martedì 19 marzo 2013

Il Tar: «C'è crisi, aiutiamo le imprese Basta liti fra enti, bloccano le opere»

In un periodo di recessione l'economia non ha certo bisogno di fermarsi davanti a nuovi semafori rossi, bensì di trovare una spinta verso la ripresa. E in tal senso può giocare un ruolo chiave la magistratura amministrativa, evitando di bloccare la realizzazione delle grandi opere con un'interpretazione troppo rigida delle norme, per optare a favore di una flessibilità intesa come proficua collaborazione tra enti pubblici, finalizzata a una soluzione extragiudiziaria. In parole povere l'invito è di non ricorrere al giudice per cavilli burocratici capaci di bloccare per mesi un progetto, quando si possono risolvere mettendosi attorno a un tavolo. È l'auspicio con cui il presidente del Tar Veneto, Bruno Amoroso, ha aperto ieri a Venezia l'anno giudiziario: «Il giudice amministrativo dev'essere consapevole della grave responsabilità che lo vede protagonista del progresso del Paese e compiere un rilevante mutamento del suo approccio tradizionale al contenzioso. Il bene comune è oggi quello della crescita dell'economia e della salvaguardia dello stato sociale e dei livelli occupazionali e noi possiamo svolgere un ruolo costruttivo, rivedendo la scala dei valori. La magistratura non può e non deve effettuare nessuna supplenza a fronte di incoerenze politiche e amministrative - ha incalzato Amoroso - sembra difficile giustificare che la decisione sulle sorti di grandi opere di interesse nazionale possa essere devoluta a un giudice a causa di contrasti tra enti pubblici o tra enti e privati cittadini, in presenza di una vastissima gamma di strumenti di conciliazione in sede extragiudiziaria. È evidente che la disamina di legittimità di competenza del giudice possa comportare compromissione o ritardi nell'esecuzione di importanti progetti. Una volta che grandi amministrazioni abbiano deliberato programmi economicamente significativi per l'economia nazionale non è ammissibile che minori centri di potere possano interferire, spesso con ottuse posizioni, nel processo esecutivo.

È quindi necessaria una più intensa collaborazione tra le amministrazioni, una più convinta condivisione degli scopi. Il Tar potrà mediare tra i bisogni degli amministrati e i centri di potere, pur operando negli stretti limiti della legalità». Amoroso punta insomma a una «giustizia sensibile», capace di adeguarsi alle esigenze del momento, perchè «siamo tutti nella stessa barca e tutti insieme dobbiamo remare per non interrompere la crescita del Paese». È la stessa ratio alla base della valanga di sospensive alla legge regionale che limitava le aperture domenicali concesse dal Tar alla grande distribuzione, prima di rimandare il giudizio finale alla Consulta. «In tempi di crisi l'imprenditorialità va sostenuta». Assist colto al volo dal governatore Luca Zaia, «buon cliente di Tar e Consiglio di Stato (con 444 e 160 ricorsi, l'80% dei quali vinto), preoccupato per una spending review raffazzonata che ci obbliga a tagliare le spese pubbliche, esponendo la Regione a un mare di ricorsi. Come quelli che fermano le opere pubbliche, tipo la Pedemontana, e allora mi domando perchè il giudice non possa chiedere il danno erariale al cittadino che usa il ricorso per fini strumentali». «Il ruolo del Tar non dev'essere soltanto quello della caccia all'errore delle amministrazioni, che non vanno viste come il nemico contro cui sparare - ha rimarcato Giorgio Orsoni, sindaco di Venezia - la nostra legge è complessa, farraginosa, contraddittoria e l'onere della giurisdizione è dare razionalità ad una normativa che troppo spesso mette le amministrazioni in condizione di difficile gestione delle loro funzioni». «Dietro ogni ricorso c'è un bisogno concreto», ha sentenziato Amoroso, ma l'aumento dei costi legati alle pratiche - oltre alla carenza cronica di giudici e personale che allunga i tempi - ha fatto crollare quelli presentati dai privati dai 3801 del 2000 ai 1954 del 2012.

«È difficilmente comprensibile quale possa essere una plausibile ragione di gravare di costi accessori i cittadini per accedere a una funzione essenziale, cui già contribuiscono con le tasse», ha sottolineato il presidente del Tar. «L'intento palesamente dichiarato del legislatore è di scremare le pratiche, rendendole non alla portata di tutti - ha rilevato Riccardo Alba, presidente dell'Ordine degli avvocati di Venezia -. Per gli appalti poi, l'aumento è al di fuori di ogni logica economica e denuncia l'intento perverso di disincentivare il ricorso al giudice amministrativo: solo di contributi per un appalto da 300 mila euro se ne versano 4 mila subito e 16 mila se si perde in appello. In campagna elettorale tutti i partiti promettevano di ridurre o eliminare l'Imu, ma non ho sentito nessuno proporre di ridurre i costi della giustizia». «Rischiamo di garantirla solo a chi se la può permettere, a scapito della povera gente - ha osservato Zaia - e non mi piace». Un notevole calo di ricorsi si rileva in tema di strumenti urbanistici e sul «piano casa», soprattutto riguardo la prima abitazione, per «l'orientamento di alcuni Comuni a porre ostacoli all'applicazione della norma regionale».

Michela Nicolussi Moro
da Il Corriere del Veneto del 16 marzo 2013; edizione di Vicenza pagina 3

mercoledì 6 marzo 2013

Pranzo, fiori e inviti: caro assessore ci spieghi le spese di quei convegni

Egregio assessore Donazzan,
come ricorderà alcuni mesi addietro ho inviato una lettera al presidente della Regione Zaia, oggetto della quale era il consistente contributo erogato in favore del Coisp per l'organizzazione di alcuni eventi. Più in particolare in quell'occasione ho chiesto di accedere agli atti per verificare come fosse stato possibile spendere 38 mila euro per tre convegni. Nella dichiarazione con cui Lei ha pubblicamente replicato alla mia istanza (Corriere del Veneto, 31 ottobre 2012), dopo aver criticato «Filippi e i suoi», a Suo giudizio incapaci di «dimostrare un po' più di dinamismo», ha concluso affermando che «Patrocinio e contributi li ridarei domani, se solo ci fossero i soldi». Adesso che, dopo una defatigante attesa delle autorizzazioni, ho potuto finalmente avere accesso – solamente - ad una parte degli atti (quelli relativi a due dei convegni), sono in grado di capire meglio il Suo entusiamo auto - apologetico. Nella lettera con la quale il 22 luglio 2009 il segretario regionale del Coisp chiede una integrazione ai 20 mila euro già concessi per i due convegni del 28 febbraio e del 4 aprile 2009, uno tenuto a Padova e l'altro a Bassano del Grappa, tra i motivi a sostegno della richiesta di aumento dello stanziamento originariamente concesso vi è infatti un illuminante passaggio. Si afferma cioè che «gli ospiti dell'assessore Donazzan sono stati molti di più rispetto a quanti previsti in precedenza». Già era previsto che i fondi stanziati dovessero servire anche per omaggiare un significativo numero di Suoi ospiti con un adeguato pranzo, forse per poterli ristorare della fatica di aver assistito ad un convegno di ben tre ore. Poi, si sa come vanno queste cose, gli ospiti non vengono mai da soli, e per l'effetto, alla fine, come dice il segretario del Coisp, «sono stati molti di più rispetto a quanti previsti». Può essere che, come dice Lei, Filippi e i suoi difettino di dinamismo. Di sicuro Lei i suoi parecchi ospiti non difettavano di appetito. È davvero convinta che sia opportuno utilizzare fondi pubblici per portare a pranzo i propri ospiti? E, visto che ci siamo, sempre in tema di opportunità, scorrendo il rendiconto della somma liquidata, che ammonta ad un totale di 22 mila euro circa, nella quale i pranzi e l'ospitalità assommano a circa 3.700 euro complessivi, compaiono altre non meno discutibili voci di spesa. Quale quella, ad esempio, dei 2 mila euro per i «fiori». Mi scusi Assessore, ma viste le somme per pranzi e fiori, erano due convegni con ragazzi delle scuole medie, o era un matrimonio? Lo chiedo perché poi ci sono ben 10.200 euro per «affitto videoproiettore ecc...». Un «ecc...» in cui, leggendo la documentazione, parrebbe rientrare anche la videoripresa dei lavori. Anche se i video, per quanto io li abbia cercati in rete, non sono riuscito a trovarli. Mi permetto di dire che si tratta comunque di una spesa di entità esorbitante. E tutto questo a tacere, ancora, dei ben 6.500 euro spesi per «buste, inviti, ecc.», evidentemente realizzate con materiali di pregio, nonché dei 500 euro di compenso per il moderatore, ovvero 250 euro per ciascuna delle due mattinate di tre ore. Moderatore non proprio moderato nei compensi, viene a dire. Ora, a prescindere dalle Sue valutazioni sull'organizzazione che io rappresento, il caso vuole che i poliziotti del Siulp siano anche, per l'appunto, come me, contribuenti della Regione medesima. Ed in tale veste siamo decisamente contrariati dal modo in cui sono stati spesi quei soldi. Le risorse della Pubblica Amministrazione devono essere stanziate con maggiore oculatezza. In attesa di poter finalmente ottenere l'autorizzazione per accedere alle singole fatture, che, ad oggi, inspiegabilmente, ancora non è stata concessa, mi auguro che la prossimavolta, se mai ve ne sarà una, abbia almeno la premura di limitare il numero dei Suoi ospiti.

Silvano Filippi - segretario regionale Siulp Veneto
da Il Corriere del Veneto del 6 marzo 2013, edizione di Venezia; pagina 5