venerdì 27 aprile 2018

Pfas, Fazio: diatriba sui limiti? Cortina fumogena

(m.m.) «La diatriba sui cosiddetti limiti, che più correttamente vengono definiti livelli di performance, tra Regione Veneto e Ministero dell’Ambiente è solo un modo per gettare fumo negli occhi degli spettatori. I due partner ovvero il governatore leghista del Veneto Luca Zaia e il ministro dell'ambiente Luca Galletti si prestano ad una pantomima che serve ad oscurare le richieste di quanti lottano per un'acqua non inquinata visto che chiedere un qualunque limite accettabile per i Pfas nell'acqua potabile significa accettare che in essa siano presenti queste sostanze perfluorate che sono assai nocive». A parlare senza peli sulla lingua è il medico Giovanni Fazio, uno degli attivisti più noti del Cillsa, il comitato che ad Arzignano in provincia di Vicenza da anni sta ingaggiando una battaglia ad alzo zero per un ambiente più pulito. E sia che si parli di inquinanti derivati dalle lavorazioni della concia o dei derivati del floro alla base dell'affaire Miteni, Fazio ritiene che salute ed ecologia debbano rimanere una priorità». Peraltro l'attivista sulla querelle che da mesi coinvolge parlamento, governo, Istituto superiore di sanità e Regione Veneto e che una settimana fa ha distillato il suo ultimo capitolo, ha una idea precisa: considerandola alla stregua di un finto bersaglio.

Senta Fazio lei ogni volta che si parla di limiti e il caso Pfas non fa eccezione, storce il naso. Come mai?
«Purtroppo con questo palleggiamento tra Roma e Venezia si rischia di disorientare l'opinione pubblica che avrebbe bisogno di ben altre risposte».

Sarebbe a dire?
«L’Isde, l'associazione dei medici per l’ambiente non ha mai accettato né la validità dei cosiddetti limiti né un altro marchingegno per giustificare la presenza di perfluorati nell’acqua e nei cibi e cioè la Dga o dose giornaliera accettabile: in questo caso si parla di perfluorati chiaramente. Dico di più. L’Efsa, ovvero l'ente europeo per la difesa degli alimenti ha già approntato la nuova Dga per cui i più ingenui esultano, ma questa misura che dovrebbe rendere cibi e acqua commestibili anche in presenza di sostanze tossicche, non è sorretta da alcuna base scientifica; inoltre propone dei livelli addirittura più alti di quelli fissati recentemente dal decreto della Regione Veneto. Lei capisce in che mani siamo no?».  

Che riflessione fate a questo punto?
«A nostro avviso non esiste nessuna quantità accettabile di perfluorati negli alimenti per tre semplici ragioni. Uno, siamo in presenza di molecole persistenti nell’ambiente, cioè sostanze che una volta penetrate negli organismi animali o vegetali impiegano anni per essere eliminate. Due, queste molecole si bioaccumulano, cioè, oltre alla dose giornaliera che ingeriamo con l’acqua, accumuliamo nel nostro organismo la parte ingerita con gli alimenti contaminati come carne, latticini, verdure, uova e via dicendo. Tre, ricordiamo che abbiamo a che fare con interferenti endocrini: ovvero sostanze che assomigliano ai nostri ormoni e che interferiscono con l’equilibrio ormonale del nostro organismo determinando danni irreversibili, soprattutto nell’età della crescita e durante la gestazione. Io sono anche stufo di dover ripetere queste cose all'infinito. Son cose che tutti i medici sanno o dovrebbero sapere».

Voi proponete Pfas zero come limite di massima sicurezza. Un orizzonte del genere però impone un passaggio in parlamento. Che non c'è mai stato. La circostanza invece che in materia di limiti si dia di sovente all'Istituto superiore di sanità de facto la possibilitá di sostituirsi al legislatore facendo leva su una discrezionalitá amplissima è per voi oggetto di preoccupazione?
«Ci mancherebbe che non siamo preoccupati. Il parlamento, espressione della volontà popolare dovrebbe votare una legge che escluda da ogni alimento la presenza di sostanze estranee se documentatamente tossiche. Questo criterio chiaramente si applica anche a sostanze che non siano Pfas sia chiaro».

Ci sono vie di mezzo?
«Non esistono vie dimezzo. Chi chiede limiti o altro sono le compagnie multinazionali interessate più che alla salute dei cittadini e alla salubrità dei loro prodotti al profitto che esse ricavano dalla loro produzione e vendita. Le lobby che vigilano su questi interessi colossali sono ampiamente rappresentate nei luoghi giusti del parlamento europeo e degli altri centri decisionali della Ue. Il loro compito è quello di far passare, a qualunque costo, il proprio interesse: si veda per esempio il recente rinvio dell’esclusione del glifosato dal canestro delle sostanze proibite in agricoltura».

Dire zero Pfas, per citare una categoria mediaticamente in auge, significa però che lo stesso criterio andrebbe adottato per sostanze tanto nocive o piú nocive. La politica e la scienza sono in ngrado di fate i conti con gli interessi che l'industria chiaramente asserisce di accampare legittimamente? Si tratta di una richiesta velleitaria? O ci sono spazi di manovra?
«Da questo punto di vista è ovvio che gli spazi sono i cittadini che devono strapparli con la lotta, col sudore, con le battaglie condotte con le unghie e con i denti. Non c'è alternativa se si vuole raggiungere l'obiettivo. Ricordato tutto ciò, perché lo si dimentica sempre in fretta, andrebbe precisato un aspetto cruciale».

Quale?
La scienza deve essere libera da condizionamenti economici. Per questo la scuola e l’università non devono avere sponsor di nessun genere. La difesa della scuola privata da parte delle lobby, rappresentate in parlamento e nei media dalle correnti liberiste, mira al controllo dell’informazione scientifica, su farmaci, alimenti e quant'altro.

Perché?
«Perché sono evidenti quindi i rischi derivanti dalla privatizzazione della scuola e della sanità. Sono queste le grandi questioni del nuovo millennio di cui però la politica parla poco per non disturbare i manovratori».

E la politica?
«Per quanto riguarda il ruolo della politica e di alcuni ambiti della pubblica ammistrazione i fatti depongono per un atteggiamento diciamo di riguardo nei confronti di Miteni e di ciò che essa rappresenta. Riteniamo che, al di là delle chiacchiere e di alcune misure prese solo per auto-proteggere la propria immagine, le istituzioni abbiano e stiano giocando in maniera molto sporca».

E quindi?
«E quindi il movimento ecologista non avrà mai vita facile. La lotta sarà lunga e difficile. Tuttavia queste questioni si risolvono soltanto minando il consenso di coloro che ci governano a qualunque partito appartengano. Per certi versi si tratta di una partita simile a quella dei No Tav in Val Susa o quella contro il Tap in Puglia. Il nodo è politico ed emblematico di quanto sta avvenendo in Italia e nel pianeta. La lotta per la difesa dei nostri figli e nipoti è anche un valore di vita. Un valore del quale fare tesoro anche in termini di politica e di dignità. Usare questo filtro nella vita di tutti i giorni ci aiuta a smascherare chi sta dalla parte di chi».

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