domenica 29 ottobre 2017

Pfas e plasmaferesi: Mantoan non vuol dire se l'ha provata su di sé... E con quali effetti

È la fine di agosto. Sui media regionali si torna a parlare del caso di contaminazione da derivati del fluoro che ha investito il Veneto centrale. Sui quotidiani tiene banco la querelle attorno alla possibilità di utilizzare o meno la plasmaferesi. Si tratta di quella particolare procedura terapeutica grazie alla quale è possibile, detta alla grossa, filtrare e pulire il sangue, rimuovendo così dalla circolazione elementi nocivi. Una procedura che, si legge in quei giorni sui quotidiani, permetterebbe di purificare il sangue dei soggetti esposti da Pfas da quei derivati del fluoro considerati dannosi.

Ed è proprio attorno alla plasmaferesi nota anche come «aferesi» o «plasma exchange» che due mesi fa divampa la polemica sulla sperimentazione clinica avviata dal servizio sanitario regionale su input della stessa Regione Veneto. Questa strada infatti non convince tutti perché pubblicazioni scientifiche sull'utilizzo dell'aferesi per rimuovere dal sangue, o meglio dal plasma, le sostanze perfluoro-alchiliche, non ce ne sono. A confermare l'assenza di pubblicazioni relative allo specifico è anche il segretario generale della sanità della Regione Veneto, il dottor Domenico Mantoan, che ha un lungo curriculum alle spalle, nella seduta della Commissione parlamentare sul ciclo dei rifiuti, nota anche come Commissione ecomafie, del giorno 15 settembre 2017, data in cui l'organo bicamerale è in missione a Vicenza.

IL SILENZIO DI MANTOAN
Un aspetto singolare della vicenda è il botta e risposta che vede impegnato lo stesso Mantoan ed il vicepresidente della commissione Stefano Vignaroli del M5S. Quest'ultimo chiede al segretario generale della sanità veneta: «A me risulta, dottor Mantoan, che lei abbia fatto questa plasmaferesi. Vorrei sapere se aveva questi requisiti, perché l'ha fatta e se il fatto di aver smesso, come sembra, dopo tre sedute, è la procedura normale o ha avuto delle controindicazioni. In particolare, quindi, mi interessa anche sapere se ci sono effetti collaterali... e qual è la pubblicazione scientifica o quali sono gli studi riguardo questa plasmaferesi» applicata ai Pfas. La replica di Mantoan arriva astretto giro: «Sul fatto che io abbia fatto o non abbia fatto la plasmaferesi non rispondo». In questa circostanza Vignaroli evita di mettere in difficoltà Mantoan, tuttavia, letta in filigrana, la domanda del vicepresidente finisce per mettere in cattiva luce la procedura sperimentale adottata, quantomeno perché il direttore, interrogato sui possibili effetti della medesima su sé stesso, evita accuratamente di rispondere.

All'alto funzionario regionale viene anche domandato, sempre da Vignaroli, di precisare il contesto in cui i medici del servizio sanitario regionale abbiano suggerito un approccio sperimentale con il plasma exchange: «Relativamente alla plasmaferesi, l’abbiamo offerta perché i trasfusionisti ci hanno detto che questa potrebbe essere l’unica metodica che permette l’allontanamento dei Pfas... I criteri con cui si è offerta la plasmaferesi alla popolazione sono stati stabiliti da una commissione tecnica e sottoposti al vaglio del comitato etico della regione Veneto». Vignaroli ad ogni modo in questa circostanza evita di domandare al dirigente di produrre la documentazione relativa ai pronunciamenti della commissione tecnica e di quella etica.

MORTALITÀ PER I DIPENDENTI? LA DOMANDA DELLA LEGA
Tuttavia lo stenografico è ben lungo. E ci sono altri aspetti rilevanti. Per esempio a pagina 20 del verbale è il commissario Paolo Arrigoni, senatore del Carroccio ad interpellare Enzo Merler, l'epidemiologo in forza al servizio sanitario regionale responsabile scientifico del progetto «Valutazione della biopersistenza e dell'associazione con indicatori dello stato di salute di sostanze fluorurate in addetti alla loro produzione». In altri termini è lo specialista incaricato di realizzare uno studio sui dipendenti della Miteni e sulle eventuali ripercussioni negative in questi ultimi rispetto alla presenza di Pfas. La domanda di Arrigoni a Merlér è molto circostanziata: «...  L'analisi sulla mortalità dei dipendenti che lei sta conducendo evidenza o no delle problematiche? Il procuratore - il riferimento è al procuratore berico Antonino Cappelleri - che ieri abbiamo audito, che immagino abbia avuto delle anticipazioni, ha detto che, in ordine all'analisi sulla mortalità, parrebbe non ci siano particolari problematiche».

RISPONDE MERLER
La risposta del dottor Merler è molto lunga, ma merita di essere menzionata integralmente: «L'azienda, nel 2016, ha per la prima volta effettuato una determinazione di PFOA e PFAS nel sangue di tutti i dipendenti. Negli anni precedenti, dal 2000 al 2016, effettuava questa valutazione nel gruppo addetto alla produzione, con una qualche estensione successiva ad alcuni altri... utilizzati come controllo. Dati sul livello nel siero dei dipendenti Miteni per perfluorurati sono disponibili per i dipendenti presenti al lavoro nel 2016. La regione ha incluso tra le attività da svolgere quella di arrivare a una determinazione, se le persone aderiranno, di livelli di Pfoa e Pfas, ma non totali, come ha sempre fatto la Miteni, bensì sull'insieme dei diversi isomeri che l'Istituto superiore di sanità ha deciso di indagare negli ex esposti lavoratori. Se ci sarà un'adesione, si potrà disporre di dati sull'insieme dei dipendenti Miteni non solo nel gruppo che è stato addetto alla produzione. Per quanto riguarda i Btf, ovvero i benzotrifloruri, sono stati prodotti dall'azienda in decine di migliaia di tonnellate per anno e sono presenti nell'inquinamento delle acque indagato dal '77 in avanti, e quindi fanno parte dell'assorbimento di sostanze che hanno, da un lato, i lavoratori e, dall'altro, la popolazione generale. È, quindi, di interesse comprendere se queste sostanze, per le quali appunto ho indicato prima che da quarant'anni si dice che devono essere svolti approfondimenti per comprendere il loro profilo tossicologico, sono un problema per i lavoratori e, essendo presenti nelle acque della zona, anche potenzialmente per la popolazione generale. Per quanto riguarda le problematiche, il nostro lavoro ci è stato richiesto dalla regione, alla quale abbiamo riferito i risultati sia nelle occasioni dei convegni che ho richiamato, sia comunicando in maniera estesa, cioè inviando un testo predisposto apposta che riferisse dei risultati del lavoro, che sta avendo dei passaggi successivi. L'ultimo, questo del confronto con la mortalità dei dipendenti dell'Officina Grandi Riparazioni, è stato appena terminato, comunicato al convegno...  ed è stato riferito nei risultati in maniera estesa alla Regione Veneto. I passaggi successivi, come quello che avete nominato, di che cosa sia a conoscenza della procura: avvengono nel passaggio dalla regione alla procura e nel passaggio nostro di contatti che per lavoro ci viene chiesto di tenere tra noi e i carabinieri del Noe, passaggi che sono stati svolti».

COLLABORAZIONE TRA REGIONE E MAGISTRATURA
Segue un intervento del presidente della commissione, il deputato Alessandro Bratti (Pd), il quale pone alcuni quesiti: «Credo che la questione della procura sia interessante. Ieri, il procuratore ci ha anche spiegato, relativamente all'interlocuzione con la regione, quindi presumo anche con voi, delle difficoltà della parte dell'indagine che riguarda gli aspetti più di carattere sanitario, dicendo che la regione gli dice che ci vorranno altri due anni per completare le informazioni per poter avere certezza nel percorso giudiziario e aprire... Come sapete, dal punto di vista sanitario la procura ha nominato un suo perito. Da quello che ci dite, mi sembra di capire che in realtà ci potrebbero già essere elementi per chiudere delle fasi preliminari d'indagine anche su quest'aspetto. Al di là della conoscenza, probabilmente non esaustiva, dell'attività di queste sostanze su eventuali meccanismi, come veniva ricordato, dal punto di vista metabolico, mi sembra di capire da quello che ci dite che una rilevanza sanitaria c'è, che quando c'è una presenza di certe concentrazioni di queste sostanze, poi c'è nel tempo una serie di alterazioni che voi ci avete indicato. Voi state collaborando con la procura? Fornite dati? Non fornite dati? Qua qual è la situazione?»

La replica è affidata ancora a Mantoan: «Tutto quello che abbiamo fatto in questi anni, l'abbiamo regolarmente trasmesso in procura. C'è un'interlocuzione costante tra la dottoressa e i pubblici ministeri che si occupano dell'inchiesta, con i Noe e via discorrendo... Non so che cosa abbia detto il procuratore ieri. Il programma di sorveglianza sulla popolazione è fatto per evitare malattie. Io spero, alla fine dei due anni, non che vengono fuori malattie, ma che non ce ne siano... Noi siamo molto convinti, ve lo abbiamo detto, che queste sostanze alterino il metabolismo e non provochino direttamente il cancro, come si ipotizzava un paio di anni fa.
Come vi ha detto la dottoressa Francesca Russo», direttrice della direzione prevenzione e sicurezza alimentare veterinaria area sanità e sociale, della Regione Veneto, «è come se questa popolazione avesse vissuto con un fattore di rischio in più... Lo dimostra il 20% di aumento delle malattie cardiovascolari rispetto a popolazioni di altro tipo».

Marco Milioni

5 commenti:

  1. La plasmaferesi, se applicata alla rimozione dei PFAS, è da conisderarsi a tutti gli effetti una procedura sperimentale, mai prima applicata a tal fine al mondo. Teoricamente potrebbe funzionare per ridurre i livelli di PFAS nel sangie, ma nessuno sa fino a quando vogliono spingersi in basso. Il limite di PFOA nel sangue ritenuto "relativamente sicuro" è di 2 ng/millilitro di plasma per un gruppo di esperti tedeschi e addirittura 0,1 nanogrammi/ml per un altro gruppo di esperti dei paesi del Nord Europa. Se accettassimo questi limiti come in grado di tutelare la salute umana, allora tutta la popolazione italiana dovrebbe essere sottoposta con urgenza a plasmaferesi. E il piano non è stato prima sottoposto al vaglio dei comitati etici provinicali . Se qualsiasi medico proponesse una terapia o una pratica priva di prove scientifiche di validità sarebbe suscettibile di punizioni fino alla radiazione, come successo ai colleghi che hanno avanzato dubbi sulla vaccinazione di massa ope legis.

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    2. Grazie Vincenzo Cordiano delle tue precisazioni a questo punto mi aspetto una presa di posizione molto forte da parte dell' Ordine dei Medici che imponga per il principio di precauzione uno stop alla plasmaferesi.
      Non dovesse accadere allora megli espatriare in nazioni più evolute (sempre che ne esistano ancora).

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  2. Come avevo già scritto, è tutta una pagliacciata. La Banda ci stà prendendo x i fondelli. 1) Nessuno ha mai scritto a noi mortali, come hanno intenzione di farla tecnicamente 2) anche se fanno le 6 plasmaferesi, matematicamente per la quantità passata in macchiana, il risultato (semmai funzionasse) di calo dei Veleni cancerogenico-mutageni sarebbero irrisori, vista la quantità di sangue presente nel corpo e la massa corporea con introitato il veleno già fissato dentro le cellule, il nucleo e tutti i corpuscoli cellulari

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  3. Gli effetti collaterali su Mantoan su saranno fatti sentire e questo in netta contrapposizione con il suo imBaranzate silenzio stampa sul tema. Mantoan ha scelto di non rispondere (suo sacrosanto diritto) ma siccome in gioco c'è la salute di un esercito di veneti Mantoan deve rispondete. E se persevera nel suo silenzio non resta che interpellare la "Repubblica di Venezia e annessi apparati" ...magari poi risponde

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