venerdì 30 settembre 2016

Colomban, da Zaia a Raggi passando per il Mose, la Tav, le olimpiadi e la Spv

«Completamento infrastrutture: i grandi raccordi a nord dell'Allemagna e della Valdastico che và altresì raccordata a sud... L'alta velocità... fra Torino e Trieste... la Pedemontana Veneta... La Romea commerciale, ma direi una Romea che colleghi fino a Roma... il Veneto come un'area metropolitana fatta di centri e poli in rete... Venezia deve completare il Mose, senza più ritardi... finanziare le energie alternative con l'uso di biomasse... aumentare l’indice di edificabilità... Olimpiadi 2020, dovremmo comunque vada la scadenza, fare nel 2020 le Venetiadi, una scadenza ed un impegno per far decollare il Veneto...». Queste poche righe, in cui si parla anche della Romea commerciale nota anche come Orte Mestre, sembrerebbero uscire dalla bocca di qualche fan azzurro in piena era era Galan o dalla bocca di qualche supporter della democratica Alessandra Moretti, già deputata, già eurodeputata oggi capogruppo del Pd in Regione Veneto.

E invece no. Si tratta di un estratto dal programma elettorale di Massimo Colomban, imprenditore col cuore liberale e di centrodestra che nel 2010 si candidava (poi trombato) alle elezioni regionali assieme a quel centtrodestra fatto da azzurri e Lega che avrebbe portato allo scranno di governatore il leghista Luca Zaia (che da anni di Colomban è amico) e a quello di assessore ai trasporti quel Renato Chisso del Pdl poi finito nell'affaire Mose assieme all'ex governatore azzurro Giancarlo Galan. Ora magari sarà una quisquilia, ma la domanda, anzi battutaccia, che a mezza bocca già sta girando in provincia di Treviso suona più o meno così. “Colomban è in queste ore assessore in pectore alle partecipate al comune di Roma, la cui assemblea a maggioranza M5S ha appena bocciato sonoramente le olimpiadi. Il sindaco Virginia Raggi sa dei trascorsi filo decoubertiniani di Colomban? Per caso sfumate le olimpiadi Roma si consolerà con le Venetiadi del 2020? Magari organizzate a Torpignattara o nel vicino comune di Ladispoli?”

Battute a parte Colomban può intanto contare su un lusinghiero imprimatur nientepopodimeno che da parte del premier Matteo Renzi, così rivela Il Messaggero. Il quotidiano della famiglia Caltagirone che per motivi più che arcinoti, ben narrati da Il Fatto, in queste settimane coi grillini non è affatto tenero. Stranamente però Colomban sfugge dal radar della testata capitolina. C'entra qualcosa il buon feeling tra Colomban e le grandi opere? In realtà le liason tra un pezzo del M5S e la galassia Colomban (tra cui alcuni aficionados di Zaia), almeno ai più attenti, è cosa nota.

Nel 2013 alla fine di maggio si accendono per la prima i riflettori su Confapri, una delle creature di Colomban. Nel novembre dello stesso anno una pattuglia di Confapri incontra alcuni esponenti di punta del M5S veneto e la cosa fa venire il mal di pancia ad un pezzo della base. Anche perché Colomban da sempre è un fautore della Pedemontana Veneta, una infrastruttura che oggi rischia l'osso del collo, mentre i grillini, almeno in grandissima parte, la osteggiano duramente. E ancora nel 2013 le frizioni in seno al M5S Veneto a causa della ingombrante presenza di Colomban e del suo think tank deflagrano sui media nazionali. Rimane da capire se Beppe Grillo, fondatore dei Cinque stelle sia a conoscenza della cosa. C'è però un aspetto da tenere a mente.

La Stampa di oggi spiega come sia la Casaleggio associati a selezionare i curriculum per i posti chiave o per alcuni posti chiave in giunta. Ed è proprio in questa prospettiva che andrebbe letta la chiamata di Colomban. In seno alla Casaleggio infatti una delle vere eminenze grigie, specie per le questioni del Nordest, non è Davide Casaleggio, figlio del fondatore della società di consulenza Gianroberto, bensì Filippo Pittarello. Padovano, vicino al plenipotenziario del M5S nel Veneto, l'eurodeputato David Borrelli, Pittarello è stato ribattezzato su Il Corriere del Veneto «il terzo occhio di Grillo». Proprio Il Corriere del Veneto definisce la sua famiglia di vecchie simpatie berlusconiane: un antico amore per il centrodestra veneto che accomuna i Pittarello e Colomban. C'è poi una ultima curiosità in salsa veneta. Negli elenchi degli appartenenti al think tank Confapri c'è un nome, quello dell'avvocato Massimo Malvestio, amico e consigliori giuridico proprio di Zaia; ma anche legale di fiducia di Vicnenzo Consoli, l'ex ad e poi dg di Veneto Banca finito nel gorgo dello scandalo delle popolari Venete.

Marco Milioni

Pfas, al Via i controlli su uva e altri frutti

«Sono 183 i campioni di uva, pere e mele che saranno analizzati nel corso dell'indagine disposta dalla Regione, in particolare dalla direzione "Prevenzione, sicurezza alimentare e veterinaria", in accordo con l'Istituto superiore di sanità, per verificare la presenza di sostanze perfluoro-alchiliche». Così racconta il GdV di ieri. Nel servizio pubblicato a pagina 18 si legge tra l'altro che «... la Regione ha inviato in proposito una comunicazione alle Ulss interessate: i territori... sono quelli delle Ulss 5 Ovest Vicentino, 6 Vicenza, 17 Este- Monselice, 20 Verona, 21 Legnago. Scendendo nel dettaglio... i campionamenti per l'uva da vino, che potranno riguardare tanto i grappoli già vendemmiati, quanto i frutti ancora appesi alle viti, saranno effettuati, per quanto riguarda il Vicentino, in aziende agricole di Alonte Brendola, Lonigo, e Sarego; altri comuni interessati sono Albaredo d'Adige, Arcole, Cologna Veneta, Legnago, Montagnana, Pressana, Roveredo, Terrazzo e Zimella». 

LEGGI L'INTERO SERVIZI DEL GDV

mercoledì 28 settembre 2016

Obbligo di denunciare i pozzi e di pagare le analisi per i Pfas

Il Comune di Montagnana ribadisce l'ordine e fissa la data ultima del 17 ottobre per adempiere Già trovata la sostanza in due prelievi nel sottosuolo.

Le analisi costano da 90 a 150 euro Acqua contaminata da Pfas, spuntano i primi casi di limiti sforati e il Comune rilancia la necessità di censire i pozzi cittadini e di provvedere alle analisi. I Pfas e le analisi. Dal 2013 è stata riscontrata la presenza sostanze perfluoro alchiliche (i Pfas) in acque sotterranee, acque superficiali e acque potabili di buona parte del Basso Veneto. Si tratta di sostanze inquinanti derivanti dall'attività conciaria del Chiampo, che possono essere dannose per gli esseri umani. Per questo i principali enti di tutela e di governo (Cnr, Ministero, Istituto superiore di sanità e Regione) hanno attivato un piano di monitoraggio del territorio per valutare l'effettiva presenza e incidenza di questi inquinanti.

Nell'aprile 2014, in particolare, la Regione ha invitato i Comuni a dotarsi di un'ordinanza per imporre ai cittadini di denunciare la presenza di pozzi e di effettuare negli stessi delle analisi specifiche. Il Comune di Montagnana ha emesso l'ordinanza il 6 febbraio 2015, destinata a chi utilizza pozzi per attingere acqua a scopo alimentare o irriguo. I risultati. Mentre nei giorni scorsi altri sindaci del Montagnanese hanno reso noti alcuni risultati di analisi che segnalavano l'assenza di Pfas nei pozzi monitorati, il vicesindaco di Montagnana Beniamino Veronese ha lanciato l'allarme per il proprio Comune: «Dall'ordinanza del febbraio 2015 solo due pozzi sono stati censiti e i valori Pfas per entrambi risultano superiori ai limiti previsti come obiettivo dall'Istituto superiore della sanità». I dati non sono stati resi noti ma si parla di valori tre volte oltre il limite. Per questo il Comune ha rilanciato l'esigenza di monitorare la situazione, pubblicando un nuovo avviso nella homepage del sito istituzionale: il sindaco Loredana Borghesan, nel documento, chiede ai cittadini che utilizzano pozzi a fini alimentari e irrigui di denunciarne l'esistenza entro il 17 ottobre. Nel sito è pubblicato anche un apposito modulo.

In questo nuovo avviso non viene sottolineata la necessità di compiere anche analisi, che tuttavia è implicita nell'ordinanza emesso un anno e mezzo fa. I costi. A scoraggiare il censimento e l'obbligo di analisi c'è sicuramente il costo. Ogni cittadino, in linea teorica, dovrebbe provvedere autonomamente alla spesa della pratica. Se segnalare il pozzo al Comune non costa nulla, provvedere a una seria analisi dell'acqua può costare anche 150 euro (il prezzo è variabile a seconda delle dotazioni dei singoli laboratori privati).

I clienti dei Comuni gestiti dal Centro Veneto servizi possono in realtà chiedere le analisi delle acque emunte dai propri pozzi privati a un costo calmierato. Compilando un modulo reperibile anche su www.centrovenetoservizi.it sarà possibile recarsi presso uno sportello Cvs (a Montagnana si trova in via Papa Giovanni XXIII) per ritirare istruzioni e flacone per il prelievo. Il costo del servizio ammonta a 90 euro più Iva. Il servizio è invece svolto gratuitamente, con costo a carico di Cvs, per i richiedenti residenti in aree non raggiunte dall'acquedotto.

Nicola Cesaro
da Il Mattino di Padova del 28 settembre 2016; pagina 35

domenica 25 settembre 2016

Bizzarrie pedemontane

Quando alcuni giorni fa si è diffusa la notizia «della molotov ritrovata ad Altivole» in un cantiere della Pedemontana Veneta Spv i commenti sull'episodio si sono moltiplicati. Tra coloro che hanno stigmatizzato l'episodio ci sono gli attivisti del Covepa che da anni osteggiano l'opera. «Il nostro coordinamento - ha precisato a più riprese il portavoce Massimo Follesa - respinge e condanna ogni provocazione poiché pratica e lotta con metodi non violenti, promuove e sostiene ricorsi e azioni legali utilizzando gli strumenti istituzionali». Sui social media però la notizia continua a far discutere anche perché cade in un momento particolare giacché i privati incaricati di realizzare l'infrastruttura, sono alla disperata ricerca del miliardo e mezzo necessario per finanziare i lavori.

Follesa il vostro comitato ha immediatamente condannato l'episodio. Avete anche parlato di metodi mafiosi, come mai?
«Anzitutto spero che questa azione non sia stata concepita da qualche mente malata che spera di generare consenso per un'opera che il territorio avversa sempre più e che ha di fronte a sé un orizzonte nero sul piano finanziario».

Sì, ma voi siete andati oltre e avete usato l'espressione «metodo mafioso». Perché?
«Il disperato che si vuole vendicare di un torto subito non ti dà un avvertimento. Ti brucia un mezzo o te lo spacca. Il soggetto invece che non viene pagato o che è incazzato perché non gli paghi il pizzo o che magari è contiguo a certi ambienti l'avvertimento te lo dà e come».

Frattanto però da molti mesi si moltiplicano le voci relative a diverse maestranze della Sis o di imprese che lavorano in subappalto o come subfornitori. Imprese in cui lavorerebbero o avrebbero lavorato alcuni soggetti con la fedina penale lunga, in alcuni casi anche per reati di mafia. Girano voci che polizia e carabinieri ne siano al corrente. Voi che dite? Lo sapevate?
«La cosa non ci stupirebbe affatto».

Si però lungo l'asta della Spv si parla da tempo di soggetti che hanno assunto e starebbero tuttora assumendo informazioni precise su terreni da edificare, modalità nel rilascio dei permessi a costruire, dinamiche economiche e politiche dei territori. V'è arrivato all'orecchio qualche cosa in questo senso?
«Posso solo dire che ogni nostro timore è stato comunicato alle autorità preposte. Sia per le vie ufficiali che informalmente. Questi timori, quelli di una eventuale colonizzazione in corso da parte di ambienti del crimine organizzato, li abbiamo espressi pubblicamente più volte. Se c'è qualcosa di davvero significativo spetterà alle autorità competenti fare chiarezza. Ad ogni modo in questa vicenda qualche stranezza c'è?».

Quale?
«Ci sono due cose singolari. La prima riguarda i tempi con cui la notizia è giunta ai media. La cosiddetta molotov, che poi è un bussolotto in vetro per la conserva del pomodoro con un accendino dentro unitamente ad un po' di infiammabile, viene rinvenuta lunedì 19 settembre, mentre la notizia stessa è finita ai giornali guarda caso quasi in contemporanea con l'incontro romano di venerdì 23 durante il quale Regione e Commissario alla Spv consegnavano a Cassa depositi e prestiti il nuovo piano economico finanziario che Sis ha in mente per risollevare le sorti della Pedemontana. Il cielo non voglia che qualcuno abbia concepito una intimidazione farlocca per mascherare la ennesima fumata nera rispetto al sì di Cassa depositi e prestiti al piano di Sis per la Pedemontana. La seconda riguarda l'intervento del corpo scientifico dei Carabinieri, il Ris per cercare qualche impronta o qualche traccia biologica sull'ordigno fai da te».

Sarebbe a dire?
«Bisognava scomodare proprio il Ris? Delle due l'una. O siamo di fronte a una boutade da gettare in pasto all'opinione pubblica strumentalizzata da qualcuno in un momento difficile per l'opera. Oppure si teme qualcosa di davvero grave. In ultimo è assai bizzarro poi, se quello che raccontano i quotidiani è vero, che le maestranze visto il cosiddetto ordigno lo avrebbero portato dai Carabinieri, manipolando una prova. Strano, molto strano, per non dire sospetto. Comunque a me viene un po' da ridere. Con un pedaggio che, se l'opera sarà completata costerà la bellezza di 0,14 euro al kilometro per le vetture e l'assurdo di 0,22 euro a kilometro per i mezzi pesanti, io direi che quello è il vero ordigno. Mi si passi l'amara ironia».

Marco Milioni

giovedì 22 settembre 2016

Il caso "panino" visto dall'assessore vicentino Nicolai

Continua a far discutere la questione "pranzo da casa o servizio mensa?" e dopo aver ascoltato il parere delle mamme vicentine con una video intervista, abbiamo sentito la posizione dell'assessore alla formazione Umberto Nicolai. Cosa ne pensa della questione esplosa a Torino sul pranzo dei bambini nelle scuole?  Le versioni sono due: quella del giudice e quella dell'Ulss. Sono d'accordo con il giudice quando dice che il così detto "tempo mensa" è davvero importante per i bambini e va trascorso a scuola. Però la sentenza dà anche il permesso alle mamme di far portare a scuola e consumare, quindi, durante il tempo mensa il pranzo preparato da casa. 
D'altro canto quindi bisogna tener conto delle norme dell'Ulss che sostiene che il pranzo da consumare in mensa debba essere preconfezionato per le norme igieniche. Senza tener conto poi delle ditte di ristorazione che non vorranno rispondere di eventuali danni: mettiamo ad esempio che un bambino arrivi con il pasticcio preparato a casa e lo faccia assaggiare ad un bambino che sta usufruendo del cibo della ditta della mensa. Chi ne risponderebbe? E coloro che preparano la mensa, le tovagliette, le posate...dovrebbero preparare la tavola anche per coloro che non pagano il servizio mensa? Sono costi irrisori, certo, ma tutti gli aspetti vanno valutati. 

Da dove nasce la questione secondo lei?
«È tutta una questione economica, assolutamente. I genitori per risparmiare, giustamente, cercano delle soluzioni. Noi abbiamo creato delle fasce diverse di pagamento del servizio mensa in base all'Isee dando la possibilità di avere delle riduzioni. Il problema però è che oggi giorno le situazioni economiche sono molto più variegate ed è difficile andare incontro a tutte. Pensi ai alla situazione della Banca Popolare di Vicenza: nel giro di 5 minuti la situazione economica di una famiglia può cambiare».

Nella realtà vicentina le famiglie interessate, che potrebbero decidere di far consumare il pranzo da casa nel tempo mensa, risultano essere davvero poche. Perché lo definisce quindi un problema? 
«Ad oggi le famiglie che portano a casa i propri figli anziché far consumare il pranzo in mensa, parlando del tempo prolungato saranno  una trentina indicativamente. E' vero sono poche. Ma io volo più in alto, penso al futuro. Se un domani tutte queste famiglie vorranno far consumare il pranzo preparato a casa in mensa insieme agli altri bambini? Io mi aspetto che la situazione, prima che diventi reale anche a Vicenza, venga regolamentata al meglio. Mi aspetto una soluzione univoca per tutti e una cosa spero: che i bambini frequentino il tempo mensa, e lo facciano insieme con le stesse regole e non con un panino al volo perché non è educativo.

Se il giudice dovesse dire, per assurdo, che tutti i bambini si devono portare la pastasciutta da casa?
«Mi andrebbe bene, basta che la consumino insieme a scuola. Che non è solo scuola fine a se stessa ma anche uno stralcio di vita e società. Ripongo una grande fiducia nell'onorevole Daniela Sbrollini che si sta occupando della questione affinchè le dia rilievo anche a Roma affinché si trovi una soluzione unica e chiara per il bene dei bambini, perché possano vivere il tempo mensa bene e insieme».

da Vicenzapiu.com del 21settembre 2016
fonte: http://www.vicenzapiu.com/leggi/pranzo-da-casa-o-servizio-mensa-umberto-nicolai-ora-a-vicenza-il-problema-e-piccolo-ma-io-guardo-al-futuro

venerdì 9 settembre 2016

Nuovi assetti nella galassia A4 holding

Dopo l'arrivo degli spagnoli di Abertis al comando del gruppo della società Brescia Padova, cambia la composizione dei consigli di amministrazione della capogruppo A4 holding e di alcune controllate. Lo riferisce lo stesso gruppo con una nota ripresa ieri dal quotidiano Vicenzapiu.com. Per quanto concerne la capofila A4 holding il cda è così composto:  Carlos Del Río (Presidente); Francisco Reynes; Daniel Ventín; José Luis Viejo; Steven Fernandez; Sergi Loughney; Costantino Toniolo; Massimo Ottelli; Giampaolo Chiarotto. Diversa invece la composizione del cda di Autostrada Brescia Padova, la società che raccoglie il core business della holding già lombardo-veneto-trentina: Flavio Tosi (Presidente); Carlos Del Río; Daniel Ventín; Carlos Garcia; Maurizio Pagani. Il consiglio di Infracom Italia è invece così formato: Attilio Schneck (Presidente); Carlos Del Río; Daniel Ventín; Carlos Garcia; Maurizio Pagani; Bruno Chiari; Simone Scaccia.

giovedì 8 settembre 2016

Accuse, colpi bassi, ricorsi: alta tensione M5S Borrelli: «Fatti alcuni errori, ora si cambia»

Resta alta la tensione nel Movimento Cinque Stelle, dove sono ormai irrimediabilmente interrotti i rapporti tra il gruppo regionale (con l’eccezione della consigliera polesana Patrizia Bartelle) e i 150 «ribelli» che domenica si sono riuniti a Marcon, nel Veneziano, chiedendo la testa del capogruppo a Palazzo Ferro Fini Simone Scarabel e della sua vice Erika Baldin. Il motivo è noto: i due, in un primo tempo, non hanno rinunciato all’assegno di fine mandato, nonostante l’impegno preso in campagna elettorale in linea con le battaglie del Movimento sul contenimento dei costi della politica, acconsentendo a fare un passo indietro solo dopo uno stillicidio di attacchi sui giornali. Scarabel e Baldin, ovviamente, non hanno alcuna intenzione di dare le dimissioni e la strategia decisa d’intesa con lo «Staff» è di non alimentare lo scontro, evitando l’apertura di un nuovo «fronte veneto» che andrebbe ad aggiungersi a quello (certo ben più importante) di Roma, ma anche di Napoli, della Toscana e della Sicilia. Consegna del silenzio e si spera che la rivolta vada scemando, motivo per cui al momento non verranno chiesti né presi provvedimenti disciplinari nei confronti dei frondisti, tra i quali vi sono alcuni assessori e consiglieri comunali.

I «150» comunque non mollano la presa e dopo aver accusato domenica i consiglieri regionali (sempre con l’eccezione di Bartelle) d’aver preso una «deriva anarchica», essersi chiusi in un «cerchio magico» e perfino di voler costruire una struttura parallela al Movimento, restano parecchio attivi dietro le quinte. Intanto nell’altra metà del mondo pentastellato cresce il sospetto che tra quanti prendono parte a queste riunioni (la prossima sarà a Rovigo il 16 ottobre) in buona fede, seppur con qualche eccesso di ortodossia, ve ne siano altri che invece stanno tentando una scalata ben pianificata al Movimento, longa manus in Veneto del sindaco di Parma Federico Pizzarotti. E a ingarbugliare ancor di più il quadro c’è il ricorso, che a giorni sarà deciso dal Consiglio di Stato, presentato dal dem bellunese Franco Roccon, escluso dal consiglio regionale un anno fa, che non si è ancora arreso. Se mai i giudici dovessero dargli ragioni, ripartirebbe il domino nei collegi elettorali e Bartelle potrebbe perdere il suo scranno.

Nel mezzo di questa bufera, c’è l’eurodeputato David Borrelli, chiamato sostanzialmente a far da commissario in Veneto: «Su alcuni aspetti hanno ragione gli attivisti - spiega - l’atteggiamento dei consiglieri non è stato corretto in senso generale e nei confronti degli elettori. Ma si tratta di errori in buona fede, è un problema di comunicazione e confusione, ma l’approccio è sbagliato e va cambiato. Abbiamo tutta la volontà di risolvere il disagio, vorrei dare a tutti il tempo di imparare dai propri errori. Le cose cambieranno». Una promessa, certo, che però potrebbe pure suonare come una minaccia.

da Il Corriere del Veneto, edizione di Venezia, del giorno 8 settembre 2016; pagina 9

Mondani su Fb punzecchia la Raggi

«Gli stessi che hanno fatto fuori un fuoriclasse come Minenna hanno coperto e difeso la Muraro». Questo scrive ieri sulla sua bacheca Facebook Paolo Mondani, noto inviato di Report, tra i più attenti al retrobottega della politica romana. Il noto giornalista chiude poi il suo breve intervento in questo modo: «Si difenderanno evocando altri complotti o spiegheranno pubblicamente il perché di tutto questo? Chi scrive peraltro ha fatto il contropelo alle giunte Rutelli, Veltroni e Alemanno ricevendo equanimi querele tutte respinte al mittente; qui l'evocazione taumaturgica dei poteri forti non funziona».

Fonte, bacheca Facebook di Paolo Mondani del giorno 7 settembre 2016