domenica 23 febbraio 2020

Coronavirus troppe incognite all'orizzonte

Oggi Vicenzatoday.it ha pubblicato un servizio che ha suscitato molto scalpore in Valle dell'Agno. La chiusura della «Chiamata di marzo» per motivi di precauzione sanitaria ossia per contrastare l'avanzata del Coronavirus ha lasciato il segno rispetto ad una kermesse folkroristica a cadenza biennale molto sentita sul territorio. Ad ogni modo in queste ore si sono avvertire le eco anche della polemica politica, soprattutto a palazzo Balbi. Il fatto che il direttore generale della sanità Domenico Mantoan abbia negato de facto alla clinica universitaria dell'Ospedale di Padova di effettuare una serie di test su pazienti asintomatici ha scatenato una serie di polemiche a non finire. Ma rischia di avere uno strascico molto lungo soprattutto perché da giorni circolano voci insistenti sulla inadeguatezza circa uomini e mezzi in seno alla sanità veneta (il che riguarderebbe buona parte del Paese a partire dalla Lombardia) proprio nel procedere con i controlli di massa che sarebbero cruciali per arginare il contagio. E che la situazione sia grave lo dimostra anche un altro fatto. Non più tardi del 31 gennaio 2020 il Consiglio dei ministri (lo riporta la Gazzetta ufficiale anno 161 numero 26 del primo febbraio 2020 in pagina 7) ha dichiarato lo stato «di emergenza in conseguenza del rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili». La questione di fondo è presto detta. Se la situazione è così grave tanto da indurre il governo a dichiarare lo stato di emergenza i provvedimenti assunti dallo stesso governo e dalle regioni che sono informate dell'iniziativa assunta a fine gennaio, sono adeguati? Basterà la chiusura di qualche evento o di qualche assembramento o sono necessari provvedimenti molto più draconiani a partire dal blocco delle attività economiche non essenziali come sta avvenendo in Cina? Perché governo e regioni hanno scelto una linea molto più blanda rispetto alle autorità cinesi? Perché le imprese italiane, come hanno fatto molte imprese cinesi non hanno proceduto con chiusure autonome cautelative? È possibile affermare che l'Italia e le autorità italiane si stanno comportando in modo troppo attendista su pressione delle lobby industriali che non ne vogliono sapere di chiudere? Quanto salato sarà il conto di questo attendismo molto interessato da parte di settori rilevanti del mondo produttivo? Perché palazzo Chigi non è intervenuto con misure più drastiche? Rimane sullo sfondo poi la questione legata alla criminalità organizzata. Le difficoltà economiche generate dalla emergenza Covd-19 daranno alle mafie, che hanno bisogno di riciclare miliardi, la possibilità di incistarsi ancor più nel tessuto economico del Paese, soprattutto (ma non solo) in quei casi, in cui le società che riciclano hanno rapporti diretti con le pubbliche amministrazioni. Da mesi si parla di un faro particolare che le autorità avrebbero acceso su alcune società informatiche (una nello specifico della Calabria centrale) le quali, anche nel Nordest gestirebbero direttamente o indirettamente, tra le tante, gli albi pretori di parecchi comuni. Con quali conseguenze per la sicurezza della pubblica amministrazione è facile intuirlo.

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