venerdì 30 dicembre 2011

Tar Lazio: stop alla Pedemontana Veneta

Stop clamoroso per la Pedemontana Veneta. Lo ha deciso il Tar del Lazio con una sentenza del 24 dicembre che è stata resa pubblica ieri. A ricorrere alla magistratura amministrativa era stato Patrizio Zen un residente a Loria nel Trevigiano, il quale aveva sollevato il problema di una serie di incongruità nel tracciato che lo interessava, ma anche nell'iter che aveva condotto alla nomina del commissario Silvano Vernizzi. Ed è per questo motivo che in queste ore la notizia sta facendo il giro dei media trevigiani. La stessa notizia però si riverbera direttamente su tutto il tracciato della Spv, un tracciato che per la maggior parte interessa la provincia berica, area Bassanese inclusa. A rivelare ulteriori dettagli è il portale on-line de La Tribuna di Treviso sul quale oggi si legge che i giudici amministrativi hanno considerato «illegittima la dichiarazione dello stato di emergenza nel settore del traffico e della mobilità nel territorio dei comuni di Treviso e Vicenza, firmata dal premier Silvio Berlusconi il 31 luglio 2009, e la successiva ordinanza del 15 agosto con le disposizioni urgenti di protezione civile per fronteggiare l’emergenza».

Il quotidiano della Marca poi cita testualmente un passo della sentenza spiegando che vengono così invalidate «non soltanto le proroghe successivamente disposte con riferimento alla delega di poteri nei confronti dell’organismo commissariale, ma anche le determinazioni assunte dal commissario delegato Silvano Vernizzi». E tra queste c'è il progetto definitivo firmato il 20 settembre scorso: ovvero il cuore dell'intera trafila amministrativa. Sul piano giuridico la chiave di volta del ricorso è la contestazione della dichiarazione dello stato emergenziale, che ha permesso al commissario delegato Vernizzi di approvare il progetto definitivo al posto del Cipe, il comitato interministeriale di riferimento.

La questione di fondo però è che lo stesso schema giuridico, anche se con sfumature diverse, è stato ripreso anche da altri ricorrenti rispetto alla cui azione legale è previsto a breve sempre un giudizio al Tar. «A questo punto - fa sapere Massimo Follesa, uno dei portavoce del coordinamento dei comitati che si oppone alla Spv, il Covepa - logica vorrebbe che quei pochi lavori iniziati, a nostro avviso contra legem, siano subito bloccati. Cosa che sulle prima risulterebbe proprio in questi termini». Follesa si dice certo che le parti giudicate soccombenti, a partire dal commissariato presieduto da Vernizzi, faranno ricorso al Consiglio di Stato. «Noi però - spiega ancora Follesa - oltre ad esprimere soddisfazione per il pronunziamento del Tar non ci tireremo indietro perché siamo consapevoli della bontà delle nostre ragioni».

Marco Milioni
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venerdì 9 dicembre 2011

Si scrive Despar. Si legge mafia?

La catena di supermercati Despar puzza di mafia. A dirlo è la Direzione nazionale antimafia che da anni indaga sul colosso della grande distribuzione e sugli interessi delle cosche nell'intero settore agroalimentare. Dietro la Despar, secondo gli inquirenti, potrebbe addirittura esserci l'attuale capo di Cosa Nostra, nonche' il quinto latitante più ricercato al mondo e superboss di Trapani, Matteo Messina Denaro. Lo scorso 10 maggio, durante una vasta operazione della Dia di Roma e della squadra mobile di Caserta, vengono arrestate 68 persone. Secondo il giudice per le indagini preliminari, Marzia Castaldi, lungo la Penisola c'é un asse criminale tra la camorra del clan dei Casalesi e la mafia trapanese che «impone il monopolio dei trasporti su gomma ai commercianti che operano nel settore dei prodotti ortofrutticoli, con la conseguente lievitazione dei prezzi».

Al centro del patto, la gestione del mercato ortofrutticolo di Fondi (Mof), situato nel Lazio, quasi al confine con la Campania. Si tratta della struttura più grande d'Italia che i magistrati antimafia definiscono un «contesto asfissiante, vera negazione dei piu' elementari principi economici liberal-democratici», perche' all'interno di questo sistema a nessun operatore commerciale «era dato sfuggire alle maglie di siffatta spartizione (...) a prescindere dalla qualità o meno del servizio reso e della concorrenzialità del prezzo richiesto e pagato». Tra le 68 persone arrestate in quell'operazione, ci sono anche i fratelli Antonio e Massimo Sfraga, che gestiscono a Strasatti, una frazione del comune siciliano di Marsala, un grande centro per la commercializzazione dei prodotti ortofrutticoli. I due fratelli verranno poi scarcerati dal tribunale del Riesame di Napoli, il 10 giugno, per «mancanza dei gravi indizi di colpevolezza»...



Alessandro De Pascale
LaVocedellevoci.it del 9 dicembre 2011
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http://www.lavocedellevoci.it/inchieste1.php?id=322

Nota a margine
Per questioni di natura legale una buona parte di questo articolo è stata rimossa. L'ultima revisione è del 24 luglio 2014. Le considerazioni a margine di tale scelta sono qui spiegate. Ad ogni modo per ragioni di studio, di approfondimento o per altre eventuali ragioni la copia integrale dell'articolo può essere richiesta a Marco Milioni, il responsabile di questo blog (mrk223@gmail.com).