lunedì 21 maggio 2018

Infrastrutture, le indiscrezioni e la pista veneta

(m.m.) Le indiscrezioni arrivano da Roma. Nell'ambito della formazione del nuovo governo a guida leghista e pentastellata sarebbero circolati alcuni nomi veneti per il dicastero delle infrastrutture, uno dei più strategici. Si tratta di nomi non solo papabili per la poltrona di ministro, ma anche per quella di sottosegretario. Il primo è quello di Silvano Vernizzi, oggi amministratore delegato di Veneto Strade è stato a lungo il commissario governativo straordinario per la Pedemontana veneta. La sua scelta sarebbe in quota Lega ma molto ben apprezzata da ambienti di Fi. Un altro nome che sta circolando è quello di Massimo Colomban, già assessore alle partecipate nel comune di Roma nella giunta del M5S, ha un passato nel centrodestra e non sarebbe sgradito alla Lega.

L'ultimo nome che circola è quello di Massimo Malvestio, noto avvocato trevigiano, conosciuto per essere uno degli spin doctor di Zaia, nel suo caso il suo nome sarebbe stato proposto senza che il diretto interessato ne fosse immediatamente messo a conoscenza. Le voci sarebbero già circolate nella base del M5S che non avrebbe gradito i tre nomi perché considerati troppo vicini all'establishment veneto delle infrastrutture. Nella Regione che fu della Serenissima si giocano alcune partite più delicate nel novero delle grandi opere. Basti pensare alla conclusione del Mose, alla bonifica di Marghera, ai canali per le grandi navi e ancora la Pedemontana Veneta, la Valdastico Nord e la Orte Mestre per non parlare della Tav Brescia, Verona Vicenza, Padova. Si tratta di progetti osteggiati dal M5S e che invece la Lega, in una col centrodestra ha sempre caldeggiato. Come è stato più volte spiegato sulla stampa nazionale (dal Fatto e dal Corsera in primis) proprio nel Veneto, in tema di infrastrutture si giocherà una partita cruciale per il Paese, nell'ambito della quale sarà importante capire quanto le lobby che operano alle spalle del comparto infrastrutturale saranno in grado di far sentire il proprio peso sul nascituro governo. Frattanto sul versante della Pedemontana veneta c'è un fronte che rimane aperto. Nel dicembre dello scorso anno Vvox.it pubblicò un approfondimento nel quale si illuminavano alcuni aspetti del finanziamento con cui i privati (una cordata capitanata da Jp Morgan) accordano al concessionario, l'italo-spagnola Sis, un maxi bond in forza del quale lo stesso concessionario conta di completare l'opera affidatale dal concedente pubblico, ovvero la Regione. La questione delicata delineata in quel servizio assumeva una duplice veste. Da una parte c'era il concessionario, che in un report inviato alla borsa irlandese, ovvero agli investitori, spiegava che l'operazione Spv era piena di rischi. Dall'altra lo stesso concessionario precisava però che il rischio d'impresa de facto è scaricato sulla Regione Veneto.

Ora se si pensa a Jp Morgan viene in mente il suo campione italiano ovvero Vittorio Grilli. Il quale oltre a ricoprire un ruolo di primaria importanza nella banca d'affari made in Usa vanta una certa vicinanza con Ilaria Bramezza. Quest'ultima, già enfant prodige alla corte dell'ex ministro Paolo Costa, sarà un caso, è divenuta segretario generale alla programmazione di quella Regione Veneto che poi di riffa o di raffa finisce per fare da mallevadore a quella Sis che a Jp Morgan & Co ha chiesto un finanziamento da paura. Fino ad oggi però questo scenario non ha sollevato chissà quali dubbi nella politica veneta.

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