sabato 28 aprile 2018

Mamme No Pfas: limiti zero nelle reti idriche italiane

Ricevo dal Comitato mamme no Pfas e volentieri pubblico...

I pfas sono sostanze chimiche non esistenti in natura, sono interferenti endocrini, persistenti in quanto non degradabili biologicamente ma solo per mezzo di pirolisi. Sono bioaccumulabili, ormai ubiquitarie, data la grande diffusione commerciale dei prodotti che le contengono. All’indomani della scoperta della immanente contaminazione dell’acquifero indifferenziato che alimenta le falde a cui attinge acqua un distretto comprendente tre province come Verona, Vicenza e Padova, distretto abitato da 350.000 persone, sono stati fissati, a scopo precauzionale, limiti stringenti per le acque potabili pari a 1030 nanogrammi su litro, tanto da obbligare i gestori degli acquedotti ad installare filtri nei centri di emungimento prima della distribuzione acquedottistica. É dimostrato che tali limiti, a causa del preponderante bioaccumulo e dei tempi di emivita dei Pfas , permettono un ulteriore aggravamento della contaminazione del sangue che nelle zone non contaminate risulta essere variabile da 1,5 a 8 nanogrammi su millilitri di siero, mentre nelle province contaminate raggiunge picchi di 600 nanogrammi su millilitro ed oltre. La Regione Veneto nella consapevolezza della gravità della situazione e in attesa del cambio delle fonti di approvvigionamento li ha abbassati autonomamente garantendoci all'oggi valori nell'acqua potabile più vicini allo zero virtuale. Attualmente i filtri vengono cambiati con frequenza ravvicinata con una spesa economica elevata; nulla però è paragonabile ai danni fisiologici che sembra possano derivare da tale disastro ambientale. Le mamme No Pfas fanno proprio il principio di precauzione sancito dalla Unione europea nel suo trattato costitutivo. Pertanto pretendiamo limiti zero per l'intera Italia e per l'intera Unione Europea. I tutori dei nostri figli siamo noi. Pertanto non ci arrenderemo fino a che non avremo la sicurezza che tutto ciò che viene intentato dalle autorità è volto a garantire la loro sicurezza.

Per il Comitato Mamme No Pfas
Chiara Panarotto
Michela Piccoli

venerdì 27 aprile 2018

Pfas, Fazio: diatriba sui limiti? Cortina fumogena

(m.m.) «La diatriba sui cosiddetti limiti, che più correttamente vengono definiti livelli di performance, tra Regione Veneto e Ministero dell’Ambiente è solo un modo per gettare fumo negli occhi degli spettatori. I due partner ovvero il governatore leghista del Veneto Luca Zaia e il ministro dell'ambiente Luca Galletti si prestano ad una pantomima che serve ad oscurare le richieste di quanti lottano per un'acqua non inquinata visto che chiedere un qualunque limite accettabile per i Pfas nell'acqua potabile significa accettare che in essa siano presenti queste sostanze perfluorate che sono assai nocive». A parlare senza peli sulla lingua è il medico Giovanni Fazio, uno degli attivisti più noti del Cillsa, il comitato che ad Arzignano in provincia di Vicenza da anni sta ingaggiando una battaglia ad alzo zero per un ambiente più pulito. E sia che si parli di inquinanti derivati dalle lavorazioni della concia o dei derivati del floro alla base dell'affaire Miteni, Fazio ritiene che salute ed ecologia debbano rimanere una priorità». Peraltro l'attivista sulla querelle che da mesi coinvolge parlamento, governo, Istituto superiore di sanità e Regione Veneto e che una settimana fa ha distillato il suo ultimo capitolo, ha una idea precisa: considerandola alla stregua di un finto bersaglio.

Senta Fazio lei ogni volta che si parla di limiti e il caso Pfas non fa eccezione, storce il naso. Come mai?
«Purtroppo con questo palleggiamento tra Roma e Venezia si rischia di disorientare l'opinione pubblica che avrebbe bisogno di ben altre risposte».

Sarebbe a dire?
«L’Isde, l'associazione dei medici per l’ambiente non ha mai accettato né la validità dei cosiddetti limiti né un altro marchingegno per giustificare la presenza di perfluorati nell’acqua e nei cibi e cioè la Dga o dose giornaliera accettabile: in questo caso si parla di perfluorati chiaramente. Dico di più. L’Efsa, ovvero l'ente europeo per la difesa degli alimenti ha già approntato la nuova Dga per cui i più ingenui esultano, ma questa misura che dovrebbe rendere cibi e acqua commestibili anche in presenza di sostanze tossicche, non è sorretta da alcuna base scientifica; inoltre propone dei livelli addirittura più alti di quelli fissati recentemente dal decreto della Regione Veneto. Lei capisce in che mani siamo no?».  

Che riflessione fate a questo punto?
«A nostro avviso non esiste nessuna quantità accettabile di perfluorati negli alimenti per tre semplici ragioni. Uno, siamo in presenza di molecole persistenti nell’ambiente, cioè sostanze che una volta penetrate negli organismi animali o vegetali impiegano anni per essere eliminate. Due, queste molecole si bioaccumulano, cioè, oltre alla dose giornaliera che ingeriamo con l’acqua, accumuliamo nel nostro organismo la parte ingerita con gli alimenti contaminati come carne, latticini, verdure, uova e via dicendo. Tre, ricordiamo che abbiamo a che fare con interferenti endocrini: ovvero sostanze che assomigliano ai nostri ormoni e che interferiscono con l’equilibrio ormonale del nostro organismo determinando danni irreversibili, soprattutto nell’età della crescita e durante la gestazione. Io sono anche stufo di dover ripetere queste cose all'infinito. Son cose che tutti i medici sanno o dovrebbero sapere».

Voi proponete Pfas zero come limite di massima sicurezza. Un orizzonte del genere però impone un passaggio in parlamento. Che non c'è mai stato. La circostanza invece che in materia di limiti si dia di sovente all'Istituto superiore di sanità de facto la possibilitá di sostituirsi al legislatore facendo leva su una discrezionalitá amplissima è per voi oggetto di preoccupazione?
«Ci mancherebbe che non siamo preoccupati. Il parlamento, espressione della volontà popolare dovrebbe votare una legge che escluda da ogni alimento la presenza di sostanze estranee se documentatamente tossiche. Questo criterio chiaramente si applica anche a sostanze che non siano Pfas sia chiaro».

Ci sono vie di mezzo?
«Non esistono vie dimezzo. Chi chiede limiti o altro sono le compagnie multinazionali interessate più che alla salute dei cittadini e alla salubrità dei loro prodotti al profitto che esse ricavano dalla loro produzione e vendita. Le lobby che vigilano su questi interessi colossali sono ampiamente rappresentate nei luoghi giusti del parlamento europeo e degli altri centri decisionali della Ue. Il loro compito è quello di far passare, a qualunque costo, il proprio interesse: si veda per esempio il recente rinvio dell’esclusione del glifosato dal canestro delle sostanze proibite in agricoltura».

Dire zero Pfas, per citare una categoria mediaticamente in auge, significa però che lo stesso criterio andrebbe adottato per sostanze tanto nocive o piú nocive. La politica e la scienza sono in ngrado di fate i conti con gli interessi che l'industria chiaramente asserisce di accampare legittimamente? Si tratta di una richiesta velleitaria? O ci sono spazi di manovra?
«Da questo punto di vista è ovvio che gli spazi sono i cittadini che devono strapparli con la lotta, col sudore, con le battaglie condotte con le unghie e con i denti. Non c'è alternativa se si vuole raggiungere l'obiettivo. Ricordato tutto ciò, perché lo si dimentica sempre in fretta, andrebbe precisato un aspetto cruciale».

Quale?
La scienza deve essere libera da condizionamenti economici. Per questo la scuola e l’università non devono avere sponsor di nessun genere. La difesa della scuola privata da parte delle lobby, rappresentate in parlamento e nei media dalle correnti liberiste, mira al controllo dell’informazione scientifica, su farmaci, alimenti e quant'altro.

Perché?
«Perché sono evidenti quindi i rischi derivanti dalla privatizzazione della scuola e della sanità. Sono queste le grandi questioni del nuovo millennio di cui però la politica parla poco per non disturbare i manovratori».

E la politica?
«Per quanto riguarda il ruolo della politica e di alcuni ambiti della pubblica ammistrazione i fatti depongono per un atteggiamento diciamo di riguardo nei confronti di Miteni e di ciò che essa rappresenta. Riteniamo che, al di là delle chiacchiere e di alcune misure prese solo per auto-proteggere la propria immagine, le istituzioni abbiano e stiano giocando in maniera molto sporca».

E quindi?
«E quindi il movimento ecologista non avrà mai vita facile. La lotta sarà lunga e difficile. Tuttavia queste questioni si risolvono soltanto minando il consenso di coloro che ci governano a qualunque partito appartengano. Per certi versi si tratta di una partita simile a quella dei No Tav in Val Susa o quella contro il Tap in Puglia. Il nodo è politico ed emblematico di quanto sta avvenendo in Italia e nel pianeta. La lotta per la difesa dei nostri figli e nipoti è anche un valore di vita. Un valore del quale fare tesoro anche in termini di politica e di dignità. Usare questo filtro nella vita di tutti i giorni ci aiuta a smascherare chi sta dalla parte di chi».

mercoledì 25 aprile 2018

I coniglieri comunali

(m.m.) Durante le ultime settimane ho incontrato una mezza dozzina di consiglieri comunali di varie città del Veneto e di ogni schieramento politico i quali come se nulla fosse piagnucolavano col sottoscritto adducendo una bestialità. Quella secondo cui una amministrazione comunale a fronte di un accesso agli atti del consigliere che sta espletando il suo sindacato ispettivo, ha trenta giorni per rispondere. Bene si tratta di una idiozia (o di una idiozia detatta dalla malafede o dalal paura) e se trovo un consigliere comunale che ha voglia di sostenere davanti al sottoscritto ancora una volta questa scemenza gli faccio un occhio nero. Che saranno due se a sostenere questa idiozia è un funzionario pubblico. In ossequio alle disposizioni del Tuel il consigliere nell'espletamento del suo mandato ispettivo ha facoltà di accesso immediata alla documentazione, salvo il tempo materiale per cercarla e riprodurla in caso di estrazione di copia. Per vero c'è una sentenza del Tar Calabria (sentenza 221 del 2011), che ha una valenza assai marginale peraltro, che ha giudicato legittima la redazione di un regolamento di un comune calabrese che estendeva a trenta giorni il limite, ma a fronte di una richiesta di più documenti. Pertanto questa fattispecie, sulla cui debolezza giuridica molto ci sarebbe da dire, può essere richiamata da occhiuti funzionari comunali gelosi degli archivi loro affidati, se e solo se, la richiesta di documenti è plurima, vasta e se tale filtro è già normato da un regolamento comunale. Siccome queste due condizioni non si verificano praticamente mai, invito gli aspiranti rappresentanti del popolo a non tediarmi con altre stupidaggini perché sarò brutale nella punizione di queste argomentazioni. Il consigliere chiede ciò che vuole quando vuole. «I consiglieri comunali hanno un non condizionato diritto di accesso a tutti gli atti che possano essere d'utilità all'espletamento delle loro funzioni» (Consiglio di Stato, sentenza 4525 del 5 settembre 2014; Consiglio di Stato, sez. V, 17 settembre 2010, n. 6963; 9 ottobre 2007, n. 5264)... Le prerogative di accesso agli atti dopo due tre settimane dalla elezione in consiglio dovrebbero essere maneggiate come sex toy da una milf dell'industria del porno californiano. Sputi cordiali...

Portello, alcol e tuffi serali nel Piovego: residenti esasperati

I bongos suonano all'impazzata e le percussioni, insieme alla musica degli stereo, rimbombano lungo l'argine del Portello. Un gruppo di giovani urla degli incitamenti, il tasso alcolico fa il resto ed è così che un ragazzo si toglie i vestiti al chiaro di luna, resta in mutande e si tuffa nel Piovego, lanciandosi dalla scalinata cinquecentesca. È accaduto venerdì notte, una prima volta, e poi ancora sabato notte. I residenti sono furiosi e hanno filmato la bravata. Siamo all'ombra dei Navigli di Chicco Contin. Ma gli abitanti non ce l'hanno con la kermesse, non direttamente almeno. Le numerose telefonate di protesta infatti hanno investito la polizia municipale, tuttavia sono servite a poco: la pattuglia passa, chiede ai ragazzi di abbassare il volume e, appena gira l'angolo, tutto riprende da capo. Due notti non si dorme e una sì e così una settimana trascorre con cinque notti in bianco su sette. Il secondo round della baraonda arriva al mattino: sporcizia ovunque, cartoni di vino e lattine di birra dappertutto, la bella scalinata vittima delle bravate di un gruppo di menefreghisti che pensa solo a spassarsela, in forme balorde, in barba al rispetto degli altri e alle regole dello stesso divertimento. «Diciamo basta con tutta la forza che abbiamo», urlano i residenti. «Non ce l'abbiamo direttamente con i Navigli - spiega Giorgio Nunia, uno degli abitanti - ma è innegabile che questi maleducati siano attratti dagli eventi lungo viale Colombo. I bongos fino alle quattro del mattino sono insopportabili, poi fanno festini con tanto di balli sull'attracco delle barche, con il rischio di romperlo perché non è fatto per reggere quel peso. I Navigli saranno pure blindati, ma qualcuno di tutti questi vigilantes potrebbe pure allungarsi fino alla scalinata che tutto sommato dista solamente pochi metri. Abbiamo protestato con il Comune e l'assessore Andrea Micalizzi ci ha promesso di occuparsene, almeno rispetto ai passaggi della polizia locale». «Già fatto, abbiamo già provato ad allontanare queste persone più di una volta», riferisce Contin, patron dei Navigli, «ma senza risultati. Non hanno rispetto per nessuno: non sono nostri clienti e ai nostri vigilantes hanno risposto con spocchia che erano su strada pubblica e non avevano nessuna autorità per dargli ordini. Se ne fregano di un rimprovero, qui sono necessarie le forze dell'ordine. Del resto i miei collaboratori vanno lì senza un titolo». Poi precisa: «noi chiudiamo al musica a mezzanotte spaccata; la lordura che viene ritrovata al mattino (vino e birra) non gliela vendiamo noi ed è facilmente dimostrabile perché nessun chiosco ha quella robaccia». Tra qualche giorno aprirà anche la casetta in legno del bar "I tre gradini", che occuperà l'altra parte del lungargine, quella non data in concessione a Contin. Potrebbe essere un deterrente, «solo se anche loro», sottolinea Contin, «avranno le nostre stesse regole di vigilanza, pulizia e guardiania, anche notturna. Se la concessione l'avessi avuta tutta io, questi fenomeni non sarebbero accaduti».

da Il Mattino di Padova del 24 aprile 2018; pagina 21

sabato 21 aprile 2018

Miteni critica la manifestazione di domani a Trissino

La manifestazione ambientalista di domani a Trissino nel Vientino, contro la contaminazione da Pfas che ha coinvolto il Veneto centrale vede la netta contrarietà della Miteni, la fabbrica finita nel mirino degli investigatori. Tale contrarietà è stata espressa dalla stessa società in una breve nota pubblicata ieri sul quotidiano berico Vicenzapiu.com.