mercoledì 25 marzo 2020

I «magnaschei» svelati dal Fatto


(m.m.) Oggi Il Fatto in pagina 16 pubblica un approfondimento molto ben documentato in cui spiega come negli ultimi 15-20 anni le regioni, amministrate da ogni colore politico, abbiano massacrato la sanità pubblica riducendo i posti letto: il Veneto non fa eccezione tanto che il ritratto che alla ex Serenissima dedica Giuseppe Pietrobelli, per anni mio collega al Gazzettino, è impietoso e fa a pezzi il mito della narrazione della sanità, cara al centrodestra e sotto traccia, ma poi nemmeno tanto, ben accetta anche dal centrosinistra. Sullo stesso quotidiano se ci si sposta alla pagina prima c'è una eccellenet analisi di Giorgio Meletti il quale senza peli sulla lingua descrive come centro-destra, centro-sinistra e M5S pensino, una volta passata l'emergenza Covid-19 di riprendere a finanziare quel pozzo di San patrizio fatto di melma e tangenti che sono le grandi opere. Meletti ha il pregio di spiegare che oltre al fatto che di quattrini ce ne siano e ce ne saranno pochi, sarebbe molto meglio usare quel poco di cui disporremo per curare i comuni mortali, far funzionare i comuni, fare le tante piccole opere che servono sul territorio alla faccia dei feticisti del cemento a partire dal ministro dei trasporti Paola De Micheli (il nostro Luca Zaia peraltro non è da meno). Se poi volete completare l'opera sempre su Il Fatto di oggi ci sono due corsivi (uno del più grande giornalista italiano ovvero Massimo Fini, l'altro di un lucidissimo Salvatore Settis) che meritano una lettura attenta. Rimane un interrogativo. Ai «magnaschei» e ai «papponi» che hanno trasformato la sanità da una signora con i suoi difetti ma tutto sommato rispettata in una baldracca in disarmo che non ha nemmeno i soldi per comprarsi i preservativi riciclati che cosa dovremmo fare? In un Paese di maniere spicce come l'Afghanistan il Mullah Omar se fosse vivo lorsignori li appenderebbe al primo palo della luce all'ingresso dell'autostrada... Quando e se la tempesta passerà gli italiani che futuro riserveranno alla classe digerente che li ha amministrati? Rimane da fare un'ultima considerazione. Si sente molto poco parlare di quanto, in circostanze come queste, possa fare la Bce. Quest'ultima in ragione dei trattati europei (più nel dettaglio l'articolo articolo 123 comma secondo del testo unico sui trattati europei, ossia il Tue) dà facoltà, in buona sostanza alle banche pubbliche, di ricevere danaro creato dalla Bce. Il dettato della norma europea, sebbene scritto in modo un po' burocratico è stringente: «Le disposizioni del paragrafo 1 non si applicano agli enti creditizi di proprietà pubblica che, nel contesto dell'offerta di liquidità da parte delle banche centrali, devono ricevere dalle banche centrali nazionali e dalla Banca centrale europea lo stesso trattamento degli enti creditizi privati». Ora siccome con questo cavillo stati come la Germania ci hanno giostrato non poco. E poiché da quello che si legge sulla stampa internazionale come su quella del Belpaese pare che la Germania sia pronta a mettere in campo un bazooka monetario da paura, presumibilmente con l'ombrello della Bce, non si capisce perché altri Paesi, Italia inclusa non possano fare allo stesso modo, vista l'emergenza in corso. Di questa questione, anche se in un ambito diverso non legato alla vicenda coronavirus se ne occupò lo scrittore Marco Della Luna che sul suo blog, era il 20 febbraio 2014, approfondì proprio il tema delle possibilità che derivavano per gli stati membri della Ue di fare riferimento a quell'articolo del Tue. Una possibilità che secondo Della Luna, l'Italia, improvvidamente, non ha mai colto. 

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