giovedì 30 giugno 2011

La protesi sinistra

Alla fine anche Susanna Camusso si è dimostrata per ciò che è realmente, una protesi, ancorché assai sofisticata, dei veri poteri forti. In questo senso la vicenda degli accordi sindacali "truffa" è la spia di questa situazione che per di più è stata egregiamente descritta da Luca Telese su Il Fatto di oggi a pagina 10: la Camusso probabilmente se ne sarà fatta una ragione, ma avere ridotto la Cgil al rango di buttafuori confindustriale farà ribollire il sangue a più di qualche iscritto. E non mi stupirei se prossimamente Fiom e sindacati di base dovessero saldarsi. Frattanto tutto questo lavorìo più o meno di corridoio non è che il prodromo della discesa in campo della squadra che fa idealmente riferimento al "duodeno" Marchionne Montezemolo. Quest'ultimo sta preparando la sua discesa in campo e quindi sta chiedendo ai suoi sgherri, vecchi e nuovi, a destra come a sinistra, di sgomberare il terreno perché anche in Italia, dopo le miserie di Berlusconi, si possa definitivamente insediare quel regno della finanza internazionale che in Berlusconi e nel suo calderone mediatico non vedeva un oppositore, bensì uno scomodo quanto importuno concorrente. E sulla Tav il discorso è analogo. Basti pensare che uno dei dacani dell'intellighezia padronale di sinistra come Furio Colombo su ilfattoquotidiano.it ha dovuto ammettere che nessuno è riuscito a dimostrare l'infondatezza delle ragioni dei No Tav, ma che questa va fatta. Siamo all'atto di fede nei confronti del progresso sempre e comunque. I limiti antropologici e culturali del nostro modello di sviluppo stanno saltando fuori uno ad uno in bell'ordine ma per lorsignori the show must go on. C'è da stare allegri. «Non avrai altro dio all'infuori di me» diceva uno una volta. Non ricordo più però se fosse un comandamento o una clausola contrattuale.

Marco Milioni
link originario

lunedì 6 giugno 2011

Antinomìa conciaria

Io non mi occupo delle vicende della Valchiampo se non da un paio d'annetti. Una cosa l'ho capita bene però: immaginare il mondo della concia come una lobby unica e tutta d'un pezzo è sbagliato. Anche i più potenti sono ferocemente divisi, fanno errori e spesso non sono convinti nemmeno delle loro scelte. La loro vera forza, che è contemporaneamente anche la forza delle maestranze, è stata quella di costruire un distretto in cui saperi non codificati danno vita da mezzo secolo ad un prodotto ancora di qualità indiscussa (anche se l'ambiente viene disastrato). Il problema di fondo è che questo vantaggio strategico viene eroso un pochino alla volta. E quando sarà troppo poco il comparto morirà.

Ecco perché ha ragione chi sostiene che già dagli anni Ottanta ci si sarebbe dovuto chiedere quale strada intraprendere. Il comparto della concia così come lo conosciamo noi non è stata una intuizione degli imprenditori, ma una intuizione della politica ovvero di Mariano Rumor e del suo entourage, i quali decisero nei primissimi anni Cinquanta (con Rumor ministro dell'agricoltura) di localizzare lì quelle produzioni conciarie industriali altamente redditizie ma ambientalmente terribili, proprio lì in Valchiampo, capendo che il venturo boom economico avrebbe portato in vallata una montagna di soldi. Ma quel capitale come è stato investito? Gli si è dato un valore non meramente speculativo? Sparito Rumor, nel senso simbolico dell'espressione (il quale nonostante i suoi terribili difetti aveva una visione politica e un senso di essere classe dirigente), sono rimasti i metodi rumoriani della gestione degli interessi e degli affari. La politica, che si è «irrozzita e imputtanita» s'è messa al servizio di chi ha in mano la grana.

Gli imprenditori come i banchieri che non hanno alcun orizzonte di lungo respiro stanno portando sé stessi e il mondo a loro incollato al fosso. Con buona pace di tutti. In fine il bello di tutta questa storia e che quando parli con un industriale, egli è il primo ad ammettere che la politica manca e che non si può lasciare all'avidità dei singoli (lo dicono gli imprenditori non i non global) la responsabilità di costruire un orizzonte collettivo. Si tratta del segno evidente che la matrice culturale intima anche della nostra imprenditorìa è tutto fuor che liberista. Che il liberismo in realtà non è che un punto di vista; e che siamo arrivati all'assurdo sociale per cui chi fa impresa invoca il politico forte anche contro i suoi interessi, ma al contempo, quando c'è, lo soffoca col suo potere per paura di perdere qualcuno dei privilegi acquisiti. Antinomìa irrisolvibile se non con un completo sconvolgimento o lacrime di coccodrillo? Magari tutte e due.

Marco Milioni
link originario

mercoledì 1 giugno 2011

Uniti e diversi: no ai manganelli in Valsusa

I promotori del progetto “Uniti e Diversi” (www.unitiediversi.it) fa proprie le dichiarazioni del Coordinamento delle Liste Civiche Valsusa, alla luce delle scandalose affermazioni di questi ultimi giorni, da parte del mondo politico, imprenditoriale e sindacale locale, torinese e nazionale, in cui si auspica l'intervento della forza pubblica “ad ogni costo” e “senza regole di ingaggio” in Valsusa, per consentire l'installazione del cantiere per il cunicolo esplorativo della Maddalena a Chiomonte, propedeutico alla costruzione della nuova ferroviaria ad Alta Velocità Torino-Lione, e condanna fermamente tali affermazioni sia sul piano politico sia sul piano democratico.

Si considera fin d'ora politicamente e moralmente responsabili di qualunque atto di violenza si potesse verificare in queste ore nei territori della Valsusa, coloro i quali hanno rilasciato tali dichiarazioni sui mezzi di comunicazioni, ritenendoli i mandanti di un clima di tensione e di giustificazione della violenza non accettabile in una nazione democratica.

Invitiamo tutti i rappresentanti del mondo politico, imprenditoriale, sindacale e tutti coloro che rappresentano pezzi della società civile, intellettuale e associazionistica, a dissociarsi pubblicamente dalle dichiarazioni che auspicano il ricorso alla violenza e alla militarizzazione del territorio della Valsusa. Si ritiene che l'installazione di un cantiere di un'opera di tali dimensioni non possa avvenire “ad ogni costo” e “senza regole di ingaggio”, ma solo attraverso la dimostrazione della validità e dell'utilità di quell'opera, circostanza questa mai avvenuta. Se ad “ogni costo” significasse anche a costo di violenza su un popolo in lotta, questo sarebbe un atto gravissimo e ingiustificabile e a questo ogni persona, ogni individuo onesto, si deve ribellare.

I promotori del progetto “Uniti e Diversi” si uniscono al Coordinamento delle Liste Civiche Valsusa nel chiedere a coloro che hanno auspicato pubblicamente la violenza su chi si oppone alla Torino-Lione, di ritrattare le loro dichiarazioni pubbliche che li rendono responsabili di qualunque incidente possa verificarsi nei prossimi giorni.
La violenza non è mai la soluzione per dirimere controversie, in particolare per una lotta sociale, pacifica e consapevole che da 22 anni, il popolo della Valsusa, porta avanti con coerenza, caparbietà e correttezza.

I promotori del progetto “Uniti e Diversi” e le liste civiche Valsusa esecrano altresì l’organizzazione del presidio di Edili organizzato il 30 maggio 2011 a Susa da parte della CISL.
Si tratta evidentemente di un gesto sconsiderato, fatto in un momento in cui la tensione sociale in Valle di Susa è altissima. La difesa del posto di lavoro e la dignità dei lavoratori sono tra le priorità dei promotori del progetto “Uniti e Diversi”, oltre che delle Liste civiche Valsusa. Difesa e dignità di tutti i lavoratori, compresi i circa 3.000 addetti in campo agricoltura che vedranno svanire il proprio posto di lavoro con l’installazione dei cantieri. Non così pare per il segretario nazionale della CISL che, dopo aver dimenticato la dignità dei lavoratori di Mirafiori ora sta dimenticando anche la dignità dei lavoratori agricoli della Valle e utilizza i bisogni dei lavoratori per porli gli uni contro gli altri.

I promotori del progetto “Uniti e Diversi” sostengono le Liste civiche della Valsusa nell’invito alle lavoratrici e ai lavoratori a non prestarsi a queste bieche strumentalizzazioni e a pensare insieme a un presente e a un futuro sicuri e non funzionali all’arricchimento di pochi a scapito della vita sia degli agricoltori che degli edili. Invitiamo tutti gli uomini e le donne di buon senso a far la loro parte per evitare atti e azioni dalle conseguenze incalcolabili.

I promotori del progetto “Uniti e Diversi”:
Movimento Zero (Massimo Fini), Per il Bene Comune (Monia Benini), Alternativa (Giulietto Chiesa), Maurizio Pallante (Presidente del Movimento per la Decrescita Felice), Rete Provinciale torinese dei Movimenti e delle Liste di Cittadinanza

per contatti:
Maurizio Pallante
Portavoce nazionale “Uniti e Diversi” - 339 7522290
e-mail: info@unitiediversi.it