sabato 31 marzo 2018

Leroy Merlin, i comitati attaccano: «Portiamo il Comune in tribunale»

A promettere battaglia contro l’imminente sbarco di Leroy Merlin all’ex Foro Boario di corso Australia è il Comitato Cattedrale Davanzo, cioè il gruppo di residenti e piccoli negozianti della zona che si batte per la difesa di un «bene artistico-monumentale vincolato dalla Soprintendenza» qual è l’enorme complesso tra Montà e Chiesanuova, progettato dall’architetto Giuseppe Davanzo e dismesso dall’inizio degli anni Settanta. Secondo i portavoce del Comitato (Erica Guzzonato, Fabio Tonello e Alessandro Angrilli), «è inammissibile che un patrimonio immobiliare che appartiene a tutti i padovani venga svenduto, anzi regalato, a una società privata per realizzare l’ennesimo centro commerciale». Come noto, a fine ottobre scorso, il gigante francese del bricolage (in collaborazione con Zed) si è aggiudicato l’area dell’ex macello per cinquant’anni, promettendo un investimento che sfiora i 33 milioni di euro e impegnandosi a realizzare non solo un nuovo cavalcavia sulla tangenziale, ma anche una nuova viabilità per collegare il retro dell’edificio con via Peano e con il nuovo sottopasso ferroviario tra via Bezzecca e via Montà.

«Basta leggere il piano economico finanziario depositato in Comune da Leroy Merlin - denunciano Guzzonato, Tonello e Angrilli - per rendersi conto che il project financing costituisce un vantaggio soltanto per i privati. Mentre il Comune non ci guadagna nulla. Inoltre, di fronte alla rapidità con cui il progetto ha ottenuto quasi tutti i via libera necessari, ci sorge il sospetto che esista un accordo che coinvolge la maggior parte delle forze politiche cittadine, dato che l’unica che si è apertamente schierata al nostro fianco è Daniela Ruffini (consigliera di Coalizione Civica in quota Rifondazione Comunista)». Ma le accuse del Comitato non finiscono qui: «Non è stata fatta un’analisi sulla viabilità e nemmeno uno studio dell’impatto ambientale. In base ai nostri calcoli, l’apertura del Leroy Merlin aumenterà del 25% la mole di traffico su corso Australia, portando da sei a otto milioni il numero di veicoli che ogni anno percorreranno la strada. E per di più non ci sarebbe nemmeno lo spazio per piantare 120 mila nuovi alberi necessari a mitigare l’impennata di smog».

Nella protesta non poteva mancare infine una stoccata al vicesindaco Arturo Lorenzoni: «Pensavamo che il tavolo di partecipazione di Agenda 21 fosse un organo terzo rispetto sia al Comune che a Leroy Merlin. Invece - osservano Guzzonato, Tonello e Angrilli - man mano che proseguivano gli incontri, ci siamo accorti che si trattava soltanto della longa manus di Lorenzoni». Va ricordato che il Comitato, al momento, non ha presentato alternative al piano da 33 milioni di Leroy Merlin, tanto che la replica del professore di Coalizione Civica non si è fatta attendere: «Nel percorso di Agenda 21 non c’è stata alcuna interferenza da parte mia. E tutte le proposte fatte, per dare anche una valenza sociale e culturale all’intervento di Leroy Merlin, sono state adottate dalla giunta e verranno presto discusse con i privati. Se poi qualcuno è a priori ideologicamente contrario e non rispetta il volere della maggioranza non ci posso far nulla».

Davide D'Attino
da Il Corriere del Veneto del 31 marzo 2018, edizione di Padova; pagina 9

martedì 27 marzo 2018

Castelgomberto, dopo la condanna in primo grado il sindaco non lascia: la vicenda su Il Fatto

(m.m.) La vicenda della condanna in primo grado per abuso d'ufficio del sindaco di Castelgomberto nel Vicentino finisce sulla stampa nazionale. È Il Fatto a parlarne oggi a pagina 16 con un breve servizio a firma di Ferruccio Sansa, in cui non solo si ricostruisce la vicenda stessa, ma nel quale si dà anche conto di una novità. In base alla legge Severino infatti, ricorda il quotidiano diretto da Marco Travaglio, il primo cittadino dovrebbe essere sospeso. Ma è rimasto al suo posto perché la prefettura, sostiene Dal Toso, fino a questo momento non si è mossa. In queste ultimissime ore però emerge una novità importante anche rispetto alle novità svelate da Il Fatto. Il sindacato Cub, che con un esposto aveva de facto dato avvio all'iter giudiziario poi sfociato nella sentenza di primo grado avrebbe preso carta e penna e avrebbe inviato una raccomandata proprio alla prefettura nonché al comune di Castelgomberto sollecitando tutti gli adempimenti previsti dalla legge: in altre parole l'applicazione della Severino.

LEGGI L'INTERO SERVIZIO DE IL FATTO

sabato 3 marzo 2018

Pfas Usa e intelligence border line: due storie che guardano al Veneto...

(m.m.) Ci sono un paio di notizie che di riffa o di raffa coinvolgono anche il Veneto anche se in alcuni casi arrivano da distante. La prima riguarda la questione dei derivati del fluoro, i temibili che Pfas, la cui presenza è al centro di un caso di maxi inquinamento nel Nordest, inquinamento che però ha colpito altre parti del globo. Ne parla la testata statunitense The intercept che in un approfondimento del 23 febbraio titola «una causa rivela come un esperto dietro pagamento aiutò la 3M a "comandare la scienza" in tema di sostanze chimiche pericolose.

Qualche giorno prima, il 10 febbraio, la stessa testata aveva pubblicato peraltro uno speciale nel quale si affrontavano le implicazioni in ambito militare nell'uso dei Pfas. Nel servizio si parlava diffusamente delle richieste di danni milionarie di cui la difesa Usa potrebbe essere chiamata a rispondere proprio nelle zone in cui l'utilizzo di schiume anti-incendio contenenti i pericolosi derivati del fluoro sarebbero state utilizzate contaminando le falde dell'acqua potabile, ma non solo. I due approfondimenti sono talmente ricchi di dati e riscontri che non mancheranno di suscitare la curiosità di quanti in Italia stanno seguendo l'affaire Pfas.

Tornando invece in Italia ieri la Verità in pagina 5 pubblica un inquietante servizio al limite della Spy story ambientato in buona parte nel Bellunese in cui si parla della famiglia Boschi, dell'affaire Mureddu, di massoneria e servizi segreti. Un servizio in cui si racconta la storia di un paio di personaggi con entrature di alto livello che si sarebbero rifugiati ai piedi delle alpi venete per sfuggire ad una persecuzione. Secondo la Verità si starebbe occupando della vicenda la procura di Belluno. Tranne Dagospia.com la notizia non ha suscitato che pochissime eco sui media.