domenica 21 agosto 2016

Messa in magazzino don Floriano ci riprova

Non si arrende don Floriano Abrahamowicz: costretto a smantellare il box costruito nel suo giardino e trasformato in una piccola cappella, episodio finito davanti al giudice per abuso edilizio, ha pensato di ricreare lo stesso ambiente a pochi metri di distanza, in un piccolo magazzino di via Levade a Paese. Don Floriano, passato alla cronaca per il requiem celebrato nel 2013 in memoria del criminale nazista Erich Priebke e per alcune considerazioni sull'olocausto che hanno sollevato non poco scalpore, non è un tipo che demorde facilmente. Sacerdote lefebvriano, difende strenuamente il suo culto anche a costo d'inventarsi situazioni sempre diverse pur di celebrare le messe seguite, ogni domenica, da qualche decina di persone.

Adesso la sua cappella privata è diventata quel magazzino di via Levade. E, ovviamente, il via vai non è passato inosservato. I residenti però non sono insorti per questo, ma per il fatto che don Abrahamowicz abbia deciso di creare un luogo di culto in un magazzino, apparentemente, senza alcun permesso. E qualcuno ha pensato bene di segnalare la cosa in Comune, anche perché il cambio di destinazione d'uso per piccole strutture analoghe alla cappella da poco realizzata, è stato praticamente sempre negato a tutti.

Una lettera è già stata spedita in Comune sottolineando anche i pericoli per la sicurezza, ma ancora senza alcuna risposta. «Non solo ha messo delle panche per i fedeli - dicono i residenti ma ha anche rivestito quel magazzino con dei pannelli in legno. Fino a pochi mesi fa invece era tutto completamente ricoperto di lamiere. Sinceramente non troviamo giusto che lui abbia potuto fare quello che ha voluto senza che nessuno gli abbia detto niente. Un magazzino di certo non ha la destinazione d'uso per diventare luogo di culto. E là dentro ci celebra anche messe cui partecipano una ventina di persone. La gente ci va come se fosse una parrocchia qualsiasi». La via, insomma, è in rivolta. La patata bollente adesso è tra le mani del sindaco Francesco Pietrobon: come minimo i residenti si aspettano un'ispezione da parte della polizia locale per capire come stanno le cose.

Paolo Calia
da Il Gazzettino edizione di Treviso; 15 agosto 2016 pagina V
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venerdì 5 agosto 2016

Roma, scenari e discariche

Cos'ha a che fare, direttamente o indirettamente, Manlio Cerroni, «il re dei monnezzari», e il suo business sui rifiuti, con il mondo del Movimento cinque stelle, le sue idee e poi le sue pratiche? Anche su questo c’è una storia che va raccontata. La domanda che qualunque militante sincero dei cinque stelle si sta ponendo in queste ore per ricostruire il faticoso puzzle che è la verità a Roma, può trovare qualche traccia interessante in una storia illuminante di questi anni, che siamo in grado di svelare.

Negli anni a cavallo tra il 2012 e 2013 Gianroberto Casaleggio, in parallelo con la costruzione del Movimento cinque stelle - le avvisaglie del «boom», che in tanti non avevano sentito, c’erano già state nelle amministrative del 2012, e ovviamente in tutto l’autunno e inverno dello Tsunami Tour - fondò assieme ad alcuni suoi amici un network parallelo al Movimento, chiamato Think Tank Group. C’erano fin dalla fondazione alcuni imprenditori, professionisti, e in seguito anche parlamentari del M5S di strettissima fiducia della Casaleggio (David Borrelli, che oggi è europarlamentare e è forse l’uomo più fidato di Davide Casaleggio, e Vito Crimi) e della Lega. Ma soprattutto, assieme a Casaleggio e a Grillo - i cui nomi in un secondo momento furono tolti dalla schermata del Think Tank Group - fondatore del gruppo fu Antonio Bertolotto, presidente della Marcopolo engineering. Marcopolo è l’azienda leader italiana di rigassificatori, anche se ha chiesto da poco il concordato preventivo. Si occupa da trent’anni della «messa in sicurezza della discarica attraverso la captazione, la depurazione e distruzione del biogas che viene valorizzato come combustibile per produrre energia verde».

Possiede più di quaranta impianti, e alcuni anche nell’area di Roma. In particolare ad Albano. In pratica Bertolotto ha lanciato il business (pionieristico, trent’anni fa) degli impianti che trasformano in biogas i gas delle discariche e del processo di compostaggio dei rifiuti. Un’azienda green, cos’ha a che fare con Manlio Cerroni? Ad Albano la Marcopolo ha, in modo del tutto legittimo, operato in stretta partnership con la Pontina Ambiente, assieme alla Colari una delle società di compostaggio di Cerroni. Cerroni smaltisce i rifiuti, e Bertolotto ci estrae biogas. Il legame era talmente stretto e strutturale che Marcopolo, che ha sede legale in provincia di Cuneo, a Roma risponde al medesimo indirizzo e numero civico (sulla via Ardeatina) e allo stesso numero di telefono dell’azienda di Cerroni. Altro particolare interessante, nell’elenco dei fondatori di Think Tank Group Bertolotto compare come presidente di una onlus, la Sosesi. Come se il rapporto tra quel network - così vicino ideologicamente e materialmente al neonato Movimento - e il business dei rifiuti non fosse proprio coincidente con la propaganda cinque stelle sui rifiuti zero e la raccolta differenziata al 90%. Non c'è nulla di male naturalmente a lavorare con Cerroni (che è indagato, ma per l’impianto di trattamento meccanico di Rocca Cencia, quello che la neo assessora Paola Muraro chiese a Daniele Fortini di utilizzare, ottenendone un sacrosanto, legalitario rifiuto).

Ma il cortocircuito è incredibile: il M5S, che ha fatto tutta la propaganda pubblica e l’ascesa politica con le campagna sul blog (della Casaleggio) sui rifiuti zero e la differenziata, ha nel suo network (tra i fondatori) l’imprenditore big dei rigassificatori, amico storico di Gianroberto Casaleggio, con cui cofondò il Group. Una volta scoperchiato, il vaso di Pandora degli intrecci tra partito e aziende, e dei conflitti d’interessi potenziali o attuali, non smette di spargere l’odore della politica che cela il mondo degli affari.

Jacopo Iacoboni
fonte La Stampa del 4 agosto 2016
url: http://www.lastampa.it/2016/08/04/italia/politica/quel-legame-che-risale-da-cerroni-al-network-di-casaleggio-orexINgeO1eIX7sgRlOGFK/pagina.html