’esiguità dell’aumento della riserva frazionaria, a continuare a fare né più né meno che quello che hanno sempre fatto: strozzinaggio legalizzato. Per di più con denaro che di fatto non hanno, che creano dal nulla, scrivendo mere cifre su un pezzo di carta o su un monitor di un computer. Tutto perfettamente legale.

Attraverso il meccanismo di questa leva, le Banche hanno potuto, e potranno ancora, accumulare un attivo enorme nei propri bilanci, pari a un valore molte decine di volte superiore rispetto al reale capitale che detengono. Il tutto nel sonno costante di un mondo che vive all’ombra di questa verità, e che imperterrito continua a bersi le sciocchezze che gli vengono raccontate dai media di massa. Ivi inclusa questa di Basilea III, delle “nuove regole” che non cambiano in realtà i presupposti di base di un sistema marcio e fraudolento.

Per fare un esempio terra terra e alla portata di tutti, il caso italiano in seguito alla crisi dei mutui subprime del 2007 è emblematico: ci avevano detto, dalle nostre parti, che tale crisi non avrebbe intaccato l’Europa e l’Italia, che le nostre Banche erano più stabili eccetera. A conti fatti e aggiornati a oggi, invece, tale crisi è costata all’Italia, oltre al resto, una contrazione del Pil di cinque punti percentuali. Con quello che ne ha conseguito, ne consegue, e ne conseguirà. Ovvero un disastro.

Oggi che cosa si fa? Si modificano di un poco le regole ma si mantiene la barra a dritta verso la stessa direzione. Le Banche potranno continuare a fare “carne di porco” con i prodotti finanziari, potranno continuare a vendere denaro che di fatto non hanno dietro usura e in senso generale potranno continuare ad andare nella direzione stessa che ha causato la crisi del 2007 e che causerà la prossima imminente ondata. Brutalmente: ancora oggi, le Banche sono di fatto insolventi, ma continuano ad operare, e a succhiare sangue alla gente, come se fossero stabili. Ancora oggi possono arrogarsi il diritto di imporre regole a loro uso e protezione - provate ad andare in banca, senza preavviso, e a prelevare una somma di denaro dal vostro conto che superi un limite minimo imposto dalla banca stessa. Ancora oggi, il mondo è governato da loro, e dai loro vassalli politici e industriali.

Valerio Lo Monaco
da www.ilribelle.com del 23 settembre 2010
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venerdì 17 settembre 2010

Pappeppecori

Il sindaco di Vicenza Achille Variati del Pd continua col suo mantra: i nuovi entrati nella maggioranza si sono progressivamente avvicinati a noi, hanno condiviso molto le nostre scelte. Bene. Prendiamone uno a caso. Il neo assessore dell'Udc Massimo Pecori. Vediamo quanto vicino è stato al centrosinistra in questi ultimi 24 mesi.

Giornale di Vicenza del 19 giugno 2008 pagina 18; Pecori parla del piano programmatico del primo cittadino e lo definisce «Un po’ libro dei sogni... Sul nuovo stadio c’è solo un accenno: si dice che ci vuole, ma non dove». Sempre per vicinanza Pecori il giorno appresso in consiglio comunale boccia il documento fondamentale della giunta sull'indirizzo amministrativo. In autunno scoppia il caso Giglioli. Sul GdV del 23 settembre 2008 (pagina 17, attenzione signor Variati, il 17 porta sfiga) Pecori si unisce al coro di coloro che invocano le dimissioni del sindaco e spara: «È chiaro che c’è un problema di maggioranza, altrimenti farebbe bene a respingere le dimissioni di Giglioli. Variati faccia una riflessione sulla sua maggioranza: lo sostiene ancora?». Il sindaco viene massacrato, ma amichevolmente.

Il 30 novembre 2008 sul GdV Pecori attacca la giunta sul blocco alle vetture, ma a fin di bene visto che la pagina scelta è la numero 13, un numero portafortuna: «Stop alle auto: siamo alle solite. Si attuano piani anti-inquinamento inutili che causano disagi solo alle persone in difficoltà». Pochi giorni dopo, è il 15 di dicembre, il paladino dell'Udc riappare sul GdV in campo neutro (pagina 11). Si parla di tasse sui rifiuti e son dolori per la giunta di centrosinistra: «L’Udc è nettamente contraria all’adozione del provvedimento annunciato dall’amministrazione comunale sul ritocco della tariffa rifiuti. L’aumento va contro le famiglie vicentine in un momento di crisi generale». Lo sostiene il consigliere comunale Massimo Pecori, che commenta: «Non vale a nulla prevedere, anzi promettere, una manciata di generiche agevolazioni che, se effettivamente adottate in futuro (ma quando?), andranno a beneficio di un irrisorio numero di nuclei familiari... Il tentativo misero di far passare la riforma come un atto dovuto per migliorare i servizi alla popolazione e agevolare le famiglie più povere si infrange contro i crudi dati di fatto. È invece necessario dare da subito attuazione alla preannunciata intenzione di ricalibrare il sistema di imposizione applicando il principio del “chi inquina paga”».

Passano pochi giorni e sentite come Il Giornale di Vicenza il 20 dicembre racconta la posizione assunta da Pecori sul bilancio comunale: «Dai banchi dell’opposizione, intanto, continuano a partire cannonate. Massimo Pecori (Udc) lamenta un aumento degli sprechi a fronte dei sacrifici richiesti ai vicentini con l’aumento della tariffa rifiuti. L’ultimo caso è l’albero natalizio di piazza dei Signori, addobbato due volte, con incremento dei costi». Non male per il compagno Pecori.

Il sarà assessore dell'Udc, sapendo in cuor suo che comunque è vicino al centrosinistra, passa con serenità il santo natale. Ma poco dopo la befana lascia un carico di carbone ardente nella calza a rete, maglia larga ovviamente, del primo cittadino. Il GdV del 10 gennaio 2009 non dà adito ad equivoci: «Questa vicenda ha fatto compattare l’opposizione (in fondo già si capisce che la cosa gli dispiace, Ndr) mandando in pezzi la credibilità e l’autorevolezza del sindaco e della giunta. Non ci fossero di mezzo i soldi dei cittadini ci sarebbe da ridere. Finora abbiamo assistito a una condotta irrazionale da parte dell’amministrazione comunale». Tiè.

E siccome il carnevale si avvicina e siccome a carnevale ogni scherzo vale anche il sarà assessore ombra Claudio Cicero attacca la giunta ben sapendo che questo è un ottimo metodo per entrarvi. La storia la racconta il GdV del 28 Gennaio 2009 pagina 13 (che fortuna per il sarà assessore ombra, questo il vero motivo della sua superdelega, la cabala?). «È ancora scontro sulle condizioni delle strade. Dopo l’annuncio del Comune, intenzionato a eliminare e sostituire le mattonelle colabrodo di contrà Gazzolle, contrà Cabianca e contrà Piancoli, risponde l’ex assessore alla Mobilità Claudio Cicero, oggi consigliere di opposizione, che quelle mattonelle fortissimamente volle e che oggi difende». E Cicero impugna la mitragliatrice: «Finché ero io l’assessore, non c’erano stati problemi. Il motivo? Semplice: veniva eseguita una corretta manutenzione periodica. Negli ultimi otto mesi non so cosa sia successo: la manutenzione non è stata fatta, le riparazioni sono state fatte in modo errato. Sembra che si voglia boicottare quella pavimentazione, che aveva fatto risparmiare molti soldi e si era dimostrata affidabile. Se il criterio per sostituirla è soltanto qualche sconnessione, allora dovremmo dare un’occhiata ai cubetti di porfido delle strade vicine, o del piazzale di Monte Berico, oppure della rotatoria della stazione, che versa in condizioni pietose». Vai Claudio, è quasi idillio. Il 17 febbraio invece si riunisce la commissione bilancio del comune. Pecori ricompare sulla questione dell'Ici troppo alta per i possessori di terreni (di grosse immobiliari?) e sbotta: «Scandaloso, non tengono conto di una delle crisi economiche più gravi di sempre».

Frattanto arriva la primavera e Pecori dopo aver fatto le pulizie pasquali si ricorda che è bene di tanto in tanto dare una mazzata alla giunta amica. Non si sa mai. Qualcosa succede sempre. Infatti l'uomo dell'Udc il 25 maggio 2009 rende nota urbi et orbi la sua enciclica (“rerum tangentialis”) contro la bozza progettuale della nuova circonvallazione nord; enciclica poi trasformata poi in una più umile richiesta di dibattito in consiglio comunale: «Quanto abbiamo visto pubblicato sulla stampa con gli innumerevoli e lunghi raccordi, rappresenta un immane sperpero di territorio, tra l’altro a danno del solo Comune di Vicenza, a fronte invece di notevoli benefici per i Comuni contermini. Ciò grazie al fatto che Vicenza, contrariamente a quello che da decenni accade nei Comuni contermini, ha da sempre privilegiato l’integrità territoriale delle sue frazioni, concedendo col contagocce minime trasformazioni edilizie ai propri residenti». Passano poche settimane e durante il consiglio comunale del 2 luglio Pecori stavolta non solo se la prende solo con la giunta, ma pure con la municipalizzata di San Biagio: «Si stia dando la gestione della città in mano al consiglio d’amministrazione di Aim».

Intanto il 30 novembre c'è un nuovo consiglio comunale. Pecori, il quale sa che Variati è stato eletto anche coi voti dei Verdi e degli ambientalisti in genere si precipita a dire che è a favore di un inceneritore a Vicenza. Poi durante la notte tra il 10 e l'11 dicembre 2009 arriva in aula il sì al Pat ovvero al nuovo piano regolatore con relativi interessi milionari dietro. L'Udc, un tempo contraria si astiene. Pecori poi proferisce una frase sibillina: «Ora è il nostro Pat, quello che la città attendeva da anni, ma ad ogni modo non ci vedo risvolti politici immediati». Passano otto mesi dall'approvazione del “loro” Pat e Pecori passa in giunta. Poteri del Pat o poteri dietro al Pat? Intanto però rimane scolpita nel cemento una frase famosa di Pecori pubblicata su Il Corriere del Veneto: «Questo risultato non ce lo aspettavamo... Le scelte si fanno e se ne pagano le conseguenze. Se dovevamo scegliere per vincere saremmo andati con Variati, visto che in molti lo davano per vincente». Era il 29 aprile 2008 e Pecori, assieme a Cicero, a Lia Sartori e alla Lega aveva appena perso le elezioni. Pagare le conseguenze. E chi ha pagato in questo caso?

Marco Milioni
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