giovedì 28 ottobre 2010

A Cesare quel che è di Cesare

«Ringrazio il vescovo, monsignor Cesare Nosiglia, per la riflessione alta, vibrante, profonda che ha portato al consiglio comunale. Peccato non l’abbia compreso quella decina di villani che ha sfruttato questa bella occasione per una malinconica esibizione di ignoranza». Achille Variati, primo cittadino di Vicenza in quota Pd, ha usato queste parole ieri per descrivere una civile protesta dei “No Dal Molin” che senza rumore si sono semplicemente limitati ad esprimere un loro punto di vista. Il vescovo è esente da critiche sempre e comunque, magari per diritto divino? I “No base” (che eventualmente hanno la colpa di non avergliele cantate tutte) hanno violato qualche legge? Ora mi domando, ma Variati non è espressione di un partito che si chiama democratico? Il sindaco è più attento alla legge o alle logge? Tuttavia quando la protesta rispetta la legge, non è essa stessa il sale della democrazia? Ma il sindaco per caso ha chiesto a Nosiglia della sua presenza come pastore delle anime nel Vicentino? Il sindaco Variati ha mai chiesto al vescovo, che sta per lasciare la diocesi, se per caso gli è mai capitato di stigmatizzare con i toni dell’Apocalisse di Giovanni, i conciari accusati di evasione fiscale, tra cui Bruno Mastrotto? Consiglio al pluto-teocratico Variati di fissare bene la foto allegata a questo post che ritrae il vescovo Nosiglia pantocraticamente immerso tra le eminenze conciarie Santo, Bruno e Mastrottinachiara junior. Forse capiamo perché nei confronti delle porcherie del caso “Dirty Leather” sua eccellenza reverendissima, ha preferito stendere un pietosissimo quanto opportuno velo. Si sa, tra paradisi eterni e paradisi fiscali la strada alle volte si confonde. Ne sanno qualcosa allo Ior. E poi mi domando, Ma il Pd non dovrebbe avere un’anima laica? Dove sono gli alleati laici del Pd? Perché l’IdV sta zitta e accetta che Variati starnazzi frasi di sapore fascistoide nel senso franchista e clericalista del termine? Perché l’assessore ai lavori pubblici, il laico e socialista Ennio Tosetto, tace? E poi, l’anima laica del Pd non dovrebbe essere rappresentata dall’assessore alla sicurezza Toni Dalla Pozza e dal presidente del coniglio comunale, anzi consiglio comunale, Topogigi Poletto? Ma proprio Toni Dalla Pozza non era quello che da consigliere d’opposizione si lamentava che la polizia municipale, la sua oggi, fosse obbligata, come da regolamento, al saluto verso la Madonna di Monte Berico (o altra immacolata, non ricordo bene) in determinate ricorrenze? E soprattutto come può Cinzia Bottene, consigliere comunale che rappresenta anche i No Base, accettare di farsi trattare da stupida prima che in modo politicamente indegno? E poi quest’anima del Pd è laica o laida? Io credo che in tutta questa storia la sensibilità dei cattolici non c’entri un fico secco. I cattolici veri, ma credo anche il vescovo, sanno che in democrazia c’è posto per ogni protesta, anche la più vibrante. Ora caro sindaco mi dica: se chi esercita un diritto democraticamente riconosciuto è un villano, chi ruba ed evade che cos’è? Un beato o un martire? Per info citofonare Cesare, ore pasti. «Beada Sanda Ignoranza, ghe fa’ sta’ bbene de gore, de tesda e de panza».

Marco Milioni

giovedì 21 ottobre 2010

Una verità scomoda

Lettera aperta ai vicentini

Ho letto con molta tristezza la stampa locale del 13 ottobre la quale ha parlato del patteggiamento richiesto da Marcello Sedda rispetto al quale c'è il placet della procura della repubblica. Sedda è uno dei personaggi chiave dell'inchiesta dirty leather. Ne è una delle menti finanziarie come si legge sui media. Vedere che l'ammenda per lui preventivata è si e no quella che si accorda ad un ladro di polli rende ogni discorso sulla equità di trattamento dei cittadini di fronte alla legge una seccatura o un insulto. Un insulto per quegli sciagurati che invece di architettare evasioni miliardarie vivono con semplicità, dignità e onestà la loro vita di tutti i giorni. Ora so benissimo che il pattegiamento non è definitivo e che la decisione ultima è prerogativa della magistratura giudicante. Ed è proprio a quest'ultima che rivolgo, col rispetto dovuto, un appello col cuore in mano. I giudici tengano nel dovuto conto il comportamento di Sedda e le leggi italiane. Sperando che rifiutino questa sorta di patto che umilia la gente per bene. Al contempo spero che le mie parole non vengano strumentalizzate dai soliti farisei della tripla morale. Purtroppo dopo la pubblicazione delle notizie sul consulente Sedda non ho sentito alcuna parola di sdegno da parte della politica. Prossimamente per manifestare il mio convincimento accenderò due lumini. Uno in segno di sgomento sotto la procura e un altro in segno di speranza sotto il tribunale. Ecco proprio perché dalla politica e dalle istituzione in merito alla vicenda non ho sentito che un assordante silenzio, chiedo, ai politici in primis, di sottoscrivere questo appello-sostegno nei confronti dei giudici affinché possano decidere in serenità e giustizia. Questo appello vale in primis per il presidente della provincia (e per i suoi amministratori), per gli amministratori della Valchiampo, per gli onorevoli vicentini, per i consiglieri regionali, per il sindacato e le organizzazioni di categoria, ma anche per gli amministratori del comune capoluogo. Potete sottoscrivere il mio appello inviandomi una email (equizifranca@libero.it) o dando commento positivo alla iniziativa sulla mia pagina Facebook che prestissimo sarà aggiornata in questo senso. Alle manfrine di chi marcherà il suo distacco da questa iniziativa spiegando che la magistratura deve fare il suo corso rispondo che tali frasi non hanno senso. I ragazzi che in Calabria manifestano solidarietà ai magistrati messi nel mirino dalle mafie locali sostengono il diritto dovere degli stessi magistrati a lavorare con indipendenza. Ma si scagliano contemporaneamente contro ogni sfregio nei confronti della legalità e del vivere civile. Di conseguenza se ci saranno persone tra le istituzioni e la politica che non sottoscriveranno tale messaggio saranno di fronte alla gente considerate complici morali del metodo Sedda o ghiotto che si voglia dire.

Franca Equizi, una semplice cittadina
equizifranca@libero.it
338-4644442

20 ottobre 2010

venerdì 15 ottobre 2010

Segantini alla figlia sindaco: «Grazie alle tangenti comprata la casa»

Sono tanti i retroscena dello scandalo arzignanese. «Nel 2006 arrivai come direttore ad Arzignano, dove c'era un grande marciume. Lì è stata la mia rovina. Sono una persona che ha sbagliato ed è fortemente pentita per quello che ha fatto». È il 22 marzo quando Roberto Soraci, 60 anni, di Verona, a capo degli uffici finanziari di Vicenza 2, e in precedenza della città del Grifo, getta la spugna e ammette di essere un dipendente pubblico infedele. Lo fa davanti al procuratore Salvarani e al sostituto Peraro. È un passaggio centrale nell'inchiesta “Reset” che qualche mese dopo vedrà l'arresto di alcuni commercialisti di spicco.

Da gennaio il dirigente si macerava perché il clamore delle indagini sulla corruzione con l'arresto del consulente fiscale Marcello Sedda e del luogotenente in pensione della Finanza Luigi Giovine lo stavano prostrando. Del resto, dall'inizio di gennaio il commercialista Vittorio Bonadeo lo aveva avvisato di essere intercettato dalla Finanza. «Bonadeo mi informò - aggiunge Soraci - che, al pari di lui, era oggetto di intercettazioni. Mi disse che probabilmente avevo il telefono sotto controllo e che sarebbero state attuate anche intercettazioni ambientali. Lui mi suggerì di contattare un'agenzia di investigazione privata». In effetti le cose stanno così. Dopo l'interrogatorio di Andrea Ghiotto del 28 dicembre nel corso del quale ha vuotato il sacco per ore, il procuratore Salvarani chiede al tribunale, che le concede, una raffica di intercettazioni telefoniche per scoprire il fango che per un decennio ha allignato all'Agenzia delle Entrate di Arzignano.

SEGANTINI. «Ho avuto la sfortuna di incontrare Segantini - spiega Soraci - il quale mi fece capire che giravano bustarelle e che se avessi chiuso un occhio ci sarebbe stato qualcosa anche per me. Fu Segantini a presentarmi alcuni commercialisti». Lo stesso Filiberto Segantini, parlando con la figlia Alessia, sindaco del comune veronese di zimella, è esplicito sulla sua corruzione. I due sono appena usciti dallo studio del suo legale a Verona, salgono in macchina, chiudono i cellulari pesando di essere al sicuro, e parte la registrazione della microspia de Finanza. «Guarda che per avere continuato a lavorare solo per quello stipendietto... guarda che... saremmo stati... non dico in casa...in affitto... ma quasi... bon ecco», dice ad Alessia, la quale annuisce: «Va ben...va ben così insomma dai». Il padre prosegue: «Purtroppo sono scelte (prendere le mazzette, ndr - annota un finanziere), che uno fa». Alessia: «Sì». Il papà:«Eh... poi se gli va bene, benissimo, se gli va male purtroppo ecco». «Se non fosse saltata fuori tutto sto bordello qua delle pelli e compagnia nessuno avrebbe mica parlato», afferma il funzionario delle imposte da qualche mese in pensione.

Il quale, dopo che sul nostro Giornale il 5 marzo è pubblicato un articolo su un ispettore del fisco che ha confessato di avere preso 150 mila euro in mazzette, salendo in macchina dice: «Che cosa verrà fuori, adesso? Madonna mia, È scoppiata la guerra». Lo stesso Segantini ad alta voce mentre guida dice: «Ho rovinato tutti, ho rovinato tutti». Nelle stesse ore sua moglie parlando con un'amica le spiega al telefono: «Filiberto ha sbagliato e chi sbaglia paga». Nel brogliaccio delle intercettazioni, a proposito della convesarzione intercettata tra Segantini e la figlia, gli inquirenti annotano: «La figlia Alessia, sindaco di Zimella, cerca fin da subito di chiedere al padre se lo stesso conosca qualcuno di importante che possa intervenire nella vicenda, probabilmente per poterla “sistemare” con i minori danni possibili».

SORACI. Ma torniamo a Soraci, uno dei personaggi chiave, quando decide di confessare la propria corruzione che pone fine alla sua carriera. «Il dott. Sedda - spiega - è un grande corruttore. Faceva continue pressioni. Sedda mi fu presentato da Segantini e poi lui qualche volta veniva nel mio ufficio». «In genere percepivo tramite Segantini in genere 5 mila euro». Quindi specifica: «La suddivisione della somma era ad opera di Segantini e le percentuali erano le seguenti: 40 a me, 35 a segantini, 25 a De Monte». Si arriva al 2008 quando si tiene un pranzo all'Hotel Principe di Arzignano. Vi partecipano Sedda, Soraci, Segantini e Giovine: un commercialista, dunque, due funzionari delle Entrate e il comandante della Finanza. «In quell'occasione - conclude Sedda - qualcuno mi domandò se ero a conoscenza di qualche società che era disposta a pagare una cifra importante (si parlò di 200 mila euro) per fermare un'eventuale verifica fiscale o indagine». Il «grande marciume» di Arzignano, le parole sono di Soraci che incassa una mazzetta da 100 mila euro da Bruno mastrotto, è al suo apice. Per il procuratore Salvarani, che si accinge a chiudere le indagini per 16 persone, c'era un'associazione per delinquere che ammorbava la città.

Ivano Tolettini
da Il Giornale di Vicenza del 13 ottobre 2010; pagina 17